Dopo le testimonianze di Anita Sonego, Pietro Forconi e Davide Scotti, è la volta di Mattia Rigodanza, del collettivo studentesco Fuori Luogo e delle Brigate Volontarie per l’Emergenza.
L’emergenza coronavirus ha creato una situazione nuova x tutti, sconvolgendo abitudini e certezze, ma per gli attivisti ha significato anche la cancellazione di iniziative organizzate da tempo, o ancora da realizzare. Come hai vissuto e vivi questo momento?
Sicuramente questa emergenza ha creato non pochi disagi a chi stava organizzando eventi, iniziative, conferenze, seminari e percorsi politici anche strutturati e di lungo respiro. Nonostante questo credo che questa crisi sanitaria abbia messo in luce delle problematiche insite nella nostra società che noi attivisti dobbiamo affrontare e sviscerare nella prospettiva di un cambiamento reale e radicale. Parlo di tematiche come la sanità pubblica, la detenzione nelle carceri, l’abbandono delle fasce deboli della società e molte altre. Concludo dicendo che sì, abbiamo vissuto male l’interruzione delle nostre attività, ma stiamo già lavorando per un futuro migliore.
Quali risposte nuove e creative ha trovato il tuo gruppo per continuare la sua attività nonostante le limitazioni imposte da questa emergenza?
Il collettivo studentesco Fuori Luogo, di cui faccio parte, sta partecipando alle Brigate Volontarie per l’Emergenza insieme a molte altre realtà sociali di Milano. Nel concreto abbiamo formato la Brigata Lena-Modotti con il CSOA Lambretta, il Coordinamento C3 e TempoZero. Svolgiamo servizi di spesa a domicilio per persone anziane e non auto-sufficenti, distribuiamo cassette alimentari gratuite ai poveri e ci appoggiamo alla Croce Rossa Italiana per distribuire pasti ai senzatetto. È un progetto in costante evoluzione che ha delle potenzialità enormi e che ci permette di sconfiggere la paura tramite la solidarietà, il mutualismo e la collettivizzazione delle responsabilità, pratiche che hanno sempre caratterizzato il nostro agire politico.