di Don Salvatore Lazzara
La Legge deve aiutarci a non essere “schiavi delle passioni e del peccato”. Papa Francesco lo ha chiesto all’Angelus di ieri. “Pensiamo alle guerre, alle conseguenze delle guerre, pensiamo a quella bambina morta di freddo in Siria, alle tante calamità: sono il frutto delle passioni. E la gente che fa la guerra non sa dominare le proprie passioni”.
Ha fatto tanto scalpore la tristissima vicenda della piccola Iman, morta di freddo tra le braccia del padre. Una storia tra le tante storie di dolore e sofferenza che in Siria si ripetono giornalmente. La pubblicazione della vicenda, arriva in un momento delicato della guerra per procura in Siria.
Ieri sera l’esercito arabo siriano, ha riconquistato le periferie di Aleppo e contestualmente sono iniziati i lavori per la riapertura al traffico dell’autostrada interna M5 che collega Aleppo a Damasco e le altre principali città siriane. l gruppi terroristici di AlQaeda l’avevano completamente chiusa da 2012 provocando enormi danni umani ed economici alla popolazione.
Dunque, perché raccontare proprio in questo momento storico, la vicenda della piccola Iman? E tutti gli altri bambini che hanno sofferto, prima di questo spazio temporale come mai non hanno avuto la stessa attenzione?
Gli osservatori più attenti suggeriscono la risposta. L’informazione segue sempre una logica di supporto alle politiche internazionali. Se ricordate bene, nel 2016 durante la prima ondata di interventi su Aleppo da parte governativa, venne fuori la storia della bambina estratta viva dalle macerie di un edificio crollato dopo i raid aerei, che causò (giustamente), un ondata di commozione e di rimproveri nei confronti delle autorità per aver usato le bombe durante la campagna di liberazione, sotto le quali morirono civili indifesi e in modo particolare bambini. Quanto dolore! I media, sono stati attenti a non specificare che in quei momenti Aleppo veniva liberata dai gruppi terroristici che avevano tenuto in ostaggio la città e i civili, causando danni enormi al tessuto sociale della città. Certamente condanniamo con fermezza l’uso delle bombe da qualsiasi parte, e ribadiamo il concetto che la pace non si può mai raggiungere con la guerra. Perché le prime vittime dell’odio insensato sono proprio i bambini.
Un altra semplice considerazione: la Siria è un paese ricco di giacimenti petroliferi. E’ noto che in questi paesi il petrolio è a basso costo e tutti possono usufruire di tale bene per i bisogni primari. Ad oggi, i pozzi petroliferi sono controllati dagli USA, che presenti nell’aerea impediscono la distribuzione della materia prima. Così il popolo è costretto a vivere in modo “razionato”. L’elettricità viene erogata a tempi determinati, le bombole del gas sono distribuite ogni mese, e così via… Per non parlare delle sanzioni internazionali che vengono presentate contro Assad, ma che alla fine coinvolgono la popolazione… E’ da ipocriti parlare di pace, e poi gli stessi sono quelli che firmano leggi e decreti contro la Siria.
La storia della piccola Iman, è emblematica: è stata ripresa dagli organi di stampa internazionali, isolando il fatto ad una mera preoccupazione umanitaria, che se pur legittima, non è completa. Precisamente il 20 gennaio, un vescovo postò su Facebook una storia simile, a cui però nessuno diede ascolto.
“Sappiamo bene – scrisse il presule – che le guerre dell’epoca moderna non si combattono solo con le armi o con le truppe schierate. I modi per mettere in ginocchio i popoli sono molteplici e passano il più delle volte inosservati. Quando al popolo si toglie l’essenziale per vivere a causa degli embarghi e la svalutazione della moneta, la corruzione aumenta esponenzialmente, causando nei vari strati sociali divari enormi, che accendono disordini e lotte per ottenere almeno il necessario. Da tutto ciò non è immune l’apparato politico. In tal modo si crea l’effetto terrificante del non poter far nulla perché le condizioni che causano le tensioni diventano parte integrante della quotidianità.
E’ come entrare in un circolo vizioso da cui è impossibile uscire. La corruzione è un virus letale, che si annida pericolosamente nel tessuto istituzionale, aggravando in questo modo il vivere dei cittadini. Nella metafora collettiva si crea così l’immagine che tutti gli attori coinvolti nella cosa pubblica sono corrotti e non fanno il bene, ma solo i loro interessi. In una certa misura è vero. Questa situazione però non è solo circoscritta ad un solo paese, ma è un cancro che colpisce il mondo intero. Significativo è l’episodio riportato da una autorità religiosa siriana, che registra il dolore di un padre disperato per la morte del figlio. Il bimbo, ha perso la vita a causa della mancanza del “generatore elettrico”, che avrebbe permesso all’”incubatrice” in cui era ricoverato di curarlo. Dopo la scomparsa, il padre, nonostante il freddo pungente, si è rivolto alla diocesi, portando tra le braccia il ‘figlio cadavere’, chiedendo disperatamente aiuto e sostegno per la sepoltura. Non aveva i soldi per portarlo nel villaggio d’origine, perché non poteva sostenere il costo del trasporto. La corruzione raggiunge il suo apice quando non rispetta più la vita umana. I soldi diventano più importanti dell’uomo”.
La corruzione genera la povertà, che in Siria ha “raggiunto il punto di non ritorno”, a causa delle sanzioni imposte dai paesi più potenti, i quali sono coinvolti nel conflitto in Siria e nel Medio Oriente. Chissà quanti altri episodi tragici avvengono per questo motivo! Come ho specificato, gli unici a perdere sono gli ultimi, gli indifesi, che pagano più di tutti il prezzo della corruzione, generata dall’egoismo delle istituzioni internazionali.
La Verità cambia la storia quando la proclamiamo nella sua interezza, altrimenti diventa propaganda di parte! Dunque perché pubblicare ora la storia della piccola Iman?
Don Salvatore Lazzara per conto de Il Faro di Roma