Sabato 1° febbraio a Sîd, un paesino serbo al confine con la Croazia, i volontari di NNK sono stati aggrediti da alcuni lavoratori presso un accampamento informale che costituiva un rifugio temporaneo per migranti. I volontari erano giunti sul luogo alle 7.30 circa per avvertirli che quel posto non era più sicuro. Mentre la maggior parte degli operai svolgeva il suo lavoro tagliando i cespugli, uno di loro ha intimato ai volontari di lasciare l’area e gettato benzina sulla tenda all’interno della quale c’era una volontaria. L’operaio ha poi dato fuoco a un foglio di plastica e solo per puro caso la tenda non si è incendiata.
Lo stesso lavoratore ha in seguito distrutto il telefono di una volontaria, mentre un secondo ha lanciato un piccolo esplosivo contro un’altra che tentava di documentare la scena. Entrambi gli operai indossavano cappelli con i simboli di Chetnik, un gruppo estremista serbo, secondo quanto suggerito da alcuni presenti e in base al loro abbigliamento. In precedenza una bandiera serba era stata appesa nell’accampamento.
Il vice sindaco di Šid è arrivato sul luogo e ha gridato ai volontari che dovevano lasciare la proprietà, secondo lui sotto l’amministrazione del Comune. La polizia è giunta poco dopo e ha portato via tutti i volontari di NNK, trattenendoli per sei ore senza poter rilasciare una dichiarazione ufficiale e senza ricevere informazioni concrete sulla procedura.
Alla fine i tre volontari – un uomo e due donne – sono stati processati con l’accusa di aver attaccato i lavoratori. Due di loro sono stati condannati per violazione dell’ordine pubblico, con la possibilità di scegliere tra 20 giorni di carcere o una multa di 20.000 dinari serbi (circa 170 euro). A tutti e tre è stato poi consegnato un ordine di espulsione: devono lasciare la Serbia entro 5 giorni, con il divieto di tornarci nei prossimi sei mesi.
No Name Kitchen chiede di far luce su questo grave episodio.