Da quando è iniziata l’epidemia da coronavirus in Italia è stata usata, soprattutto dai mass media e dai politici, una terminologia esplicitamente di tipo bellico. Non è un caso.
L’immagine più diffusa degli operatori sanitari è stata quella degli “eroi”, come se fossero dei soldati impegnati in una guerra di trincea, intendendo per trincee soprattutto le terapie intensive. Lo stesso virus è diventato il “nemico da combattere” e ogni guarigione una “vittoria contro il nemico”. Per non parlare dei farmaci e di tutti gli altri presidi terapeutici usati, che sono diventate delle vere e proprie “armi”.
Perché l’uso di questi termini non è un caso? Durante una vera guerra, si sa, ci sono vittime. È inevitabile, altrimenti non sarebbe una guerra. Se l’attività sanitaria messa in campo per curare le persone colpite dal Covid 19 è equiparata ad una battaglia, come se stessimo appunto vivendo una guerra, è più facile che le persone contagiate, che purtroppo non ce l’hanno fatta, vengano considerate delle vittime inevitabili. Come se fossimo, appunto, in guerra.
No, non è così. Molti dei decessi da Covid19 non erano inevitabili. Sono invece da considerare, in gran parte, le vittime dei tagli alla sanità pubblica. Tagli che si sono tradotti in riduzioni di posti letto e di personale sanitario, in totale assenza di piani di emergenza e di prevenzione territoriale, in ritardi nella fornitura di materiali sanitari.
Inoltre chi ha governato e governa il nostro paese, non solo è responsabile dell’impoverimento della sanità pubblica, ma continua imperterrito a finanziare la guerra. La guerra vera. Aumenta le spese militari, così come è stato chiesto dalla Nato; non riduce l’acquisto degli inutili bombardieri F35; in piena epidemia costringe gli operai a lavorare nell’industria bellica; partecipa a tutte le manovre militari ancora oggi presenti in Europa che, tra l’altro, aumentano il rischio di aumentare il contagio.
Molti politici e molti mass media dovrebbero sciacquarsi la bocca prima di parlare di sanità. L’attività sanitaria tutto potrebbe essere tranne che un’azione bellica. L’azione dei medici, degli infermieri, di tutto il personale che lavora nella sanità ha come obiettivi principali la tutela della salute, la cura della persona, il sollievo della sofferenza, tutto nel rispetto della dignità umana. Non sempre ci riescono, ma gli obiettivi sono questi.
Che c’entra tutto questo con la guerra?
Qui non si parla di guerra.
Qui si parla di cura dell’altro. Qui si parla di pace.
Gli umanisti che hanno lanciato la campagna #SaluteDirittoUniversale sostengono quest’azione di cura e di pace di tutti i lavoratori della sanità impegnati nell’affrontare la pandemia Covid 19 e ribadiscono che la tutela della salute è e deve sempre essere al di sopra delle politiche che sostengono, direttamente o indirettamente, la guerra.