L’Associazione per i popoli minacciati (APM) è preoccupata per lo sproporzionato aumento dei casi di Covid-19 tra le popolazioni indigene dell’Artico. Il boom dello sfruttamento di materie prime nella regione polare da parte della Russia comporta grandi cantieri con molto personale che cambia spesso e velocemente. Nella regione polare infatti risulta il numero più alto di infezioni da coronavirus del paese, subito dopo le grandi città come Mosca e San Pietroburgo. Le popolazioni native, quali i Sami, i Nenet, i Komi e gli altri popoli indigeni stanno pagando a caro prezzo la crescita economica della Russia. “Dopo la distruzione della loro natura e dell’ambiente, ora la loro salute è a rischio anche per la diffusione del Covid-19 dovuta soprattutto al fatto di non interrompere il massiccio sfruttamento delle materie prime da parte della Russia”, ha spiegato il direttore dell’Associazione per i popoli Minacciati (APM) a Göttingen Ulrich Delius. Mentre le aziende colpite continuano a voler far funzionare i cantieri nonostante il crescente numero di malati da Covid-19, l’APM chiede l’immediata sospensione di tutti i nuovi grandi progetti avviati nell’Artico russo.
Solo ieri, la società russa per l’estrazione di gas naturale Novatek ha dichiarato che continuerà la costruzione di un nuovo stabilimento vicino alla città di Murmansk per la produzione di piattaforme di perforazione per la produzione di gas naturale nell’Oceano Artico. “Secondo i dati ufficiali, 206 persone impiegate nel principale cantiere di Belokamenka sulla baia di Kola si sono già ammalate di Coronavirus”, riferisce Delius. Tra gli 11.000 dipendenti del cantiere i casi di coronavirus sono quasi raddoppiati in un solo giorno. Il numero crescente delle infezioni ha allarmato persino il governo russo che nel fine settimana di Pasqua ha inviato forniture mediche per allestire un ospedale mobile nella regione.
Covid-19 si sta diffondendo sempre più anche nella penisola di Yamal dove si trovano i giacimenti di gas naturale. Gli impianti che operano nella regione sono gestiti principalmente dal Gruppo Gazprom. Il personale di questa società è considerato responsabile della diffusione e dell’aumento delle infezioni da coronavirus. Dopo la morte per coronavirus di un dipendente Gazprom, molti indigeni Nenet si chiedono se le cure mediche di cui dispongono sono sufficienti e se saranno sottoposti a test per individuare possibili infezioni. “L’assistenza sanitaria nell’Artico russo è catastrofica e non è adeguata per affrontare un numero elevato di persone infette da coronavirus. Per gli indigeni della regione, la pandemia potrebbe diventare un disastro.
Il fatto che il sistema sanitario della regione polare non sia né preparato né adeguato per la lotta contro l’epidemia è risultato evidente già alla fine di marzo 2020 nella Repubblica di Komi, a nord degli Urali. Non appena il numero degli infettati è aumentato di un centinaio di persone in un giorno, le autorità hanno dato l’allarme. A Mosca hanno reagito immediatamente e in solo pochi giorni il governatore della regione, in carica da 15 anni, è stato sostituito dal vice ministro della Sanità russo Vladimir Uiba. Il sessantaduenne sta ora riorganizzando il sistema sanitario di Komi, dopo che molti casi di Covid 19 sono comparsi soprattutto negli ospedali.