Oggi Ibrahim Gökçek al 323° giorno ha messo fine al suo sciopero della fame. Così hanno fatto sapere i musicisti della band musicale Yorum Grup a Istanbul.
Poche ore fa Ibrahim ormai stremato nel fisico dopo 11 mesi di sciopero della fame, veniva accompagnato d’urgenza all’ospedale, nel mentre, i musicisti degli Yorum davanti alla “Casa della Resistenza” nel quartiere di Küçükarmutlu di Istanbul, rilasciavano una conferenza stampa facendo una importante dichiarazione:
“Abbiamo ottenuto una vittoria politica, ma le nostre rivendicazioni continuano. La nostra lotta ha raggiunto una prima importante vittoria politica. Il mondo intero ha potuto ascoltare la nostra voce, la nostra protesta. Per il 3 luglio il Comune di Izmir (Smirne) ha chiesto alla prefettura di ospitare il concerto degli Yorum.” Così nel loro comunicato riferendosi al concerto degli Yorum previsto per il 3 luglio 2020. Si spera adesso che il loro concerto venga presto confermato.
“Oggi mi fermo con lo sciopero della fame, ma la nostra lotta non si ferma, continuerà” ha detto Ibrahim Gökçek mentre veniva ricoverato.
La condizione per interrompere il suo sciopero era soltanto una, poter fare un concerto, la stessa che un mese fa avrebbe potuto salvare Helin Bolek, altra musicista degli Yorum Grup deceduta durante la lotta portata avanti con lo sciopero della fame.
Il 3 di aprile scorso si era spenta Helin, insieme ad Ibrahim chiedevano che gli Yorum Grup potessero esibirsi almeno una volta ancora. Il regime di Erdoğan finora, per quanto estremamente semplice e realizzabile fosse la richiesta degli Yorum Grup aveva sempre negato questa possibilità.
Sempre nello stesso mese di aprile, venti giorni dopo la morte di Helin, si era spento anche un altro prigioniero politico, Mustafa Koçak, condannato dal governo turco all’ergastolo l’11 luglio 2019, con la stessa accusa mossa contro i membri degli Yorum Grup, “terrorismo” e aver “infranto l’ordine costituzionale”.
Oggi invece con la notizia di questo concerto previsto tenersi prossimamente è stata ottenuta una clamorosa vittoria. Una vittoria pagata a carissimo prezzo, due persone sono morte per far sentire al mondo la voce della loro protesta, e Ibrahim che pesa ormai meno di 40 chili adesso è ricoverato in ospedale in condizioni difficili.
Dopo la morte di Helin Bolek, la mobilitazione a livello mondiale a sostegno degli Yorum era diventata molto forte, la pressione al governo di Erdoğan insostenibile, mettendo in luce l’immagine di una dittatura, quella turca, talmente rigida e dura da non permettere nemmeno un concerto.
La dichiarazione odierna degli Yorum Grup apparsa su twitter.
Nel precedente comunicato stampa rilasciato solo due giorni prima dell’interruzione dello sciopero della fame da parte di Ibrahim, i portavoce degli Yorum Grup avevano dichiarato rivolgendosi al governo turco e al mondo intero: “Non stiamo chiedendo compassione, stiamo chiedendo giustizia”
Ritornano alla mente le parole scritte da Ibrahim in una sua lettera di pochi giorni fa, il 2 di maggio:
“Dalla mia camera da letto, in una delle baraccopoli di Istanbul, guardo fuori dalla finestra il giardino. Uscendo, potevo vedere il Bosforo di Istanbul un po’ più lontano. Ma ora sono a letto e peso solo 40 chili. Le gambe non hanno più la forza di trasportare il mio corpo. Al momento, posso solo immaginare il Bosforo.
Mi immagino anche sul palco, con la cinghia della chitarra attaccata al collo, quella con le stelle che mi piace di più… Di fronte a me, centinaia di migliaia di persone, con i pugni alzati, cantano “Bella Ciao”. La mia mano batte le corde della chitarra come se fosse la migliore del mondo.”[…]
“Mi hanno tolto il basso e per esprimermi uso il mio corpo come strumento, adesso mi esprimo con lo strumento dello sciopero della fame.” […]
“Per 15 anni ho suonato il basso nel “Grup Yorum”, creato 35 anni fa da 4 studenti il gruppo Yorum ha una storia a scacchi, come quella della Turchia. Questa storia ci ha portato fino ad oggi ad uno sciopero condotto fino alla morte per potere fare di nuovo concerti.
La mia cara compagna Helin Bölek, è morta il 3 aprile, nel 288° giorno di sciopero della fame illimitato.
Sono io che adesso ho raccolto il testimone.” […]
“Forse ti chiederai: – scriveva Ibrahim rivolgendosi ai lettori – “Perché i membri di un gruppo musicale fanno uno sciopero della fame fino alla morte? Perché preferiscono un mezzo di lotta tanto spaventoso come lo sciopero della fame illimitato? ”.
Perché ci hanno formalmente accusato di essere terroristi, ed io nonostante la qualifica che mi è stata data, non mi sento assolutamente di essere un terrorista.
Il motivo per cui siamo stati inseriti in questo “elenco terroristico” è il seguente: nelle nostre canzoni parliamo di minatori costretti a lavorare sotto terra, di lavoratori assassinati da incidenti sul lavoro, di rivoluzionari uccisi sotto tortura, di abitanti dei villaggi il cui ambiente naturale viene distrutto, di intellettuali bruciati, di case distrutte nei quartieri popolari, dell’oppressione del popolo curdo e di quelli che resistono. Parlare di tutto ciò in Turchia è considerato “terrorismo”. Coloro che da 30 anni pensano che non è più tempo di socialismo internazionalista e che un’arte come la nostra non abbia pubblico, ebbene, si sbagliano.”
Ibrahim infine fa nella sua lettera di pochi giorni fa aveva concluso:
“La battaglia che si sta impegnando nel mio corpo si concluderà con la morte? Oppure con la vittoria della vita?
Quel che so con maggior forza in questa lotta, è che, fino alla soddisfazione delle nostre rivendicazioni, mi aggrapperò alla vita anche in questo cammino verso la morte”.
Oggi Ibrahim si è aggrappato ancora una volta con forza alla vita, Ibrahim e i coraggiosi musicisti degli Yorum Grup hanno ottenuto una clamorosa vittoria, la loro lotta è semplice, ma come una musica risuona potente la voglia di continuare a cantare la vita che gli scorre dentro, continuare coi loro concerti a dar voce agli oppressi, agli sfruttati, ai lavoratori, alle ingiustizie sociali, e continuare anche a denunciare la brutale repressione del governo turco. Una vittoria che rappresenta la voce di tanti oppressi in questo momento in Turchia, una vittoria pagata a carissimo prezzo per via della follia assolutista del governo di Erdoğan che, ormai non riesce più a nascondere difronte al mondo intero la sua vera natura, quella di una brutale dittatura che conta già adesso centinaia di migliaia di persone arrestate in tutto il Paese, torture, carcere duro a tutti gli oppositori, repressione a tutti gli angoli delle strade, violenza etnica, politica, culturale, che si fa ancora più dura nei confronti del popolo curdo e di tutti coloro che come gli Yorum mantengono alta e indipendente la loro voce contro la brutale oppressione.