I governi europei devono smettere di usare la pandemia di Covid-19 per portare avanti pericolose politiche di contenimento della migrazione e devono rimuovere subito gli ostacoli che impediscono alle organizzazioni umanitarie di salvare vite in mare. È l’appello rivolto a livello internazionale da Medici Senza Frontiere (MSF) dopo i drammatici eventi del weekend di Pasqua nel Mediterraneo centrale.
Citando il Covid-19 come giustificazione per non fornire assistenza, Malta e Italia hanno deciso di non soccorrere diverse imbarcazioni sovraffollate che si trovavano in pericolo nelle proprie zone di ricerca e soccorso e hanno negato un porto sicuro a circa 200 persone soccorse da due navi umanitarie. Nel frattempo, assetti aerei europei sorvolavano l’area, guardando la situazione peggiorare di giorno in giorno senza intervenire. È ora confermato che almeno cinque persone sono morte e sette sono disperse come diretta conseguenza di quegli eventi, mentre il 12 aprile si sono persi i contatti con un’imbarcazione che aveva circa 85 persone a bordo; sebbene l’agenzia europea Frontex affermi che sia arrivata in Sicilia, si teme possa essersi capovolta.
“Come organizzazione medica d’emergenza impegnata nella risposta alla pandemia in Europa e nel mondo, MSF conosce perfettamente le durissime sfide imposte dal Covid-19” dichiara Annemarie Loof, responsabile delle operazioni di MSF. “Ma salvaguardare la salute delle persone a terra e rispondere al dovere di salvare vite in mare non sono azioni che si escludono a vicenda”.
“La richiesta della Germania alle organizzazioni tedesche di fermare le operazioni SAR e la decisione di Italia e Malta di chiudere i propri porti alle persone soccorse sono discriminatorie e sproporzionate” continua Loof di MSF. “Nel migliore dei casi sono reazioni istintive e male informate, nel peggiore è un tentativo cinico e deliberato di fare leva sulle preoccupazioni di salute pubblica per vietare le azioni salvavita, chiudendo la porta a persone in disperato bisogno di protezione. MSF teme che gli Stati stiano strumentalizzando le misure di controllo dell’epidemia per giustificare la violazione del diritto internazionale e i principi umanitari, lasciando persone vulnerabili a morire a confini dell’Europa.”
Con i meccanismi di reinsediamento, ricollocamento e rimpatrio sospesi, attualmente non ci sono alternative per rifugiati e migranti che cercano di fuggire dalla Libia, un paese in guerra da circa un anno. Secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), almeno 650.000 rifugiati e migranti sono bloccati oggi nel paese e circa 150.000 libici sono sfollati. Solo nell’ultima settimana, oltre 700 persone si sono imbarcate su precarie imbarcazioni di legno o di gomma perché era l’unico modo di fuggire dal disastro umanitario in corso. In aggiunta, gli sbarchi di rifugiati e migranti intercettati in mare e riportati forzatamente indietro dalla guardia costiera libica sono stati ritardati due volte la scorsa settimana a causa dei combattimenti vicino ai porti di Tripoli.
Finisce la partnership tra MSF e SOS MEDITERRANEE
Nonostante l’innegabile bisogno di un’azione di ricerca e soccorso dedicata, gli Stati europei continuano ad abdicare alle proprie responsabilità, ostacolando costantemente l’impegno delle navi umanitarie. La conseguenza è un contesto di ostilità e incertezza, che paralizza gli sforzi di chi cerca di colmare la mancanza di capacità salvavita lasciata dai governi. Pur avendo una nave e team medici, umanitari e di soccorso pronti a tornare in mare, gli ostacoli imposti all’azione umanitaria nel Mediterraneo sono stati ulteriormente aggravati dalla pandemia, impedendo a MSF e SOS MEDITERRANEE di trovare un accordo sul possibile ritorno in mare e compromettendo la fattibilità della partnership.
“MSF e SOS MEDITERRANEE concordano sulla vitale necessità dell’azione salvavita in mare. Ma per SOS MEDITERRANEE per riprendere le attività di soccorso servono ulteriori rassicurazioni da parte degli Stati sull’assegnazione del porto di sbarco, mentre per MSF prevale l’imperativo umanitario di salvare quelle vite, che rischiano di annegare mentre continuano a fuggire dalla Libia. Per questo, pur riconoscendo la complessità della situazione, MSF ha preso la difficile decisione di porre fine alla partnership” spiega Annemarie Loof di MSF.
Gli Stati europei, che hanno ridotto la capacità di ricerca e soccorso delle navi umanitarie e posto grossi ostacoli alle poche rimaste, devono urgentemente prendersi la responsabilità della crisi umanitaria che hanno provocato nel Mediterraneo. Questo significa fermare ulteriori perdite e sofferenze, ricostituendo una capacità di ricerca e soccorso europea e ponendo fine al supporto anche economico fornito alla guardia costiera libica per riportare le persone nel paese.
MSF lavora in collaborazione con SOS MEDITERRANEE dal 2016. Insieme le due organizzazioni hanno soccorso e assistito più di 30.000 persone con due navi di ricerca e soccorso, la Aquarius e la Ocean Viking. MSF continua a lavorare in Libia, fornendo assistenza medico-umanitaria a migranti e rifugiati bloccati nel paese, sia nei centri di detenzione ufficiali sia tra le comunità. MSF è anche impegnata nella risposta all’epidemia di Covid-19 in Europa, Medio Oriente, Africa, Asia, Americhe, compresi molti paesi caratterizzati da sistemi di salute precari e popolazioni vulnerabili, tra cui migranti e rifugiati che vivono in condizioni di sovraffollamento in campi o centri di detenzione, senza adeguato accesso all’acqua, servizi igienici e cure mediche.