In molti da altri Paesi ci hanno chiesto di intervistare attiviste e attivisti della “Prima Linea”, che quotidianamente affrontano con i propri corpi le Forze Speciali dei Carabineros nelle principali piazze e strade del Cile, soprattutto nella zona di Piazza della Dignità (ex Piazza Italia), epicentro della protesta sociale che dura ormai da quasi quattro mesi consecutivi.
Se non fosse stato per questi giovani, che fanno da cuscinetto di contenimento delle forze dell’ordine, impedendo loro di accedere agli spazi dove la gente manifesta, la repressione sarebbe stata ancor più brutale. È proprio grazie a questo “muro umano” che li affronta ogni pomeriggio, che gli idranti hanno difficoltà ad avanzare. Non appena i carabinieri lanciano le loro bombe lacrimogene, questi attivisti saltano per afferrarle al volo prima che esplodano e corrono ad immergerle in bidoni pieni d’acqua per disinnescarle. Alzano barricate con quello che trovano, bloccando le strade. Si difendono con improvvisati scudi di lamiere, con il legno ricavato dai cartelli, con cartoni.
Il loro lavoro di protezione dell’insieme dei manifestanti è stato pubblicamente riconosciuto dal giudice spagnolo Baltazar Garzón e da molti altri osservatori internazionali che hanno registrato l’agire di questi volontari.
Ma da lì a ottenere un’intervista, è stata un’impresa titanica. Perché non parlano con la stampa, non rilasciano dichiarazioni e non sono interessati a spiegare a nessuno quello che fanno. Non cercano riconoscimenti o applausi, né sono motivati dal denaro, e tutto ciò che fanno è sempre nell’anonimato, con il volto coperto, proteggendo la propria sicurezza. Sanno che sono diventati indispensabili per sostenere il fermento sociale negli spazi pubblici e questa – solamente questa – è la loro moneta di scambio.
Sono le figure protettive del nostro popolo, quelle che rendono possibile l’espressione sociale di massa.
Di seguito trovate due video con le interviste che ci hanno rilasciato, tra un’aggressione dei Carabineros e l’altra, durante una breve pausa. Purtroppo non abbiamo informazioni personali su di loro, sappiamo unicamente che dal 18 ottobre hanno messo a disposizione i loro corpi per aiutare il Cile a recuperare la sua dignità.
Trascrizione della video intervista:
La vostra è una resistenza con tutte le vostre forze per proteggere le persone che si trovano nella Piazza della Dignità. Affinché i nonviolenti, con le pentole e i cucchiai di legno, balli e musica, possano stare lì a manifestare in pace contro la violenza del sistema. Quello che fate voi, quindi, è autodifesa?
Sì, noi facciamo proprio questo. Proteggere le persone che scendono in piazza a manifestare tranquillamente. Non chiamateci violenti, noi siamo lì per una ragione.
Siete lì per resistere contro la violenza del sistema?
Sì, nient’altro che questo. Per permettere alla gente di andare a protestare con tranquillità, in qualunque piazza. Le piazze sono pubbliche, è un nostro diritto usarle per qualsiasi tipo di manifestazione. Chi incentiva violenze e saccheggi in realtà sono le forze dell’ordine, non noi. Quello che facciamo noi è semplicemente e solamente resistere. Fare resistenza.
Voi rischiate la vita quotidianamente.
Sì, sappiamo chiaramente a cosa andiamo incontro. Speriamo che la televisione parli anche di noi e del prezioso lavoro che facciamo. Anche voi giornalisti indipendenti rischiate la vita per venire a farci un’intervista in prima linea. Se non fosse per voi, che fate conoscere nei media internazionali la funzione che abbiamo qui in prima linea, saremmo completamente dimenticati.
Il governo continua con insistenza a chiamarvi “delinquenti”, ciononostante il popolo vi applaude, vi vuole sempre più bene, ha imparato a conoscervi. Ho visto come vi abbracciano nelle piazze.
Questa è la migliore ricompensa che il popolo possa darci, il più grande ringraziamento per noi. Il governo ci etichetta come “delinquenti”, ma mi domando: Dove sono i veri delinquenti? I veri criminali sono quelli che nel Senato e nella Camera dei Deputati approvano leggi a favore delle classi privilegiate. Il loro unico interesse è salvaguardare i propri privilegi e mantenere la propria poltrona. Non approvano leggi che avvantaggiano il popolo, ma solamente leggi “anti-saccheggio”, “anti-barricate”: non fanno altro che proteggere loro stessi. Adesso stanno provando ad approvare il voto obbligatorio, affinché la loro poltrona sia assicurata. E tutta la gente che sta senza lavoro? Ci sono molte richieste da parte della popolazione. Perché non approvano una legge che renda l’educazione gratuita? Perché una prova di selezione concede solo ad alcuni il diritto allo studio universitario? Perché non eliminano questa prova schifosa, permettendo a tutti gli studenti di entrare all’università? Tutti abbiamo il diritto di studiare. Anche i governanti parlano di “diritto allo studio”, ma nella realtà non lo vedono così. Qui in Cile studiare è un privilegio. Quelli che non hanno soldi, che non possono prepararsi per questa prova e superarla, non hanno il diritto di studiare.
