La pandemia potrebbe vanificare le conquiste storiche delle donne.
Presentazione cine-teatrale di “Evviva, Marie Anne è viva!”, di Stefania Catallo
Alessandra Cità è stata uccisa tra il 18 e il 19 aprile, colpita mentre dormiva da un colpo di fucile sparato dall’ex compagno, Antonio Vena. Alessandra era stata costretta ad ospitare il suo assassino a causa della pandemia, e la convivenza forzata aveva riacutizzato gli attriti con Antonio. Ai carabinieri, il femminicida ha dichiarato di aver agito per gelosia.
Un’altra storia di violenza e le stesse motivazioni spiegate alle forze dell’ordine: ho ucciso perché ero geloso di lei; l’ho ammazzata perché voleva separarsi, e io non potevo sopportare di vederla libera, ringiovanita, sorridente; l’ho sparata perché meglio morta che puttana. Un’altra storia che viene alla luce perché con un finale tragico, mentre tante altre, migliaia forse, rimangono nascoste, vissute nelle case dove il virus ha deciso di confinare l’Italia.
Che non si consideri positivo questo silenzio sulla violenza di genere: si tratta di un bavaglio messo sulla bocca di quante adesso, in piena pandemia, impedite e controllate negli spostamenti, nelle telefonate, nei messaggi, finanche nelle incombenze quotidiane, non possono rivolgersi ai centri e agli sportelli anti-violenza.
Sarebbe troppo pericoloso. L’impressione generale è che stia franando il terreno sicuro sul quale camminavamo, certe delle nostre conquiste storiche. La paura, invece, è che alla fine di questa pandemia, queste conquiste possano essere perse, dimenticate, soprassedute, minimizzate
La presentazione cine-teatrale di “Evviva, Marie Anne è viva!” (2018, Universitalia), libro scritto da Stefania Catallo, Presidente del Centro Marie Anne Erize di Roma, rappresenta invece un modo per riportare l’attenzione sul fenomeno della violenza di genere. La classica presentazione, originariamente fissata per lo scorso 5 marzo al Teatro Manhattan di Roma e rimandata a causa della pandemia, è stata trasformata in un video, nel quale i personaggi più interessanti del libro, come il Femminicida o la Regina della malavita, sfruttatrice di altre donne, prendono vita grazie alla toccante interpretazione di Emilio Spataro, attore teatrale. Ma c’è di più: una seconda parte, alla quale contribuiscono l’artista Tina Loiodice, la giornalista de La Repubblica Arianna di Cori, lo stilista Franco Ciambella e infine Gloria Boemia, sopravvissuta a un tentativo di femminicidio, anche lei sparata mentre dormiva, come Alessandra Cità. E Gloria, nonostante il volto deturpato e le gravi disabilità causate dal fatto, si lascia guardare, lanciando un chiaro messaggio di resilienza a tutte le donne: “Prendere in mano le redini della loro vita, iniziare a costruire la propria autostima, ribellarsi”. Parole semplici che forse avranno il potere di sciogliere il bavaglio del silenzio.