Dopo le testimonianze di Anita Sonego, Pietro Forconi, Davide Scotti, Mattia Rigodanza, Serena Vitucci, Veronica Alfonsi, Rolando D’Alessandro, Antonella Freggiaro, Valerio Colombaroli, Amnesty International di Legnano, “Storiesalvatutti” e “Ceste sospese” , Marco Inglessis e Roberto Fanti, è la volta di Paola Masiero del progetto Spazio Mondi Migranti.
La nostra associazione, Nabad Milano Onlus, è nata a Milano nel 2007 per sostenere rifugiati. Ci siamo poi trasferiti a Parabiago, dando vita al progetto Spazio Mondi Migranti, un progetto di solidarietà e accoglienza in difesa delle minoranze, contro ogni forma di razzismo e di discriminazione.
Attualmente siamo circa 60 attivisti distribuiti in 4 Comuni: Parabiago, Castano Primo, Rho in provincia di Milano e Gerenzano in provincia di Varese. Le nostre attività sono tutte gratuite e noi siamo volontari al 100%. Non usufruiamo di contributi pubblici, ci sosteniamo con il 5 per mille, con le nostre quote societarie e grazie a donazioni da parte di altre associazioni e di privati.
Teniamo corsi di italiano seconda lingua per adulti, abbiamo uno Spazio Compiti dedicato a ragazzi/e in età scolare, laboratori di italiano per i neo-arrivati, un nido per i bambini più piccoli che le studentesse di italiano portano con sé. Gestiamo inoltre lo sportello solidale per aiutare con le pratiche burocratiche di rinnovo del permesso di soggiorno, test di italiano, ricongiungimento, eccetera. In passato abbiamo tenuto corsi di sartoria, di computer, di formazione per italiano L2 e abbiamo collaborato con centri di accoglienza per minori non accompagnati.
Siamo in rete con altre associazioni del territorio, organizziamo in autonomia e con altri enti eventi a tema e per informare, come ad esempio l’Università delle Migrazioni di Saronno.
L’emergenza coronavirus ha creato una situazione nuova per tutti, sconvolgendo abitudini e certezze, ma per gli attivisti ha significato anche la cancellazione di iniziative organizzate da tempo, o ancora da realizzare. Come hai vissuto e vivi questo momento?
Per la verità, non ho vissuto l’interruzione delle attività come definitiva. Intendo dire che ci ho messo un po’ di tempo a capire che davvero non avremmo potuto riaprire e ricominciare con lo spazio compiti e i nostri corsi di italiano seconda lingua nella nostra sede di Rho, di cui sono coordinatrice e dove insegno italiano agli adulti.
La mia sensazione è stata come se qualcuno avesse costruito improvvisamente un muro insormontabile fra me e le persone che vedevo abitualmente.
Ho cercato sin da subito di mantenere un contatto, ma in realtà è difficile, per me e per loro, adulti e bambini. Perché questo tempo sospeso ha disorientato un po’ tutti, e ho notato che tendenzialmente le energie di ciascuno di noi si sono focalizzate nella gestione della situazione in casa. E poi la nostra attività di volontariato – come molte del resto – è basata sul contatto ravvicinato, sull’empatia. Per sua definizione, il volontariato è un’attività che si sceglie, sia come attivista che come fruitore. Per i nostri bambini e studenti adulti significava un appuntamento fisso ogni settimana: uscire di casa, recarsi al Centro dove teniamo i nostri corsi, incontrarsi, scambiare vite. Una sorta di rito, insomma. Tolto quel rito, stravolta la quotidianità, ciascuno si è concentrato sul proprio nucleo familiare, per gestire necessità, anche economiche e non di poco conto.
Da volontaria questo periodo l’ho vissuto e lo vivo con disagio. Mi mancano i miei studenti e mi manca incontrarmi con le altre volontarie. So bene che i bambini e ragazzi hanno bisogno di supporto per la scuola ed è complicato mantenere costante il contatto, proprio perché faticano a percepire il nostro apporto come parte integrante della didattica – venendo a mancare tutta la ritualità di cui sopra.
Quali risposte nuove e creative ha trovato il tuo gruppo per continuare la sua attività nonostante le limitazioni imposte da questa emergenza?
Come ho detto poc’anzi, come coordinatrice mantengo i contatti con i vari gruppi per monitorare costantemente la situazione, cerco di dare una mano ai bambini con la scuola. Faccio in modo di ricordare a tutti che ci siamo, insomma.
Come insegnante, fare didattica a distanza per me è difficile, non ho esperienza in tal senso, e poi c’è da dire che i miei studenti sono adulti senior che hanno appena imparato a leggere e a scrivere e il cellulare non è sicuramente il mezzo migliore per “far passare” l’italiano scritto. Ho tenuto qualche “lezione” basandomi su un testo sul quale avevamo iniziato a lavorare prima della chiusura, attraverso video e messaggi whatsapp e ci teniamo in contatto con regolarità.
Come Spazio Mondi Migranti siamo rimasti attivi sul territorio, facciamo rete con altre associazioni ed enti, per contribuire a far girare le informazioni, organizzare eventi di sensibilizzazione online.
Manteniamo alta l’attenzione sulla situazione nelle nostre zone, per poter intervenire e sostenere anche economicamente persone e famiglie in difficoltà e aiutiamo a trovare i computer per la didattica a distanza.
Insomma, per ovviare all’impossibilità di spostarci fisicamente, ci stiamo reinventando per muoverci in rete.