Quando Alessandro Fiesoli e la moglie Claudia Mascherini, membri della Comunità Papa Giovanni XXIII, hanno iniziato ad accogliere nella propria casa famiglia le donne nigeriane trafficate ai fini della prostituzione, si sono trovati di fronte ad un dilemma: l’unica alternativa possibile alla strada per le loro ragazze sarebbe potuta essere solamente quella di un inserimento reale nel mondo del lavoro. Eppure tutto sembrava remare contro. Si era rivelato quasi impossibile trovare aziende disposte ad assumerle, brevi esperienze contrattuali si scontravano con le difficoltà di regolarizzazione e con la paura.
Ma ad Alessandro e Claudia la situazione è cominciata a diventare stretta, mano a mano che l’accoglienza in casa proseguiva: “J.A. è arrivata da noi circa tre anni fa, all’età di vent’anni; per noi in breve tempo è diventata come una figlia. Io e mia moglie ci siamo resi conto che avrebbe potuto trovare qualche lavoro solamente come badante. Ma come genitore, non è questo quello che sogni per la tua bimba. Dunque ci siamo tirati su le maniche e abbiamo rispolverato le vecchie competenze di famiglia, e la Comunità Papa Giovanni XXIII ha iniziato ad appoggiare in tutto il desiderio di riscatto sociale che portavamo nel cuore“.
La famiglia di Alessandro aveva le conoscenze che servivano: fino a 13 anni prima i genitori gestivano la pelletteria Il Portuccio nel paese, forte di 40 anni di esperienza. Ora la mamma di Alessandro, Marta, di 70 anni, insegna il mestiere alle ragazze.
E poi sono arrivati i macchinari: una trancia, una scarnitrice, tre macchine da cucire, una timbratrice a caldo, una masticiatrice a rullo e una a spruzzo. Alcune sono state donate da aziende del territorio, altre sono state acquistate con i contributi arrivati per il progetto.
Ed è nata così Another Skin, il laboratorio di pelletteria che si prefigge di formare altre collaboratrici rendendo tutor le prime tre ragazze che sono state liberate, tramite il lavoro, dalla tratta.
“Disegniamo e produciamo pezzi artigianali unici oppure in piccole quantità, per rivendite del territorio e anche per grossi marchi nazionali. A breve sarà possibile acquistare le nostre borse dall’ecommerce del nostro sito. Grazie alle donazioni di pellame riusciamo a proporre una borsa in struzzo ad anche un quinto del valore reale”, spiega Alessandro Fiesoli.
Alla base della sua scelta c’è un sogno:
“Volevamo dare alle nostre figlie una professionalità, un vero passaporto che permetta loro di viaggiare, un curriculum reale fatto di corsi di formazione professionale e di un’esperienza che permetta di riconoscere una borsa vedendo il modello in carta. Sono competenze molto apprezzate in azienda, a tal punto che la nostra maggiore preoccupazione sta diventando quella di non perdere le lavoratrici migliori, che potrebbero ricevere in breve tempo proposte di lavoro molto allettanti. Ma se questo sarà vero, vorrà dire che avremo raggiunto il nostro scopo e che avremo ridato vita nuova alle donne liberate”.
Visitando il sito del laboratorio Another Skin più di tutte c’è una scritta che colpisce: “Il nostro laboratorio non è solo il luogo dove vengono pensati, progettati e realizzati i nostri prodotti ma è anche un luogo di formazione, integrazione e condivisione. Si lavora con il sorriso sulle labbra, si vive il lavoro come un dono che ti libera in un ambiente familiare.
Il nostro laboratorio è un porto sicuro per la libertà!”
La Cooperativa sociale il Pungiglione della Comunità Papa Giovanni XXIII si è fatta carico del progetto, in collaborazione con l’Accademia delle belle arti di Firenze e sostenuto anche attraverso i contributi dell’Unione Europea del progetto Right Way, Building integration pathways with victims of human trafficking, di Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, di Fondazione Il Cuore si Scioglie e di Banca d’Italia.
Il partenariato, coordinato dalla Comunità Papa Giovanni XXII, comprende diverse organizzazioni impegnate nell’accoglienza: Caritas di Vicenza, Trieste, Senigallia, Pescara, Associazione Farsi Prossimo di Faenza, Comunità Progetto Sud e ICMC Onlus.
L’inaugurazione si inserisce fra le iniziative della Comunità Papa Giovanni XXIII nella giornata di preghiera voluta da Papa Francesco per le vittime di tratta dedicata a Santa Bakhita, che si celebra ogni anno l’8 febbraio.
Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII succeduto a Don Benzi, spiega: “Nella Giornata mondiale di preghiera e riflessione sulla tratta, insieme alla Chiesa vogliamo pregare in particolare per le donne, le adolescenti e le bambine trafficate e abusate ogni giorno in strada, nei night, negli appartamenti e nei centri massaggio. E non vogliamo dimenticare chi nella vita da schiava sessuale ha perso la vita: sono centinaia le giovanissime donne (184 fra il 2000 e il 2016) uccise per mano dei loro stessi clienti. Finchè non sarà adottato anche in Italia il “modello nordico” di contrasto alla prostituzione, sul corpo della donna continuerà ad essere esercitato un diritto di proprietà che annienta sia la dignità della donna che del cliente».
La Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da Don Oreste Benzi, in 25 anni di attività di contrasto alla tratta ha liberato circa 5000 persone, operando attraverso Unità di strada in 12 Regioni. Considerando le persone aiutate anche attraverso la preziosa collaborazione con altri enti ed associazioni il numero di donne assistite in questi anni è salito almeno a 7000.
Il premio Don Benzi. Per celebrare il ricordo e l’impegno del sacerdote riminese la Fondazione Don Oreste Benzi ha indetto un premio internazionale che per l’edizione 2020 è dedicato alla tratta degli esseri umani. Chiunque può inviare attraverso il sito www.fondazionedonorestebenzi.org segnalazioni e candidature di personalità, Associazioni od Enti che si siano particolarmente distinti per attività e opere di contrasto alla tratta, in particolare delle donne, coerenti con l’appello di Don Benzi: “Nessuna donna nasce prostituta!” Il termine ultimo per presentare le candidature è il 15 Marzo 2020.
La Campagna Contro La Tratta. La Comunità di don Benzi promuove la Campagna di sensibilizzazione Questo è il mio Corpo per chiedere al Parlamento che anche in Italia sia approvata una legge basata sul cosiddetto modello nordico, in cui i clienti sono considerati corresponsabili dello sfruttamento della condizione di vulnerabilità della donna e pertanto vengono sanzionati.
Per informazioni: www.questoeilmiocorpo.org.