Tutto questo che hai appena detto, lo consideri violento?
Tutto questo per me è repressione. Tutti gli studenti dovrebbero avere il diritto di entrare all’università, indipendentemente dai soldi che hanno e da chi siano. L’istruzione dovrebbe essere gratuita. Così come la sanità, che dovrebbe essere decente per tutti. Non è giusto che alcuni possano permettersi di andare in una clinica a fare degli esami come si deve, mentre a tutti noi che andiamo negli ambulatori pubblici ci danno un paracetamolo e ci mandano a casa in fretta.
Tu sei in piazza da tre mesi consecutivi. Hai i segni delle ferite di questi tre mesi, ustioni causate dall’acqua contaminata degli idranti, il tuo corpo è segnato dai lacrimogeni e dai proiettili da caccia usati dai Carabineros. Puoi mostrarceli?
Sí. Fortunatamente queste ferite già si stanno cicatrizzando. Ne ho molte anche nei fianchi, è lì dove i carabinieri picchiano di più e più forte.
Ti colpiscono di più nei fianchi?
Sì, nei fianchi per provare a neutralizzarti, ma noi ormai siamo abituati a questo. Ovviamente non ci piace che ci sparino addosso, ma noi ci mettiamo in gioco e accettiamo questo compito duro e ingrato affinché lo Stato un giorno torni nelle mani del popolo.
E si dia al popolo quel che è del popolo.
Perché hai messo la bandiera cilena a testa in giù?
Come atto di ribellione. Perché questo governo non mi rappresenta per niente, non mi identifico in esso. L’unica cosa che sta facendo il governo è opprimerci sempre di più, sfruttare la nostra manodopera. Non è giusto, per esempio, che con i chilometri di costa che abbiamo in Cile da nord a sud, sia più economico mangiar carne che pesce. Non siamo esportatori di carne, ma è meno caro mangiare carne che frutti di mare.
Questo è assolutamente vero. Quindi per voi non ci sarà pace senza giustizia?
No, assolutamente no. Non ci sarà pace fino a quando non ascolteranno le rivendicazioni del popolo, le mie richieste e quelle di tutti i nostri compagni, delle nostre sorelle e dei nostri fratelli, da Arica a Punta Arenas. Anche le richieste del nostro popolo Mapuche, a cui vanno restituite le proprie terre. Bisognerebbe anche vietare la pesca a strascico, con più risorse per i piccoli pescatori che lavorano duramente per arrivare a stento al salario minimo. Quel bastardo del presidente Sebastián Piñera dice che gli dà finanziamenti, ma questo non è vero per niente. La siccità, come si vede anche nei servizi in TV, aumenta sempre di più, ma per colpa di chi? Dei grandi esportatori di frutta e verdura. Perfino la frutta e la verdura sono carissime per noi cileni. I grandi industriali del settore destinano tutti i migliori prodotti all’esportazione per l’estero. I piccoli produttori, invece, distribuiscono frutta e verdura nei mercati del Paese. I grandi produttori, per avere migliori prodotti e maggiori profitti, consumano tutta l’acqua e prosciugano i fiumi, causando siccità. Mentre non gliene importa niente del popolo. Tutto questo va cambiato, per questo noi siamo qui. E siamo qui anche per i nostri fratelli che a furia di tirar pietre hanno preso una tendinite e non possono più stare in prima linea.
Trascrizione della video intervista:
Voi lottate contro la violenza del sistema, realizzando un’autodifesa per proteggere il popolo che protesta.
Esattamente. Noi ci stiamo difendendo. Io da anni partecipo a molte manifestazioni e qualche anno fa era diverso. I pacos (carabinieri, NdT) nelle proteste restavano impalati e non facevano nulla ai ragazzi che manifestavano. Ora invece, di punto in bianco, sparano e picchiano, anche a gente che non sta facendo nulla di che. E quindi gli incappucciati, i ragazzi della prima linea, lottano contro le forze dell’ordine, come qui si può ben vedere. Lottano contro i proiettili, contro i lacrimogeni. È ben diverso ciò che facciamo noi, ovvero tirare una pietra a un poliziotto che ha un’armatura e un casco, che lo proteggono totalmente, da quello che fanno loro: sparare un candelotto lacrimogeno a bruciapelo o un pallino contro di noi che siamo qui con una semplice maglietta, che non ci protegge per nulla. Noi quello che facciamo è semplicemente difenderci. Se loro non attaccassero e non fossero così brutalmente repressivi, noi non risponderemmo in questa maniera. Però purtroppo in queste condizioni, con la gente che non ne può più, abbiamo perso ogni paura e li stiamo affrontando apertamente. Probabilmente avremmo dovuto farlo già da molto tempo.
Senza giustizia non ci sarà pace?
Proprio così. Fin quando non ci sarà pane per il povero, non ci sarà pace per il ricco.
Traduzione dallo spagnolo di Domenico Musella