Cosa resta dell’informazione in questa emergenza? I cronisti con la mascherina e i microfoni a distanza, le conferenze stampa in streaming. E i reportage da quei “campi di battaglia” che sono diventati gli ospedali e i tentativi, purtroppo numerosi, di utilizzare l’emergenza da coronavirus per imbavagliare la stampa.
Di questo si parlerà in un’utile iniziativa organizzata dall’Osservatorio Balcani Caucaso (Obct) per il 4 maggio prossimo, in occasione della Giornata mondiale per la libertà di Stampa cui anche Articolo 21 sta dedicando una maratona social che si concluderà il 3 maggio con il tweet storm #nobavaglioungherese. L’evento è organizzato in collaborazione con altri partner del Media Freedom Rapid Response, un’alleanza che attiva un meccanismo di risposta rapida per le violazioni alla libertà dei media. Il tema centrale del dibattito è la ricerca di modalità per “contrastare le strategie di alcuni governi per limitare la libertà di stampa durante la pandemia del Coronavirus”.
Durante i lavori (dalle 18.30 alle 20 sulla piattaforma GoToWebinar) verranno presentati “esempi di paesi dove i governi hanno adottato misure di emergenza o emanato decreti che abusano delle leggi sulla disinformazione, limitano l’accesso alle informazioni, consentono o aumentano la sorveglianza, e che portano direttamente o indirettamente alla censura”. La discussione si baserà su analisi, osservazioni e dati raccolti in tutta Europa e verranno portati esempi di provvedimenti che hanno in alcuni casi limitato in altri favorito il lavoro dei media in questo periodo difficile di crisi. Si affronterà inoltre il tema delle responsabilità dell’Unione Europea nel dover rispondere a queste violazioni.
Al fianco dei moderatori Nora Wehofsits (ECPMF) e Scott Griffen (IPI), interverranno diversi relatori tra esperti di libertà dei media, analisti e giornalisti: Meera Selva, dell’Oxford’s Reuters Institute for the Study of Journalism; Ramona Strugariu, Europarlamentare di Renew Europe; Márton Gergely, del settimanale HVG (Ungheria); Virginia Pérez Alonso, Plataforma en Defensa de la Libertad de Información – PDLI (Spagna); Attila Biró, Romania research journalism project – RISE (Romania); Branko Čečen, Serbian Investigative Center – CINS.