Il Covid-19, tra i mille effetti collaterali ha accentuato il divario tra chi ha la possibilità di accedere ai beni di prima necessità e chi invece no. Durante questo periodo di emergenza i diritti fondamentali diventano ancora più necessari per far fronte a questa pandemia ma nonostante questo vediamo sempre più violazioni che colpiscono le categorie vulnerabili e fragili.
Le discriminazioni e le violazioni dei diritti umani avvenivano anche prima di questa quarantena ma adesso agire diventa indispensabile per salvare vite.
Il diritto umano che in questo periodo è diventato fondamentale per contrastare il virus è proprio quello all’alloggio, luogo fondamentale per trascorrere in sicurezza questa quarantena, eppure questo privilegio non è garantito per tutti e tutte.
A Pescara i senzatetto sono più di un centinaio e le tende montate un mese fa dalla Caritas, dalla Protezione Civile e dall’associazione On The Road insieme al comune non sono abbastanza per tamponare l’emergenza.
Infatti all’interno della tenda ci sono solo 18 posti letto. Sono 25 le persone che sono in lockdown dall’inizio della quarantena in una struttura della Caritas Pescara e 5 sono in un appartamento offerto dal comune. I restanti senza fissa dimora sono divisi tra la strada e dimore abusive.
Oggi vi voglio raccontare la storia di un senzatetto di Pescara che vuole rimanere nell’anonimato (useremo Giovanni come nome di fantasia) poiché è costretto a vivere abusivamente in una casa abbandonata, nel continuo terrore di essere sgomberato.
Giovanni è un uomo sulla sessantina, da qualche anno vive qui in città. Non dirò la nazionalità come molte testate fanno, perché sapere l’origine di un essere umano non implica nulla.
Vive in quello stabile da diversi anni ormai, sgomberato diverse volte. Ma la necessità di avere un tetto sopra la testa e il non avere soldi per poter affittare una stanza ti porta a rientrarci qualche giorno dopo, abusivamente.
Vive costantemente nell’ansia dell’illegalità. E come lui tantissime altre persone che giorno dopo giorno cercano di mettersi al riparo da questo virus che a molti di loro costerebbe la vita. Una continua lotta alla sopravvivenza.
Giovanni ha voluto condividere con noi i suoi pensieri, scritti su un diario riciclato. Credo che valga la pena leggerli. Affinché non siano considerati solo numeri ma persone che hanno bisogno del nostro aiuto, soprattutto durante questa pandemia. Non esistono persone di serie A e di serie B.
“Nonostante il periodo difficile che tutto il pianeta sta attraversando la vita scorre implacabile! Tra alti e bassi l’emergenza VIRUS COVID-19 continua. E senza pietà né rispetto per i cittadini più deboli siamo stati cacciati dal nostro alloggio di fortuna che consiste in una piccola baracca con tetto di lamiere. Per noi senza tetto è una reggia! Chi scrive è vittima del terremoto 2009, dove ho perso tutto. Non ho mai chiesto nulla. Visto che la struttura è inutilizzata da diversi anni non vedo che fastidio possiamo arrecare noi due!
Siamo stati accusati di aver minacciato una signora e, sinceramente, non ci sogneremmo mai di compiere azioni come questa. Purtroppo, la nostra parola non ha alcun valore di fronte ad un giudice ma DIO sa. Siamo stati accusati di essere due ubriaconi, e questo potrebbe essere smentito da opportune analisi. E qui sinceramente siamo in buona fede e la verità è dalla nostra parte in quanto non beviamo nient’altro che latte (quando ce lo regalano) o acqua; l’alcool non fa parte del nostro stile di vita!
Non riusciamo a capire chi vuole il nostro male che interesse può trarre dal nostro allontanamento. Perché tanto accanimento contro due persone sfortunate? È forse un delitto essere poveri? Stando allo svolgimento dei fatti pare proprio di sì ma vogliamo sperare che non sia così!
Certi della vostra comprensione vi porgiamo distinti saluti!”