Il difensore civico spagnolo aveva già richiesto la liberazione di tutti gli internati vista l’impossibilità di attuare il loro respingimento o espulsione per le circostanze straordinarie dovute alla pandemia del coronavirus.

 

Secondo quanto riferito dalla piattaforma CIEs NO e confermato dal Ministero degli Interni spagnolo a eldiario.es, i centri di identificazione ed espulsione spagnoli (CIE) sono rimasti vuoti dopo che questo mercoledì è stata liberata l’ultima persona trattenuta nel centro di Algeciras.

Il Ministero degli interni, da cui dipendono questi centri, durante lo stato di emergenza ha liberato gli stranieri trattenuti in tutti i CIE spagnoli.

Eldiario.es riferisce che a metà marzo il difensore civico ha richiesto al governo spagnolo la liberazione di tutti i migranti dei CIE. La chiusura dei confini e le restrizioni dei viaggi legate al coronavirus impediscono infatti di attuare la loro espulsione. Il difensore ha richiesto questa misura sostenendo che i migranti trattenuti si trovano “in una situazione di particolare vulnerabilità” nel contesto della crisi sanitaria attuale, che impedisce inoltre che vengano respinti o espulsi verso il loro paese di origine.

Il Ministero degli Interni assicura che non era stato emesso “nessun ordine” statale per liberare gli internati nei CIE. Questi vengono infatti liberati una volta trascorsi 60 giorni di trattenimento, ossia il periodo massimo di permanenza stabilito dalla legislazione. Ciononostante, a marzo le organizzazioni sociali solitamente presenti in questi centri sottolineavano che si stava già procedendo alla liberazione di diversi gruppi di internati prima dello scadere dei due mesi di trattenimento. Generalmente, la maggior parte delle persone trattenute nei CIE finisce per essere liberata a causa dell’impossibilità da parte delle autorità spagnole di attuare il loro respingimento o la loro espulsione.

«Siamo coscienti che questa situazione è dovuta al carattere straordinario della congiuntura provocata dal coronavirus. Per questo motivo, continueremo a lottare perché questa chiusura sia irreversibile e lo faremo finché non riusciremo a renderla definitiva», comunica la piattaforma CIEs NO.

I centri di Identificazione e Detenzione (CIE) sono edifici pubblici non penitenziari gestiti dalla polizia dove vengono trattenute persone che si trovano in Spagna irregolarmente. Qui queste persone possono essere trattenute e private della propria libertà per un massimo di 60 giorni, al fine di attuare la loro espulsione verso il paese di origine. Se però non vengono respinte entro questa scadenza, vengono liberate. Per tanto, il motivo per cui vengono private della libertà è non avere i documenti in regola, fatto che costituisce una contravvenzione amministrativa, non un reato grave.

Di Gabriela Sánchez

 

Traduzione dallo spagnolo di Laura Vimercati