In un recente rapporto di osservatori internazionali, il movimento curdo-siriano viene descritto come l’unico che “riesce ancora ad affermarsi come entità politica coerente e l’unico attore credibile a mantenere sul campo la pressione sull’ISIS”.
La sempre crescente partecipazione dei civili alla costruzione della società confederale è non solo il segno del coinvolgimento della popolazione nella resistenza, armata e non, all’occupazione ma anche l’effetto delle misure prese dall’Amministrazione autonoma: maggiore spazio per il dissenso formale e informale, attraverso la moltiplicazione dei sindacati e i processi di riconciliazione tra le comunità.
Attualmente il sistema confederale è così composto: 150.000 dipendenti pubblici, di cui 40.000 insegnanti, 70.000 combattenti SDF, 30.000 membri asayish (sicurezza interna). Inoltre il 20% della popolazione dipende dal salario dell’Amministrazione, la quale ha emanato misure sociali come il maximum per far fronte alla crisi economica.
In questi giorni si è aperto anche l’8° congresso del Partito dell’unione democratica (PYD), braccio politico delle YPJ/YPG e principale partito della rivoluzione, aperto anche alle altre forze politiche e al Tev-Dem (movimento della società democratica). I punti del programma politico nazionale restano: la riforma federale e democratica della Siria; l’unità per la fine dell’invasione turco-jihadista; lo stop alla guerra di Idlib e l’emergenza umanitaria nella regione.
Fonte: Rojava Resiste