Riportiamo un comunicato di Omphalos LGBTI nel quale si dichiara:
“Questi valori per noi non sono negoziabili e intendiamo raggiungerli. Tuttavia, sappiamo benissimo che per farlo è fondamentale agire in modo condiviso.
non troviamo condivisibile che la nostra associazione risulti tra gli organizzatori dell’evento (TransVisioni – Dialoghi di politica Trans* , n.d.r.) o che sia stata definita come tale in passato, in quanto la nostra partecipazione è sì attiva e propositiva, ma non per questo avalliamo ogni singolo passaggio”.
Omphalos quindi si smarca, a mio parere saggiamente.
C’è un punto abbastanza sostanziale che personalmente vedo e che intendo evidenziare: c’è una generazione di giovan* Trans+ che proprio non dimostra il sacrosanto rispetto dovuto a chi ha lottato contro lo stigma, riuscendo ad ottenere vittorie fondamentali per i diritti civili delle persone Trans.
Questa mancanza di rispetto e di considerazione a mio avviso è gravissima. Mi spiace, ma se ora qualcuno può atteggiarsi a “capetto baldanzoso” è grazie all’ammirabile coraggio e alla resilienza della “vecchia generazione” delle Trans.
Dall’altra parte, devo tuttavia dire che forse le persone che da tanto tempo fanno attivismo, che sono preparate, che ne hanno viste di tutti i colori, dovrebbero forse considerare e soprattutto accogliere, magari con maggior obiettività, aspetti come ad esempio i bloccanti ipofisari, più in generale le istanze delle persone non binary – che sono un aspetto relativamente nuovo nella comunità- cercare di guidare e valorizzare l’entusiasmo delle giovani e “scalpitanti” generazioni.
La 164 obiettivamente ormai presenta le ovvie lacune di una legge che è stata fatta molti anni fa.
Un altro aspetto e qui veramente mi permetto di fare un appello ai Trans+ ftm, ovvero di stare molto molto attenti, di non introiettare patriarcato e maschilismo. Devono porsi il problema dell’avere il massimo rispetto per il femminile e quindi per le Trans+ mtf, ascoltarle e lasciare loro spazio.
Devono seriamente porsi il problema di lasciare spazio al femminile.
Lo stigma è colpa della società patriarcale e maschilista, della mentalità che noi maschi dobbiamo sorvegliare molto attentamente, ecco perché è fondamentale lasciare spazio a istanze transfemministe, “Non una di meno” è fondamentale che sia e rimanga un riferimento.
Certo a noi cisgender maschi tocca per primi il compito di aggredire e sgretolare lo stigma, non possiamo pensare di abbandonare la comunità Trans+ nella sua lotta, e soprattutto lasciare tutta sulle loro spalle una cultura deteriore e discriminante. La comunità, essendo composta da poche persone, politicamente purtroppo non è “appetibile”.
Ecco che non può e non deve scindersi, deve avere il coraggio di disinnescare e neutralizzare delle estemporanee spinte “centrifughe” e divisive.
Il movimento deve, con onestà e umiltà, individuare al proprio interno persone intellettuali che abbiano la cultura necessaria per annichilire lo stigma, ottenere tutti i diritti, dignità, il riconoscimento e il sacrosanto rispetto per il coraggio necessario ad intraprendere la transizione di genere.