Per la tutela della salute e delle attività agricole, proposte e richieste dell’Associazione Rurale Italiana (ARI) sul decreto “Cura Italia” e sulle norme relative alle attività agricole
Gli agricoltori/trici dell’Associazione rurale italiana (ARI) sono impegnati a garantire l’accesso degli italiani al cibo di qualità e locale anche in questa situazione di emergenza. Quando questa avrà fine, non saranno le «immissioni di liquidità» a determinare la ripresa, ma la capacità, la volontà, la resistenza e l’autonomia produttiva di contadini, artigiani, piccole e medie aziende che operano a livello locale, la vera struttura portante dell’economia nazionale. Solo se nel frattempo non saranno annientate definitivamente.
La salute dei consumatori e il senso di responsabilità verso i produttori impongono alle istituzioni il massimo impegno. ARI, sostenendo tale impegno, rivolge le sue proposte al governo, dopo il varo del decreto “Cura Italia”, e agli Enti locali, molti dei quali hanno preso disposizioni relative alla commercializzazione dei prodotti agricoli.
Il decreto Cura Italia. Considerazioni e richieste di ARI
Il Decreto trascura una componente essenziale dell’agricoltura italiana: più di un milione di aziende diretto-coltivatrici in cui lavorano più di un milione e seicentomila persone (cfr. ISTAT). L’insistenza sul sostegno all’esportazioni agroalimentari (Art. 53 – Misure per il credito all’esportazione) avrà una scarsissima influenza sull’approvvigionamento alimentare del nostro mercato interno.
Abbiamo apprezzato in particolare quanto previsto per i lavoratori agricoli (Art. 22; Art. 30; Art. 32) ma riteniamo che quanto previsto nell’ Art. 78 (Misure in favore del settore agricolo e della pesca) riguardi un numero banalmente esiguo di imprese agricole di grande o grandissima dimensione che NON rappresentano né la struttura produttiva agricola né l’effettiva capacità di fornire alimenti in modo capillare e decentrato quanto più necessario in questa drammatica emergenza.
In particolare chiediamo un impegno su questi punti:
– Obbligo all’acquisto territoriale. Per ospedali, caserme e altre collettività, nonché per i loro fornitori di materie prime e alimenti trasformati, favorire e rendere prioritario l’acquisto di alimenti e prodotti agricoli per il consumo fresco da aziende agricole dei territori, in base, in via eccezionale, a bandi semplificati;
– Commercio al dettaglio. Chiediamo di notificare ai Sindaci, attraverso le Prefetture, l’opportunità di mantenere aperti e riorganizzare i mercati alimentari di piazza, con le dovute misure in fatto di ingressi controllati e contingentati. Occorre inoltre favorire le consegne porta a porta consentendo la distribuzione collettiva di alimenti conferiti da diversi produttori, in deroga temporanea alle attuali disposizioni.
– Approvvigionamento alla grande distribuzione. Permettere la vendita semplificata, su base territoriale e in via eccezionale, ai canali della grande distribuzione, in deroga alle certificazioni volontarie (es. ISO EN 9001) generalmente richieste da supermercati e industrie. A tal proposito ricordiamo che il regolamento CE 852/2004 su igiene e sicurezza alimentare non si applica “alla fornitura diretta di piccoli quantitativi di prodotti primari dal produttore al consumatore finale o a dettaglianti locali che forniscono direttamente il consumatore finale. (Art.1, par. 2, lettera C)”. L’approvvigionamento su base territoriale alla grande distribuzione è pertanto attuabile in ossequio all’osservanza delle semplici buone prassi di sicurezza alimentare.
– Prezzi ai produttori. È prevedibile nei prossimi mesi una crescente pressione della produzione invenduta. Per evitare abusi da speculazione o posizione dominante, è necessario un controllo efficace sui prezzi pagati ai produttori e su quelli praticati al consumo, per i prodotti alimentari e agricoli.
– Lavoro stagionale. Apprezziamo l’ammissione alla cassa integrazione per i lavoratori agricoli, anche stagionali. È, però, errata e controproducente ogni iniziativa che ritardi la concessione di permessi di soggiorno. Ricordiamo la drammatica condizione degli avventizi che vivono nelle tendopoli, che senza precauzioni appropriate continuano ad essere reclutati per le raccolte o per avviare le nuove colture stagionali (cfr. Comunicazione “Coordinamento Lavoratori Agricoli USB”)
– PAC (Politica agricola comune). Considerando che i Centri di assistenza agricola restano chiusi, riteniamo necessario concedere l’accesso diretto degli agricoltori alle procedure per l’inoltro delle domande PAC 2020 (I e II pilastro) e consentire a chi abbia assoluta necessità di richiedere un anticipo, (salvo conguaglio).
Chiediamo inoltre il pagamento immediato del saldo completo della PAC 2019, inizialmente previsto per giugno 2020 (salvo buon fine).
– Indebitamento aziendale: molte aziende agricole di piccola e media dimensione hanno importanti esposizioni debitorie. Si chiede un intervento specifico per le esposizioni inferiori a 50.000€
– Agriturismi e agriristori. Riteniamo che questi rientrino pienamente in quanto previsto per le attività turistico- alberghiere. Si dia priorità al sostegno di piccole aziende agrituristiche (massimo 15 posti letto e 30 coperti).
In particolare chiediamo al Governo il sostegno alla nostra richiesta rivolta all’ANCI.
Il DPCM dell’11/03/2020 per il contenimento della diffusione del COVID-19 all’art. 1 comma 1 recita testualmente: «Sono chiusi, indipendentemente dalla tipologia di attività svolta, i mercati, salvo le attività dirette alla vendita di soli generi alimentari». Il produttore agricolo vende esclusivamente generi alimentari.
Chiediamo dunque all’ANCI di informare i sindaci dei comuni italiani che la misura di chiusura indistinta dei mercati agricoli comunali non ottempera a nessuna norma contenuta nel DPCM e ha effetti dannosi.
Nei territori rurali dove tuttora resistono negozi di prossimità e piccole superette (cfr. ISMEA), il loro approvvigionamento presso i produttori locali garantisce efficacemente l’accesso all’alimentazione per la popolazione, in particolare per gli anziani che più difficoltà hanno a recarsi nei centri commerciali.
La stagione dei lavori in campagna avanza velocemente e noi intendiamo continuare a garantire la produzione con il nostro lavoro, senza però mettere a repentaglio la nostra e l’altrui salute.
Per informazioni:
Fabrizio Garbarino – Presidente ARI
+39 347 156 46 05