C’è qualche donna nella tua famiglia che ha rinunciato ai suoi progetti personali per tutta la vita (o una parte di vita) per dedicarsi ai figli, nipoti, familiari malati o a qualcuno che necessitava di assistenza? Conosci qualche donna che oltre a lavorare fuori, faccia anche attività assistenziale quando torna a casa?
È un fatto che prendersi cura di bambini, anziani e persone affette da malattie e deficienze fisiche e mentali, svolgere faccende domestiche quali cucinare, pulire, lavare, andare a prendere l’acqua e la legna sono attività fondamentali per il mantenimento della salute e sono realizzate tutti i giorni, in tutto il mondo, di solito dalle donne.
Secondo il rapporto di Oxfam “Tempo de cuidar” uscito nel 2019, donne e ragazze dedicano 12,5 milioni di ore al giorno al lavoro di assistenza, per la maggior parte non pagate o con un salario bassissimo.
Considerando questa quantità di tempo dedicato, se tali attività fossero pagate, la cifra arriverebbe a 10,8 miliardi di dollari all’anno che dovrebbero essere versati alle donne e alle ragazze per lo svolgimento di queste mansioni. Questo valore è tre volte tanto quello generato dal settore della tecnologia nel mondo e dovrebbe essere pagato tramite politiche pubbliche, visto che è di interesse pubblico che vengano garantiti igiene e assistenza per tutte le persone al mondo.
Non è una posizione radicale dire che queste donne e ragazze sono derubate, sfruttate ed estenuate, se pensiamo che collaborano affinché altre persone, per la maggior parte uomini, guadagnino dei soldi e questi, a loro volta, essendo produttivi, possono pagare o far parte di sistemi sociali che garantiscano loro assistenza sanitaria, mentre quelle donne continuano a restare nell’ombra della loro realtà invisibile.
Il documento riporta anche alcuni dati allarmanti:
– Solo il 10% delle lavoratrici domestiche sono protette da leggi sul lavoro se comparate ad altri lavoratori nel mondo;
– Si stima che ogni anno vengano sottratti 8 miliardi di dollari dalle 3,4 milioni di lavoratrici domestiche che si trovano in situazioni di lavoro forzato nel mondo;
– Dei 67 milioni di lavoratori domestici nel mondo, l’80% sono donne;
– Si stima che circa 2,4 miliardi di persone vivranno in aree senza acqua a sufficienza entro il 2025, il che significa che donne e ragazze saranno costrette a percorrere a piedi distanze sempre più lunghe per trovarla.
Il rapporto conclude affermando: “I governi di tutto il mondo possono e devono costruire un’economia umana che sia femminista e che porti beneficio al restante 99% e non solo all’1% della popolazione. Dovrebbe essere un mondo in cui tutti abbiano un impiego assicurato con un salario decente, nessuno debba vivere con la paura di doversi sobbarcare l’alto costo dei trattamenti per una malattia e tutti i bambini abbiano l’opportunità di realizzare tutto il proprio potenziale. La nostra economia avanzerebbe dentro i limiti del nostro pianeta, lasciando un mondo migliore ad ogni nuova generazione”.
L’8 marzo, in cui si celebra il giorno internazionale della donna, le conquiste e le difficoltà delle donne nel settore economico, politico e sanitario sono poste in prospettiva affinché possiamo conoscere questi dati e di conseguenza mistificare idee sbagliate su cos’è essere donna e quanto è importante ancora la lotta per la parità di diritti tra donne e uomini. È tempo di riflettere e vedere come giorno dopo giorno possiamo collaborare per trasformare in meglio la vita non solo di altre donne, ma di tutti, perché siamo tutti collegati.
Questo articolo fa parte di una serie di ReHuNo sulla salute delle donne.
Vedi anche gli articoli:
https://www.pressenza.com/pt-pt/2020/02/mulheres-02-eram-as-bruxas-curandeiras/
Autrice: Flavia Estevan
Revisione: Cloty Rubio
Traduzione dal portoghese di Raffaella Piazza