Comune di Procida, Università “Federico II” di Napoli e “Luigi Vanvitelli” di Caserta, Istituti Universitari “L’Orientale” e “Suor Orsola Benincasa”, Stazione Zoologica “Anton Dhorn”, Camera di Commercio di Napoli, ANCIM (Associazione Nazionale Comuni Isole Minori), Area Marina Protetta “Regno di Nettuno”, Istituto Nautico “Caracciolo” e ancora la Banca Popolare di Torre del Greco e le SpA Alilauro, Caremar, Grimaldi, Marina di Procida, Medmar e SNAV, sin da subito accompagnate dalla Città Metropolitana di Napoli, che proprio in questa sede ha pre-annunciato la propria adesione, sono il «nucleo promotore» della candidatura di Procida a Capitale Italiana della Cultura 2021.
L’evento di presentazione, che si è tenuto nella sala “Mariella Cirillo”, presso Palazzo Matteotti, sede monumentale della Città Metropolitana di Napoli, lo scorso 4 febbraio, con la partecipazione delle principali figure istituzionali e scientifiche, alla presenza di una platea gremita di cittadini, operatori culturali, giornalisti, non è stata solo una occasione cerimoniale di presentazione delle prossime tappe dell’iter di candidatura, fino alla auspicata formazione della short list e della selezione conclusiva, ma soprattutto ha rappresentato l’occasione per illustrare il ritmo del percorso e le ragioni della candidatura di una realtà che, già di per sé, è una «capitale culturale», uno dei contesti, sia dal punto di vista culturale, sia sotto il profilo paesaggistico, più singolari del Mediterraneo. Non a caso il dossier di candidatura porta il titolo: «Procida Immagina».
Come è stato detto in apertura dei lavori, nella relazione introduttiva della consigliera metropolitana (delegata alla rete dei siti UNESCO e al patrimonio culturale) Elena Coccia, figura di primo piano della sinistra napoletana, la candidatura di Procida a «Capitale Italiana della Cultura» 2021 è anche una risposta alla sfida che lancia, alle comunità locali e agli operatori culturali, la Convenzione di Faro, ratificata al Senato nell’ottobre scorso, ma non ancora alla Camera, vale a dire la Convenzione che sancisce il valore del patrimonio culturale, complessivamente inteso, come «eredità culturale», vale a dire come «insieme di risorse ereditate dal passato che le popolazioni identificano, indipendentemente da chi ne detenga la proprietà, come riflesso ed espressione dei loro valori e credenze, conoscenze e tradizioni, in continua evoluzione» e che per la prima volta riconosce, nei soggetti della partecipazione, della protezione e della promozione del patrimonio, una vera e propria «comunità di patrimonio», in quanto chiunque ha diritto a «trarre beneficio dall’eredità culturale e contribuire al suo arricchimento» e, in particolare, «l’esercizio del diritto all’eredità culturale può essere soggetto soltanto a quelle limitazioni che sono necessarie in una società democratica, per la protezione dell’interesse pubblico e degli altrui diritti e delle altrui libertà». Concetto, sviluppato nella relazione introduttiva, ma ribadito poi in numerosi interventi, a partire da quello del direttore della candidatura, già project manager di Matera Capitale Europea della Cultura 2019, Agostino Riitano, sottolineando la collaborazione inter-istituzionale e la partecipazione pubblica, già così sentita e vivace, intorno al progetto di candidatura.
Tutti gli interventi, tra cui quello del Sindaco del Comune di Procida, Raimondo Ambrosino, non hanno mancato di evidenziare la straordinaria eccezionalità del luogo e la propensione di Procida a farsi «capitale della cultura» all’insegna dell’inclusione e dell’apertura, dei ponti e dei porti, che sono così tipici non solo delle architetture mediterranee, di cui l’isola è un vero e proprio scrigno, ma anche della vocazione procidana, terra di marittimi e di attraversamenti. Giustamente è stato sottolineato che Procida è il «luogo di nascita» dell’Occidente: qui, secondo il mito, si consumò la lotta tra gli dei ed i giganti; qui, secondo le fonti storiografiche antiche (Dionigi di Alicarnasso) fu sepolta la mitica nutrice di Enea (e l’isola è una delle tappe cruciali dell’itinerario culturale trans-nazionale de “la Rotta di Enea”); ancora qui, «prossima a Cuma», giunsero i coloni greci nella loro migrazione, appunto, da Ischia a Cuma. Ma Procida fu abitata, da coloni micenei che si spinsero, per la prima volta, in profondità ad Occidente, sin dal XV secolo a. C. E qui fu issato, nel 1799, l’ “albero della libertà”, partecipando l’isola alla sollevazione anti-borbonica che portò alla proclamazione della Repubblica Partenopea.
Culmine della conferenza è stato lo “svelamento” ufficiale del logo della candidatura di Procida Capitale della Cultura 2021, opera di Paolo Altieri, direttore creativo dell’Agenzia Altieri associati/Communication design: il logo, caratteristico per le sue “circolarità”, è sulla pagina www.facebook.com/procida2021