La precarietà rende il lavoro e le condizioni di vita più difficili, nel giornalismo come in ogni settore produttivo. In queste settimane di “lockdown”, quando l’intero Paese si è fermato, i giornalisti hanno continuato a svolgere il loro compito in prima fila, garantendo quotidianamente informazioni verificate su quanto stava accedendo nel nostro Paese e nel Mondo. Molti dei professionisti che hanno assicurato la copertura delle notizie più rilevanti dai territori maggiormente colpiti dal coronavirus, talvolta rischiando in prima persona, erano privi di un contratto di lavoro stabile. Ancora una volta parliamo di collaboratori, atipici, freelance a partita Iva. Televisioni, emittenti radiofoniche locali e giornali sono riusciti a fornire quotidianamente notizie sulla grave situazione in atto grazie all’impegno dei colleghi meno tutelati, pagati spesso poco, al di sotto della soglia di povertà.
L’impegno profuso con grande responsabilità dalla parte più debole della categoria giornalistica in queste ultime settimane è stato encomiabile, e mentre qualche parte della società non si è lasciata sfuggire l’occasione per proporre nuovi bavagli alla stampa, la popolazione ha mostrato in larga parte l’apprezzamento per il lavoro svolto dai professionisti, autonomi o precari che fossero. Al contempo, è emersa una nuova attenzione nei confronti dell’informazione giornalistica, ed una maggiore richiesta di notizie attendibili. Lo stesso sottosegretario all’editoria Andrea Martella, nei giorni scorsi, ha posto come prioritarie, anche durante l’emergenza Covid-19, la definizione dell’equo compenso per i lavoratori autonomi e le misure di contrasto del lavoro precario. Un passaggio importante, che va a toccare uno dei nervi scoperti nel settore dell’editoria.
Superare il precariato significa dare dignità a migliaia di giovani e meno giovani che da anni si trovano a lavorare con diritti ridotti, incertezza retributiva, impossibilità di costruire un futuro stabile.
Oggi, 1° maggio, ricordiamo come il lavoro è un valore che la nostra Repubblica riconosce come diritto e quale strumento per garantire a sé e alla propria famiglia un’esigenza dignitosa e libera, contribuendo alla vita dell’intero Paese. La politica non può continuare quindi a sottovalutare le condizioni del lavoro caratterizzate dal precariato, dal lavoro nero, sommerso, da elevati tassi di disoccupazione e dall’insicurezza a cui sono costretti ad operare molti giovani che vogliono intraprendere questa professione.
Martella ha compiuto un passo importante – lo ha sottolineato chiaramente il segretario generale Raffaele Lorusso – che va nella direzione giusta, da anni indicata dalla FNSI. Ciò, tuttavia, non è ancora sufficiente. Con forza ribadiamo che il rispetto della dignità professionale e umana del lavoro giornalistico è per noi un obiettivo irrinunciabile, perché un’informazione libera, autorevole ed attendibile è possibile solamente riconoscendo il lavoro e la dignità di questi lavoratori.