La proposta di Amnesty International è quella di richiamare temporaneamente l’ambasciatore italiano in Egitto: anche solo per 48-72 ore, per avere risposte.
“Il mio giudizio è assolutamente negativo. In generale ritengo che la famiglia Regeni abbia pienamente ragione quando dice di richiamare temporaneamente – che vuol dire anche solo per 48-72 ore – l’ambasciatore in Italia e avere delle risposte per la famiglia e per l’opinione pubblica”. Così il portavoce di Amnesty international Italia, Riccardo Noury, in merito all’operato dell’ambasciatore italiano in Egitto, Giampaolo Cantini, a proposito del caso di Patrick George Zaky, attivista e studente egiziano dell’Università di Bologna arrestato al suo arrivo a Il Cairo giovedì scorso.
LEGGI ANCHE: VIDEO | Gli studenti di Bologna: “Una manifestazione al giorno per Patrick Zaky”
Intervenuto a Radio Cusano Tv Italia, Noury ha commentato l’operato del diplomatico sul caso di Zaky ma anche di Giulio Regeni: “L’Italia deve capire – ha detto Noury – che è nelle sue mani il destino di Patrick. Vanno bene le dichiarazioni tempestive ma dobbiamo uscire dalla circostanza. Vuol dire chiedere ogni giorno e insistentemente alla autorità del Cairo che cosa sta succedendo a Zaky“. Secondo l’attivista di Amnesty sarà anche importante “presenziare il 22 febbraio quando ci sarà l’udienza per confermare o meno la detenzione preventiva”.
Nel corso dell’intervista all’emittente radiofonica romana Noury ha messo l’accento sulla decisione di far tornare l’ambasciatore Cantini in Egitto nel settembre del 2017. Secondo il portavoce si è trattato di una scelta “improvvida, inopportuna, sbagliata e intempestiva“, che non ha portato a un’avvicinamento alla verità per la sorte dell’attivista. Secondo Noury, “il ritorno dell’ambasciatore è stato lo strumento attraverso il quale si è portato a compimento un disegno politico che era quello di riallacciare le relazioni diplomatiche, e soprattutto politiche, con l’Egitto, migliorando le relazioni sul piano commerciale, militare e altro ancora”.
Il giudizio di Amnesty su questa strategia è chiaro: “fallace e inconcludente”, che parte dal presupposto, errato, secondo il quale “più i rapporti sarebbero stati buoni, più sarebbe stato facile chiedere la cortesia: ‘sai, siccome siamo amici, mi dici chi è stato ad uccidere Giulio’”. Ma l’esperto avverte: “Non funziona così”.
LEGGI ANCHE: Attivista arrestato in Egitto per terrorismo. L’ong di Patrick Zaky: “Torturato, anche con l’elettroshock”
ORFINI: RUMORE OGNI GIORNO FINCHÉ ZAKY NON SARÀ LIBERATO
“Patrick Zaky è stato bendato, interrogato e torturato anche con cavi elettrici per ore. La famiglia racconta fosse pieno dei segni delle botte ricevute. Gli aguzzini di Zaky sono gli stessi di Giulio Regeni. E Zaky è ancora nelle loro mani. Il nostro paese sta seguendo e monitorando la vicenda da vicino, ma non basta. Bisogna fare rumore, tutti. Rumore ogni giorno, finché Patrick non sarà liberato”. Lo scrive su facebook Matteo Orfini, deputato Pd.