Carlos Mizael, 31 anni, è laureato in Storia all’Università Federale Rurale di Rio de Janeiro e specializzando in Didattica della Storia all’Università Federale di Rio de Janeiro.
Mizael lavora come professore di storia volontario presso Ação direta em educação popular (ADEP/Mangueira) nella zona Nord di Rio de Janeiro, nel corso comunitario preparatorio all’università, un progetto guidato dal principio di orizzontalità e autogestione, con l’obiettivo di un’educazione libertaria.
Abbiamo parlato con lui per saperne un po’ di più su questa “svolta digitale” della quarantena e sul suo effetto nella quotidianità dei progetti di educazione popolare.
Carlos, cosa ti ha portato all’educazione popolare e all’ADEP, e quali sono i vantaggi e gli svantaggi di un progetto autonomo?
Sentivo il bisogno, in questo mondo pieno di pregiudizi, di auto-affermarmi come professore di Storia.
Inoltre, volevo aiutare le persone mentre aiutavo me stesso. E volevo anche avere la possibilità di lavorare in qualche scuola. Il vantaggio di lavorare in un progetto guidato dal principio di orizzontalità (senza gerarchie) e di autogestione sta nel fatto di non sentirsi soli. Le mansioni sono distribuite a seconda delle possibilità di ciascuno. La più grande difficoltà, invece, credo che sia l’imprevisto.
Per esempio, stiamo affrontando una pandemia e poche persone, in questo caso, riescono a contribuire con quello che possono.
È da tanto che collabori con la ADEP? Come è andato avanti il progetto durante la quarantena?
Se non mi sbaglio il progetto esiste da 7 anni, ma io ci sono entrato solo da un anno. Ho dovuto mettere da parte le aule presenziali e passare a lavorare con le video-lezioni. Le persone hanno cominciato a tenere le discussioni nel gruppo di Whatsapp, ma niente può sostituire le lezioni in presenza.
Gli alunni hanno accesso al digitale? Preferiscono l’educazione digitale a distanza?
Non credo. Penso che pochissime persone abbiano accesso a internet. Devo ancora fare un’indagine su questo, ma credo che preferiscano le lezioni in presenza. In mancanza del contatto diretto cambia completamente il senso dell’educazione, perché non puoi ascoltare le esperienze altrui. Puoi solo registrare il video sperando che le persone abbiano la possibilità di vederlo.
Sento molto la mancanza delle sane contraddizioni… faccia a faccia… e il reciproco supporto degli altri colleghi, tra gli insegnanti e tra gli studenti. Mi manca molto.
Come consideri il tuo novo canale You Tube? È uno strumento per aggirare questa fase di pandemia o una nuova iniziativa personale?
Entrambe le cose. Ma cerco di inserire un po’ di autogestione. Sto divulgando il mio canale gratis.
Non ci guadagno nulla. Cerco di realizzare una narrazione storica critica, per quanto posso.
Ti senti a tuo agio con questa nuova modalità di lezione? Non hai timore che gli studenti perdano interesse?
All’inizio ero nervoso, ma a poco a poco mi sto abituando a questo nuovo universo. Cerco di registrare un video con informazioni più concise possibile. Un video corto, ma che sia di qualità e che stimoli le persone a studiare.
Se posso inserisco sempre nella descrizione del video il link della trascrizione dei documenti dell’epoca, così che le persone possano accedere alla stessa fonte che ho utilizzato io e da lì formarsi la loro opinione personale sull’argomento.
Di fronte alla prospettiva del prolungamento della quarantena, con la possibilità del lockdown a Rio de Janeiro, quali sono le tue aspettative rispetto alla tua attività di professore e alla classe attuale nell’ADEP Mangueira?
Continuerò con le video-lezioni, e se possibile farò anche lezioni online in video-conferenza.
L’educazione pubblica ha subito innumerevoli attacchi in questi ultimi anni a Rio de Janeiro.
Pensi che i corsi comunitari preparatori all’università possano offrire un’alternativa di lotta in questo campo?
Penso di sì. Il fatto stesso di essere in un corso comunitario preparatorio è già indicativo del fatto che l’unica pressione che subiamo è da parte del governo, con il mantenimento della data dell’Enem (esame nazionale brasiliano che valuta gli studenti delle scuole superiori in Brasile, NdT). Ma oltre a questo non subiamo nessuna pressione del tipo “devi andare veloce con quella materia ecc.”
Quindi, puoi lavorare con uno schema di lezioni molto più orizzontale, rendendo possibili discussioni e molteplici apprendimenti. Penso che perché l’educazione sia davvero liberatoria ci sia bisogno di uno scambio. Noi proponiamo la discussione e gli studenti devono contribuire alla discussione con la loro propria esperienza di vita, o semplicemente studiando per approfondire le proprie conoscenze.
Lascia un messaggio per i tuoi alunni:
Ragazzi! Non mollate! Questa è un’opportunità per crescere insieme ancora una volta.
Ho sentito un bello spirito di condivisione all’inizio delle nostre lezioni. Credo che possiamo mantenere viva questa condivisione fino alla fine!!
Se potessi lanciare poche parole, stamparle in varie copie e lanciarle da un elicottero sopra una spiaggia affollata di domenica, quali sarebbero?
State a casa!
Un’utopia:
Il mondo intero con una educazione di tipo libertario dove tutti si aiutano reciprocamente.
Di Carlos Contente | @contentestudio
Tradotto dal portoghese da Raffaella Piazza