“Non si deve parlare di paura ma di angoscia” dice il filosofo Umberto Galimberti. “Perché la paura è un ottimo meccanismo di protezione che ci permette di vivere. Se non avessi paura mentre attraverso la strada, quindi non guardassi a destra e a sinistra, finirei sotto una macchina. La paura ha un oggetto determinato. Il coronavirus invece è un oggetto poco determinato perché può arrivare da tutte le parti. Quindi, in una situazione del genere, si deve parlare di angoscia. Non sai come comportarti quando hai l’angoscia. E’ la stessa condizione psicologica che si crea con il terrorismo, a differenza della guerra, dove si può identificare il nemico“. Secondo Galimberti le polemiche vanno evitate perché aumentano il tasso di angoscia ed è probabile che non siano innocenti ma abbiano un risvolto politico.
Seguendo le indicazioni di Galimberti cerchiamo di capire cosa ci insegna questo virus.
Vediamo che già nei primi giorni di allarme, Matteo Salvini ha preso la parola e ha tirato fuori la sua arma elettorale, il suo famoso ritornello pieno di sangue: “Blindare i confini e chiudere, controllare, bloccare, proteggere“. Salvini anche in quest’occasione manifesta il suo desiderio di vivere in una situazione di grande angoscia e terrore. Proprio in quelle ore 274 migranti della nave Ocean Viking sono state messe in quarantena in un’hotspot in Sicilia. Sulla nave non c’era alcun caso sospetto, ma le autorità hanno comunque deciso per l’isolamento.
L’angoscia collettiva ha portato una buona parte della società ad allarmarsi in un modo che non ha precedenti. Nei supermercati sono finiti i disinfettanti, ma anche le maschere chirurgiche. Un simile comportamento di ansia da prevenzione purtroppo non fa parte della vita quotidiana dei cittadini, ad esempio quando si tratta d’inquinamento. Il coronavirus si sta diffondendo notevolmente soprattutto nel Nord Italia, ossia la zona di massimo inquinamento dell’aria. Ormai da qualche anno le popolazioni settentrionali vivono delle “domeniche ecologiche“, oppure si trovano nell’impossibilità di accedere alle “zone a traffico limitato“. Tutto per tenere più pulita l’aria di Torino, Milano e non solo. La lotta contro le “polveri sottili” crea spesso e volentieri dei momenti di caos. Le persone maledicono i governatori locali, il freddo, la difficoltà ad accompagnare i figli a scuola, arrivare in tempo in ufficio diventa una sfida colossale e una fonte di nervosismo collettivo. Tuttavia, per un altro verso la carne rappresenta sempre un importante valore di consumo, ed è la conseguenza dell’aumento sproporzionato dei centri di allevamento. Secondo una relazione dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale i centri di allevamento inquinano più di auto e moto.
Restando nelle zone principalmente colpite dal coronavirus notiamo, di nuovo, che la Pianura Padana è fonte di discussione. La Padania, in questo caso specifico, risulta essere il punto di diffusione del virus/problema. L’aerea della grande arroganza politica nei confronti dei cittadini che vivono nel sud del Paese è anche la casa di un “grande giornalista“, Vittorio Feltri, direttore del quotidiano “Libero“. In un suo Tweet ha scritto: “Da Lombardo devo ammettere che invidio i napoletani, che hanno avuto solo il colera, piccola cosa confronto al Corona“. Grazie a questa dichiarazione, che ripropone l’annoso ritornello delle campagne elettorali dei partiti razzisti che associano i meridionali a problemi e/o malattie, abbiamo ricordato ancora una volta che in Italia esiste Vittorio Feltri. Tuttavia questa notizia ha colpito in modo molto particolare una persona, Carlo Verna, Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti. Verna, in merito alla dichiarazione di Feltri, ha affermato: “Incredibile. Non posso pensare che un giornalista si esprima in quei termini“. La reazione di Verna è azzeccata, ma forse una parte della società si aspetta che dica che persone e quotidiani violenti, razzisti e omofobi di un tale stampo non debbano esistere in ambito giornalistico. Anche perché Feltri e il suo quotidiano hanno un passato ricco di violazioni della deontologia e dell’etica di questo lavoro: sinteticamente, se Umberto Bossi voleva pulirsi il sedere con la bandiera italiana, Vittorio Feltri lo fa da tempo con la Carta di Roma.
Sin da subito il Ministero della Salute ha pubblicato un vademecum molto sintetico e utile. Dieci punti importanti per difendersi dal virus e per mantenere la calma. Infatti oltre una serie di misure da prendere il Ministero specifica che i prodotti “Made in China” non sono pericolosi. Tuttavia per una parte della società i cittadini Made in China che vivono nel Bel Paese costituiscono invece un problema. Sin dai primi giorni dell’epidemia nata in Cina sono stati registrati diversi episodi di aggressione nei confronti dei cittadini cinesi che vivono in diverse città italiane. Qualcuno dirà “Sono casi isolati“, io penso che siano delle manifestazioni chiare e nette di “sinofobia” ossia sentimento anticinese. Nulla che ci stupisce, alla fine proprio in questo Paese esistono le leggende bizzarre sui “funerali cinesi inesistenti” e “cani e gatti cucinati nei ristoranti cinesi” o campagne elettorali contro “l’invasione cinese“. Pensi che esagero? Veramente?
Grazie al vademecum pubblicato dal Ministero della Salute scopriamo un’altra cosa che in Italia si parla solamente in Italiano. Sì, questo documento prezioso è stato pubblicato e diffuso solo in Italiano. Grazie alle realtà come Melting Pot e Naga è ormai possibile procurarlo anche in diverse lingue come; Arabo, Francese, Inglese e Urdu. Ma non l’ha fatto lo Stato. Evidentemente non è utile informare le persone che vivono in questo Paese ma non sanno parlare in Italiano. Forse non serve tutelare la salute di quelle persone. Oppure chi vive in Italia deve sapere parlare in Italiano e non importa se stia ancora acquisendo magari quella competenza linguistica necessaria per comprendere i dieci punti di questo vademecum? Forse c’è qualcuno più Italiano dell’altro? O forse sarà perché in questo Paese è ancora Italiano principalmente chi nasce da un “genitore italiano“? Il famoso ius sanguinis.
Mentre una parte della società vive un’angoscia collettiva per via di un virus che si trasmette con una stretta di mano o con un bacio, rinchiudendosi a casa e disertando le strade, l’altra parte della società spera che prima o poi sarà considerata come un componente di questo Paese ricevendo il corretto rispetto. Quella parte ignorata, emarginata e esclusa dell’Italia spera che le persone come Vittorio Feltri e Matteo Salvini non avranno dei seguaci e lettori. E l’angoscia sarà dovuta soltanto a un virus che alla fine potrebbe anche unire un Paese. Invece il terrore come la base di un progetto politico non fa altro che discriminare le persone e creare un caos permanente.