Nonostante l’impossibilità di affollarsi per le strade e nelle piazze, collegamenti virtuali e trasmissioni tv hanno ricordato agli italiani i valori della democrazia, della solidarietà sociale, del pluralismo delle culture e dei diritti civili che ispirarono la Costituzione della Repubblica italiana. Questo giorno ricorda la liberazione dell’Italia dall’occupazione nazifascista nel 1945, durante la seconda guerra mondiale.[1]
La nostra memoria si affida ai libri di scuola, ai testi in prosa, ai racconti, ai film e alle opere d’arte, che restituiscono un’immagine composita della vita a quei tempi. Alcuni di noi hanno potuto ascoltare racconti di prima mano da familiari o amici sopravvissuti. Oggi come allora viviamo in un’ epoca le cui conseguenze sono senza precedenti e vale la pena soffermarcisi.
Nel luglio del 1943 gli alleati sbarcarono in Sicilia e bombardarono Roma. Il re Vittorio Emanuele III, insieme all’Alto Comando dell’esercito italiano, dispose gli arresti domiciliari per Mussolini. L’8 settembre l’Italia firmò l’armistizio con le forze alleate guidate dal generale Dwight D. Eisenhower; così il governo italiano dichiarava cessate le ostilità con le Nazioni Unite.[2]
Alcuni avvenimenti di quel periodo avrebbero fatto fatica a diventare di dominio pubblico, se non fosse stato per le storie dei soldati e degli ufficiali che combatterono sotto il governo nazifascista. Furono più di 620.000 a sfidare le emozioni ambigue della guerra e le strategie della tattica militare per dire un semplice “no” alla repubblica di Salò, ciascuno con la sua personale motivazione. Alcuni furono uccisi, ma molti di più vennero catturati e spediti nei lager di lavoro forzato con l’identificativo IMI, Internati Militari Italiani, invece che in qualità di Prigionieri di Guerra. Questa sottigliezza nell’identificazione, stabilita di comune accordo da Hitler e Mussolini, rese di fatto impossibile il riconoscimento, e dunque l’assistenza, da parte della Croce Rossa Internazionale, e rappresentò un monito severo e punitivo. Mio cugino, in Italia, era uno di loro.
Il dott. Marco Terzetti, presidente dell’ANEI (Associazione Nazionale ex Internati nei lager nazisti), scrive da Perugia per ricordare l’importanza della festa nazionale italiana del 25 aprile: “Le limitazioni per il contenimento della pandemia COVID19 non ci consentono, quest’anno, le belle riunioni cui eravamo abituati. Nondimeno intendiamo con questo primo video (https://www.aneiperugia.it/) mantenere il più possibile i contatti con quanti sono interessati alle nostre attività. Da quando ci siamo ricostituiti come ANEI Perugia abbiamo imposto la nostra presenza per valorizzare la memoria quale elemento fondamentale per vivere il presente. Noto con soddisfazione che il ruolo degli Internati Militari Italiani in seno alla Resistenza è stato costantemente citato in occasione delle iniziative e delle cerimonie ufficiali cui abbiamo sempre preso parte. E proprio in questo momento di pesanti limitazioni alle nostre libertà personali si impone una più attenta riflessione sul significato del 25 aprile, data che ha segnato un passaggio fondamentale nella nostra Comunità Nazionale per un nuovo inizio fondato su principi di libertà e democrazia dopo il sacrifico di tanti giovani e un conflitto fratricida che ha compromesso i rapporti fra individui con conseguenze, purtroppo, tuttora presenti.
Ecco, proprio ora che ci viene imposto un diverso stile di vita dobbiamo cogliere l’opportunità di rinvigorire quello spirito che 75 anni fa, grazie agli ideali e al sacrificio dei nostri padri, consentì di “andare oltre” ponendo le basi per l’adozione della nostra Costituzione Repubblicana. Considerando che non sono state sufficienti due o tre generazioni per superare le divisioni di allora e per evitare il riaffiorare del seme dell’intolleranza, spero tanto, ed è un augurio a tutti noi, che questa impegnativa contingenza possa costituire una valida opportunità per una definitiva riconciliazione”.”[3]
Molti di noi sanno come si è conclusa la seconda guerra mondiale grazie ai libri di testo, ma pochi si rendono conto che più di mezzo milione di militari si rifiutarono di sostenere la visione di Mussolini di un Nuovo Romano Impero, che rendesse l’Italia grande quanto era stato in passato l’Impero Romano, assurto quasi a religione politica. L’organizzazione della resistenza partigiana e i lavoratori poveri delle aree urbane compresero la vuotezza di quelle parole, i danni di un potere che era andato troppo oltre, e combatterono in favore della democrazia.
Il cambio di paradigma che il COVID-19 ha determinato per questo 25 aprile 2020 ci ha messo davanti agli occhi un mondo fatto di separazioni, speculazioni, considerazioni e valutazioni. I prossimi capitoli della storia dipenderanno dalla capacità di ciascuno di ascoltare, di guardare con attenzione, di seguire il buon senso, di prendere decisioni sane, di adottare le adeguate norme igieniche e di utilizzare dispositivi e disinfettanti nel modo corretto.
Traduzione dall’inglese di Maria Fiorella Suozzo
[1]https://www.history.com/news/mussolinis-final-hours-70-years-ago
[2] http://news.bbc.co.uk/onthisday/hi/dates/stories/september/8/newsid_3612000/3612037.stm
[3] email – ANEI Perugia per il 25 aprile 2020. M.Terzetti, Presidente ANEI Perugia – Albo d’Oro Città di Perugia “Leopoldo Teglia”, www.aneiperugia.it, 23apr 2020.