Con 137 voti a favore 53 contrari e zero astenuti, il Parlamento ungherese ha approvato una nuova legge che autorizza l’esecutivo a governare, ai sensi dello stato d’emergenza, attraverso decreti, senza alcuna supervisione efficace, senza una chiara data di chiusura e senza revisioni periodiche.
“Questa legge istituisce uno stato d’emergenza privo di controlli e a tempo indeterminato e dà al governo di Viktor Orbán via libera per limitare i diritti umani. Non è questo il modo di affrontare la crisi posta dalla pandemia di Covid-19”, ha dichiarato David Vig, direttore di Amnesty International Ungheria.
“Abbiamo bisogno di forti garanzie in grado di assicurare che ogni misura limitativa dei diritti adottata sulla base dello stato d’emergenza sarà strettamente necessaria e proporzionale per proteggere la salute pubblica. Questa nuova legge conferisce al governo il potere illimitato di andare avanti a forza di decreti in nome della pandemia”, ha aggiunto Vig.
“Durante i suoi anni come primo ministro, Orbán ha presieduto a un arretramento dei diritti umani, ha aizzato l’ostilità nei confronti di gruppi marginalizzati e ha cercato di ridurre al silenzio le voci critiche. Autorizzarlo a governare per decreti significherà con ogni probabilità proseguire lungo quella strada”, ha concluso Vig.
Ulteriori informazioni
Il progetto di legge era stato già criticato dal Consiglio d’Europa, dal Parlamento Europeo, dall’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa e dall’International Press Institute.
La nuova legge prevede da un lato l’autorizzazione all’esecutivo a governare attraverso decreti, senza una data di scadenza e senza alcuna clausola tale da consentire al parlamento di esercitare un controllo effettivo.
Dall’altro, introduce due nuovi reati incompatibili con le norme e gli standard del diritto internazionale dei diritti umani: chiunque diffonda informazioni false o distorte che interferiscano con “l’efficace protezione” della popolazione o crei in essa “allarme e agitazione” potrà subire una condanna fino a cinque anni di carcere. Inoltre, chiunque interferisca nell’esecuzione di ordini di quarantena o di isolamento potrà essere a sua volta punito con cinque anni di carcere, che diventeranno otto se quell’interferenza sia causa di morte.