“Questo fa sì che ora Patrick sia entrato in un circolo vizioso, fatto dal continuo rinnovo della detenzione preventiva, che andrà avanti molto a lungo”.
A tre giorni dall’udienza a porte chiuse con gli avvocati, la procura della Sicurezza dello stato del Cairo ha stabilito il rinnovo della detenzione cautelare di altri quindici giorni per Patrick Zaki. Lo ha confermato all’agenzia Dire uno dei legali del giovane egiziano, Hoda Nasrallah.
Stando a quanto riferisce l’avvocato, Patrick si trova in “buone condizioni di salute”, come ha potuto constatare lei stessa sabato scorso incontrandolo in aula. L’udienza successiva, ha aggiunto Nasrallah, è stata fissata al 21 marzo prossimo.
In una nota, la campagna ‘Patrick Libero’, che pubblica sui social network aggiornamenti sul caso del ricercatore in lingua araba, inglese e italiana, osserva: “Nonostante siano passate circa 48 ore dalla fine dell’udienza di rinnovo, la decisione è stata presa solo oggi alle 14 ora locale, lasciando la famiglia di Patrick, i suoi amici e sostenitori senza informazioni“.
Denuncia ancora il gruppo: “Non si spiega perché la decisione sia stata resa pubblica 48 ore dopo essere stata assunta, sebbene l’udienza (di sabato 7 marzo, ndr) si sia svolta in tempo e senza ritardi”. L’Udienza di sabato è iniziata alle 13 e si è conclusa alle 14.
Giovedì scorso l’attivista e ricercatore per i diritti umani e di genere è stato trasferito nel carcere di Tora, al Cairo. In questo modo il suo caso è stato deferito alla Procura della Sicurezza dello Stato, “uno sviluppo preoccupante”, come ha commentato sempre alla Dire Riccardo Noury, portavoce di Amnesty international.
Noury ha aggiunto: “Questo fa sì che ora Patrick sia entrato in un circolo vizioso, fatto dal continuo rinnovo della detenzione preventiva, che andrà avanti molto a lungo, temo. Preoccupa anche la detenzione a Tora. Dobbiamo continuare la campagna di lungo periodo“, l’appello del portavoce di Amnesty. “E’ gravissimo poi- aggiunge Noury- che la Procura egiziana abbia negato l’accesso in aula ai rappresentanti delle ambasciate e in particolare a quella dell’Italia, che ha un ruolo nella vicenda di Zaki, essendo uno studente dell’Università di Bologna. E’ un avvenimento che va denunciato e il governo italiano deve farlo. E’ inoltre un segnale di protervia da parte delle autorità giudiziarie egiziane, che non fa ben sperare sull’esito di questo caso”.
“A chi si è battuto per la liberazione di Patrick, chiedo di non smettere. Non dobbiamo pensare che i nostri sforzi siano inutili”, ha concluso. Patrick Zaki è stato arrestato al Cairo l’8 febbraio scorso mentre rientrava da Bologna, dove stava frequentando il master ‘Gemma’ presso l’Università ‘Alma Mater Studiorum’.