Pubblichiamo l’aggiornamento inviato dagli amici di OpetBosna sulla situazione dei migranti in Bosnia e sulle iniziative di solidarietà e aiuto concreto messe in atto dai volontari di diverse associazioni.

Amiche e Amici,

riprendiamo il filo cercando di mantenere una linea di comunicazione con quella parte di umanità dimenticata per l’ennesima volta dal mondo.

Innanzitutto, un grande grazie per la vicinanza che ci avete fatto sentire e per le donazioni che ci avete fatto arrivare.

La maggioranza dei volontari che operavano su tutta la rotta balcanica, dalla Grecia alla Bosnia, non sono potuti rientrare in Bosnia per le misure sanitarie messe in atto dai vari Stati.

La situazione economica che si sta creando in Bosnia – mai ripresasi dalla guerra degli anni ‘90 del secolo scorso e con un gran numero di emigrati a sua volta nel nord Europa – è disastrosa. Questo peggiora l’atteggiamento nei confronti delle migliaia di migranti presenti sul territorio, sempre più pesante e ora aggravato dalla paura del contagio. Le misure di lockdown sono state applicate in tutto il paese.

I centri esistenti gestiti dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni- come il Miral a Velika Kladuša – non lasciano più uscire per il rischio contagio. Aumenta così lo stato di stress e depressione e spesso scoppiano risse tra diversi gruppi etnici presenti all’interno.

Confermiamo l’allestimento della tendopoli a Lipa (vicino a Bihać),dove stanno cercando di concentrare tutti coloro che vivono fuori dai centri, nelle fabbriche abbandonate o nelle case disabitate.

I volontari locali a Velika Kladuša fanno quello che possono, con poche attività mirate, ostacolate dal coprifuoco, totale per minori e over 65 e notturno per gli altri.

Zehida – una delle volontarie da sempre più attive – è impegnata insieme a pochi altri a fornire cibo a un’ottantina di persone che vivono in un vecchio edificio.

Harian, detto il Professore perché è un insegnante di Kladuša, insieme a Zehida prepara il cibo a casa sua e ne gestisce la distribuzione.

Sanella, volontaria della Croce Rossa, a Ključ ospita i ragazzi che partono con l’autobus da Sarajevo diretti a Bihać, perché nel cantone Una-Sana chi non è provvisto di documenti non può viaggiare su mezzi né pubblici né privati.

Pensiamo che, in queste condizioni, i volontari rimasti operativi abbiano ancor più bisogno del nostro appoggio e della nostra solidarietà e anche grazie ai vostri contributi questa settimana è già partito il primo finanziamento del progetto totalmente locale per l’acquisto di cibo e medicine.

Adesso la necessità che sentiamo è fare! Non dobbiamo lasciarci bloccare dall’immensità dei fatti che stanno stravolgendo la nostra vita.

In questa fase, vogliamo moltiplicare le occasioni di comunicazione, divulgare le testimonianze delle associazioni con cui siamo in contatto e che sono i nostri referenti in loco e i nostri compagni di strada in questa esperienza.

#NoNameKitchen

https://www.facebook.com/NoNameKitchenBelgrade/

Attraverso GoFundMe ha lanciato la campagna CORONA IS NOT MY QUEEN, una raccolta di fondi utilizzati per il sostentamento sanitario dei migranti.

https://www.gofundme.com/f/corona-is-not-my-queen?viewupdates=1&rcid=r01-158629794132-30bfc7660a5b4335&utm_medium=email&utm_source=customer&utm_campaign=p_email%2B1137-update-supporters-v5b

#Lineadombraodv

https://www.facebook.com/lineadombraODV/

I volontari di questa associazione di Trieste dopo lo stop ai viaggi verso la Bosnia, si sono impegnati nell’assistenza ai profughi che continuano ad arrivare in città, ma sono stati bloccati per il rischio Covid, nonostante avessero protezioni individuali e operassero con le dovute precauzioni.

Tra l’altro i volontari sono stati fatti oggetto di un attacco politico da parte di un esponente della destra locale: esprimiamo la massima solidarietà di OpetBosna! a Lorena Fornasir, Gian Andrea Franchi, Gianfranco Schiavone e agli altri volontari di Linea d’Ombra e di ICS.

I migranti ora vengono portati in una struttura gestita con la Caritas.

#IpsiaBihać

https://www.facebook.com/IPSIA.BIH/

I volontari di IPSIA – associazione delle ACLI, da anni presente in Bosnia – sono un riferimento fondamentale per i migranti presenti a Bihac e dintorni.

Sentiamo l’esigenza di guardare fuori dai nostri balconi, di vedere tutto il mondo, di vedere anche questi eroi: tutte le persone che si sono messe in viaggio per continuare a vivere, i pochi volontari rimasti ad aiutare in condizioni estreme, chiunque faccia anche un solo gesto per non soccombere all’egoismo che troppo spesso ci circonda.

Per contatti e informazioni:  https://opetbosna.altervista.org