Bunker e depositi dove sono stoccate le testate nucleari della superpotenza a stelle e strisce. Gli scali aerei da dove decollano quotidianamente cacciabombardieri e droni per sorvegliare e colpire. Gli approdi dove sostano le portaerei e i sottomarini zeppi di armi e reattori atomici. Le caserme dove si formano i professionisti della guerra globale e permanente. I poligoni devastati da mezzo secolo di test dei più spregiudicati sistemi di morte. Sono i luoghi più gettonati da dirigenti scolastici e insegnanti per i Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento dei propri studenti, così come si chiama oggi la squalificata e mortificante Alternanza scuola-lavoro (ASL), o forse meglio, dato il contesto, alternanza scuole-caserme per gli studenti-soldato.
Da qualche anno a questa parte, licei e istituti tecnici e professionali sono divenuti terra di caccia e propaganda delle forze armate. Comandi, generali e ammiragli offrono opportunità “formative” di ogni tipo: alcune sono mere duplicazioni di quanto potrebbe essere proposto dagli stessi insegnanti o da enti e associazioni no profit “civili”; altre hanno solo lo scopo di ottenere manodopera a costo zero che possa cucinare, servire a mensa e fare da giardiniere in caserma. Poi ce ne sono diverse invece che sono uniche e irripetibili: come quelle di poter lavorare fianco a fianco ai top gun e ai manovratori di sommergibili e carri armati o di poter mettere le mani ai misteriosi circuiti che consentono il funzionamento di sistemi missilistici, bombe, mine e velivoli senza pilota.
Il numero delle offerte di alternanza nel sistema militare differisce via via che si passa da Nord a Sud. Sono rare anche se di qualità nelle regioni più ricche dove sono forti la competizione e le opportunità occupazionali di industrie e imprese private, mentre nel Mezzogiorno, anche per l’asfissiante presenza di basi, porti e aeroporti militari nei territori, sono innumerevoli gli stage e i corsi proposti dalle forze armate e da altri corpi sicuritari. Inedita è la lista dello Stato Maggiore della Difesa sui percorsi formativi attivabili presso comandi, reparti e infrastrutture militari, previa stipula di protocolli e accordi con gli Uffici scolastici regionali e i dirigenti di istituti e licei. L’elenco riempie 17 cartelle: dietro misteriose sigle e ignoti acronimi si nascondono spesso quasi tutti i principali comandi e i reparti d’élite sempre più impegnati in “missioni internazionali”, insostenibili dal punto di vista finanziario, ma soprattutto realizzate in palese violazione del dettato costituzionale. Il quadro che ne esce dopo una sistematizzazione e decodificazione dei dati è davvero deprimente: la scuola pubblica italiana si sta trasformando ad una velocità inimmaginabile in palestra d’obbedienza e istituzione di guerra, complici innanzitutto i governi che si sono alternati alla guida del Paese, gli inamovibili burocrati del Ministero dell’Istruzione e i dirigenti e i docenti reclutati ormai solo se rigidi osservanti del pensiero neoliberista e militarista imperante.
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