C’è un bus che da Santiago viaggia ogni notte verso sud, fermandosi nelle varie cittadine alle prime luci dell’alba. Sono le 6:00 di un mattino umido ed ancora grigio, la nebbia è alta ed impedisce la visione a più di un metro dal proprio naso, la strada è deserta e il terriccio è bagnato per la pioggia della notte precedente. E’ in questa cornice fredda, incerta e priva di colori, che il bus si ferma sulla ‘Carretera’, all’incrocio tra la cittadina di Victoria e la strada di campagna che porta alla nostra sistemazione. Con fatica riusciamo a recuperare gli zaini sotterrati da valigioni e pacchi in fondo al bagagliaio del bus, li carichiamo in spalla e iniziamo il nostro cammino.
Dalla strada principale ci vogliono circa 40 minuti a piedi per arrivare al Camping Los Manzanos. Ad ogni passo il corpo lentamente si fa un po’ più caldo, il sole si sveglia ed illumina uno spazio incontaminato, verde, immutato nel tempo e sorprendentemente suggestivo. Tutto ad un tratto quella che era una cornice fredda si trasforma in un quadro dai mille colori, quella che era incertezza si trasforma in curiosità di scoprire questa terra e la comunità che la abita, il peso sulle spalle si fa più leggero, e proseguendo per questa stradina deserta dell’Araucania arriviamo alla nostra meta.
Il Camping Los Manzanos è uno spazio aperto che affaccia sulla sponda del Rio Quito, gestito da Rosa e Secundo, una coppia di mezza età appartenente alla comunità Mapuche Ignacio Queipul. I due sono gli zii di Rayen, una ragazza Mapuche che vive e lavora in città ed è scesa al sud per le vacanze. Rayen racconta di quanto ami questo posto, di quando qualche anno fa è venuta a viverci per un periodo, di quanto fosse stato facile abituarsi a questo tipo di vita così semplice e di come per cause di forza maggiore sia dovuta ritornare a vivere a Santiago.
Vista del campo dalla finestra della casa di Rosa e Secundo, Camping Los Manzanos, Victoria, Araucanía, Cile – foto di Helodie Fazzalari
Non appena arrivati, la zia Rosa sfodera la tipica ospitalità e generosità Mapuche, invitandoci a colazione con uova fresche, pane e caffè. Secundo saluta la moglie con un bacio e corre a prendere “la Micro”, un piccolo bus che passa solo una volta al giorno e porta tutti gli abitanti della comunità al ‘pueblo’, ovvero alla cittadina più vicina, che è Victoria. In molti prendono la micro qui, ognuno la attende davanti al proprio cancello di casa e con soli 300 pesos gli abitanti del luogo si recano in paese per l’acquisto di generi alimentari o beni di primaria necessità.
Colazione preparata dalla Signora Rosa,Camping Los Manzanos, Victoria, Araucanía, Cile – Foto di Helodie Fazzalari
La realtà è che Rosa e Secundo comprano davvero poca roba a Victoria, perché, se sai come comportarti con essa, “la terra dà tutto”. In questa comunità la lotta per la terra Mapuche non è un tema caldo: “Ogni famiglia possiede il proprio terreno, la propria casa, qui lo Stato ci fa vivere tranquilli e noi facciamo vivere tranquillo lo Stato”, racconta Secundo in riva al fiume. La comunità Mapuche Ignacio Queipul si compone di circa 108 abitanti, ma Rosa e Secundo ci spiegano di come negli anni si siano un po’ perse alcune tradizioni.
Al Camping Los Manzanos gli animali sono la primaria fonte di sussistenza della famiglia – Foto Helodie Fazzalari
Ad esempio in comunità c’è un Lonko, una figura patriarcale che rappresenta la colonna politica del gruppo, ma a detta di Secundo, sono anni che non organizza una Rogativa, ovvero una cerimonia espressione massima della spiritualità Mapuche. “Io sono nato e cresciuto in questa comunità ed ho potuto vedere il cambiamento che ha subito negli anni. Una cosa è rimasta immutata nel tempo, ovvero il fatto che siamo una comunità pacifica, ci dedichiamo alla nostra terra e per noi l’importante è vivere in pace e rispettare il vicino. Se qualcuno della comunità si sposa o nel caso di qualsiasi evento, siamo tutti invitati. Di Ruke non ce ne sono, o meglio ce ne è solo una di una signora, che viene usata per lo più per scopi turistici. Qui noi viviamo grazie alla terra: la coltiviamo, alleviamo le vacche per fare la carne, i polli e le galline che ci danno anche le uova.
Vista del Rio Quito alle prime luci dell’alba – Foto di Helodie Fazzalari
Abbiamo l’acqua perché la prendiamo dal fiume dove ci si può anche lavare. Tuttavia c’è da dire che il cibo non più quello di un tempo, il cambiamento climatico ha prosciugato la nostra terra ed il sapore degli alimenti non è più lo stesso. Io ho vissuto il cambiamento di questa comunità sulla mia pelle, ho visto chiudere l’unica scuola della comunità, ho visto come man mano si sono perse molte delle nostre tradizioni”. “Io parlo mapudungun, ma diversi membri di questa stessa comunità non lo sanno parlare, perché non sono stati abituati fin da piccoli in quanto ci fu un periodo nel quale i nonni smisero di insegnare la lingua ai propri nipoti, per paura che venissero discriminati dalla società. Oggi molti cercano di imparare, ma da adulti è più difficile”.
Secundo si assicura che tutti gli animali abbiano bevuto prima di essere riportati nel recinto – Foto di Helodie Fazzalari
Il sole inizia a scendere al Camping Los Manzanos, sono circa le 20:30 e dopo aver pascolato per tutto il giorno, è tempo che gli animali vengano riportati nei loro recinti. Stasera Rosa e Secundo non sono soli e al tramonto, con i piedi nella terra, riportiamo anche noi le vacche al recinto. In questa comunità si sono perse diverse cose emblema della società Mapuche, tuttavia stando a contatto con questa realtà per qualche giorno è impossibile non percepire il senso di accoglienza, di famiglia e di legame con la Madre Terra. E’ ormai sera, dopo il tè delle 23:00 ci rintaniamo nelle nostre tende a bordo fiume, ma nemmeno questa notte siamo soli perché il cagnolino di Rosa e Secundo ci scorta giù fino al camping e veglia tutta la notte fuori dalle nostre tende. E’ il mattino del giorno dopo, il mio compagno di viaggio dorme ancora, penso che ho fame ma non ho nulla da mangiare. Sento un rumore, qualcosa casca da un albero alle mie spalle, mi volto, quando a terra e trovo il mio frutto preferito. Alzo gli occhi al cielo e vedo un intero albero di prugne mature. E’in questo momento che comprendo il significato di una delle frasi che ho più volte sentito ripetere in questi giorni al Camping Los Manzanos: La terra dà tutto.