“BODY SHAMING, SCARDINARE MODELLI STUPIDI” è un comunicato dell’Usigrai pubblicato il 1 maggio 2020 in difesa di Giovanna Botteri, la giornalista vittima del body shaming che è una forma di bullismo attiva soprattutto sui social e nel web: in italiano si può tradurre con derisione, presa in giro per il proprio corpo, per il proprio modo di vestire, di pettinarsi e di truccarsi. Le persone sottoposte a questo trattamento sono sempre di più e il problema ci conduce a considerare la questione come una forma di violenza, in particolare sono le donne ad accanirsi sulle altre donne. Chi per qualsiasi motivo presenta una fragilità interiore, una incapacità di difendersi e di prenderne le distanze può soccombere. La Botteri, dimostrando notevole forza interiore e la maturità che caratterizza una grande giornalista, ha risposto al comunicato con queste parole di cui riporto le prime righe: “Mi piacerebbe che l’intera vicenda, prescindendo completamente da me, potesse essere un momento di discussione vera, permettimi, anche aggressiva, sul rapporto con l’immagine che le giornaliste, quelle televisive soprattutto, hanno. O dovrebbero avere secondo non si sa bene chi… Qui a Pechino sono sintonizzata sulla Bbc, considerata una delle migliori e più affidabili televisioni del mondo. Le sue giornaliste sono giovani e vecchie, bianche, marroni, gialle e nere. Belle e brutte, magre o ciccione. Con le rughe, culi, nasi orecchie grossi”.
È dunque un problema italiano? Difficile da credere e accettare. Forse il livello di frustrazione femminile nel Bel Paese è più elevato? O semplicemente badiamo troppo alle apparenze? La filosofia insegna dai tempi lontani a smantellare gli stereotipi, a cercare le nostre risorse interiori, a scavare nel nostro animo alla ricerca di un tesoro nascosto, ma a questi saggi propositi ci si continua a sottrarre per dare importanza al “fuori”. Riflettendo: gli uomini anche se brutti sono sempre affascinanti, seducenti, eroticamente attraenti, mentre per le donne è tutto diverso, tranne rarissime eccezioni, dove per emergere conta l’esteriorità. La nostra cultura continua a rimandarci questi messaggi, dallo specchio alla mente si riflette la cultura dell’avvenenza come viatico al successo e non si riesce a cambiare rotta. E non nascondiamoci più dietro il problema dell’emancipazione, se siamo a questi livelli è colpa anche delle donne, in questo caso soprattutto.
Molti uomini, contro cui il femminismo ha lottato, considerano le donne come oggetto, non come unione mente corpo ma come solo corpo erotico, come cosce, come culi, come tette… e le donne nel 2020 osano adeguarsi ancora a questo stereotipo? Non sono solidali, ma invidiose se un’altra fa carriera e per questa ragione la deridono se non si trucca da vamp? Ma non dovevamo dimostrare di avere un cervello come gli uomini? Mi direte che non sono tutte sono così, ne sono convinta ma a parte questa situazione estrema la realtà quotidiana ci rimanda una situazione di donne spesso in competizione, in lotta per vincere a discapito delle altre. Altro che solidarietà!
La risposta di Giovanna Botteri oltre ad intelligenza e maturità esprime nonviolenza. Una reazione che preveda il dialogo, come questa, è la vera bellezza.