Seminario al Campus dell’Università di Torino organizzato dall’A.N.P.I. e dal Comitato Mamme in Piazza.
Relatori: Moni Ovadia e Stojan Spetič
Momento di riflessione sui tragici avvenimenti del confine italo-jugoslavo e sulle contraddizioni emerse a seguito dell’introduzione della Giornata del Ricordo
La necessità di fare chiarezza sulla verità storica delle Foibe sta diventando un’urgenza, si può facilmente capire dal numero e dalla frequenza degli incontri su questo tema a Torino.
Purtroppo questi incontri sono sempre bersaglio di atti di vario genere di contestazione da parte di frange di destra. La verità storica non è qualcosa che appartenga a qualcuno, è cosa di tutti.
E’ importante che siano gli storici a dibatterne, nessuno dovrebbe strumentalizzare la storia, di fatto, appropriandosene.
Ecco che molti storici stanno sempre di più adoperandosi per approfondire e ristabilire gli accadimenti che hanno caratterizzato una brutta pagina della nostra storia recente, cercando di collocarli in un contesto corretto.
Per molti storici è ormai acclarato che i fatti sono per lo più risalenti al ’43, e non “ai comunisti di Tito”, a quel periodo di vuoto di potere nell’allora territorio italiano dopo l’8 settembre, e che furono, per quanto esecrabili, vendette contro coloro che, veri o presunti, erano stati uomini del potere fascista.
Purtroppo come sempre capita in queste situazioni, sicuramente ci andarono di mezzo degli innocenti, inoltre i “tribunali” erano certamente sommari, ma, secondo gli storici, non si può non evidenziare quali fossero state le cause di questa ribellione: gli effetti del giogo fascista sulla popolazione dell’Istria, senza questa contestualizzazione, non ci sarebbe una corretta verità storica.
Altra verità da ristabilire, è quella dei bambini, non ci sono bambini nelle foibe, come peraltro già affermato da Eric Gobetti altro storico pesantemente contestato dalle destre a a cui si è tentato di impedire di parlare pubblicamente.
I relatori hanno anche sottolineato che Olocausto e Foibe non sono paragonabili, mentre l’olocausto era un preciso disegno il cui obiettivo fondante era la “soluzione finale”, le Foibe sono state un momento di ribellione ad un regime certamente odiato, in un vuoto di potere successivo allo scellerato ventennio, che ha portato alla guerra civile in tutta Italia.
Affermare che le Foibe sono state un tentativo di pulizia etnica nei confronti degli italiani è affermare una falsità: era la tesi del regime che postulava che ogni italiano era fascista, francamente stupisce e fa riflettere il fatto che questo univocità tra fascista e italiano sia, di fatto, ancora oggi considerata valida.
Occorre anche presidiare la festa del 25 aprile, festa di tutti gli italiani e non dei comunisti, visto che gli effetti del 25 aprile sono stati la Repubblica e la Costituzione Italiana, mentre le Foibe sono state l’effetto di una dittatura che ha portato guerra, distruzione e morte per gli italiani e non solo.
Quindi è davvero improprio associare il CLN, L’ANPI il 25 Aprile, ecc… al comunismo. Sono stati e sono un patrimonio, un presidio di libertà e democrazia per tutti gli italiani.
Riportiamo alcuni passi dei relatori:
Fulvio Grandinetti: A.N.P.I. Grugliasco:
“Nessuno (collettivo, associazione, sezioni ANPI, n.d.r.) può più far da solo, se non è chiaro che lo sia.
I nostri territori sono presidiati e lo faremo anche tramite la magistratura.
La Regione Piemonte avrebbe intenzione di dare in regalo, quindi con soldi pubblici, a tutte le scuole un fumetto neofascista edito da case editrici legate a Casapound, Forza Nuova (quindi con neofascisti conclamati al proprio interno).
La cosa che ci preoccupa è che le istituzioni hanno fatto propria la versione storica neofascista/neonazista e stanno imponendo questa “verità di stato” a tutti. Non dovremmo essere noi a dire alla Regione Piemonte che i fumetti neofascisti non devono entrare nelle scuole della Repubblica, dovrebbero essere le istituzioni (tutte n.d.r.) ad arrivarci autonomamente.”
Moni Ovadia:
“Le guerre civili dimostrano che i popoli non esistono, sono state le guerre più feroci e crudeli.
Ognuno parli dei propri elettori. A che titolo si parla degli “italiani”?
E’ arrivata l’ora di cominciare a rialzare la voce. Dobbiamo partire con dei confronti serrati anche con la sedicente “sinistra riformista”.
La pacificazione l’ha fatta il Guardasigilli Togliatti quando ha rimandato a casa la stragrande maggioranza dei fascisti, i quali sono restati, per ordine degli americani, in tutti i gangli più delicati dello Stato (servizi segreti ecc…) e ci hanno regalato 50 anni di stragismo, di porcherie, di tentati colpi di stato.
Le vittime innocenti vanno raccontate, va resa loro giustizia, ma i fascisti non hanno titolo (per farlo n.d.r.).
Noi dobbiamo contrattaccare a tutti i livelli questo revisionismo.
Prendiamo noi in mano la “giornata del Ricordo”. La giornata del ricordo la celebri l’A.N.P.I. con l’apporto di studiosi. Facciamo venire storici e studiosi dalla Croazia, dalla Slovenia, che raccontino cos’è stato.”
Stojan Spetič:
“La Risiera di S. Sabba è stato un campo di sterminio con forno crematorio in territorio italiano dove si calcola siano state sterminate dalle 5.000 alle 8.000 persone, in gran parte persone “slavi” ed anche italiani, ed anche bambini, ed è stato anche un campo di smistamento: almeno 10.000 ebrei sono stati rinchiusi in questa struttura, per poi essere trasferiti ai lager tedeschi.
Il problema è: o quando parli di storia sei documentato e dici la verità, o stai raccontando balle.
Scusate se parlo di bambini: l’anno scorso a Basevizza, Salvini ha detto che non c’è differenza tra i bambini ammazzati dai partigiani e i bambini trucidati d Auschwiz, peccato che non ci sian bambini uccisi dai partigiani.
(A proposito di bambini n.d.r.) Negli anni ’20, per andare da Trieste verso l’Istria c’era (ora non c’è più) la ferrovia Parenzana: dei fascisti su un treno che stava viaggiando su questa linea, vedendo dei bambini che giocavano, ne fecero bersagli di un tiro a segno, uccidendone tre e ferendone due ledendo loro la spina dorsale.
Sopra Fiume c’è un paese che si chiama Lippa: nel ’44 si sapeva che da lì sono partiti molti partigiani. Venne circondato dai tedeschi e dalle camicie nere, vennero radunati gli abitanti del paese, messi in una stalla, e arsi vivi, 279 persone.
La cosa più orripilante è che i bruciati vivi non furono tutte le vittime di quell’eccidio, erano stati catturati anche due bambini molto piccoli, avevano circa un anno, li gettarono in aria per infilzarli al volo con la baionetta.”