“Cinquantenni disgustosi, maschi omofobi. Ho avuto a che fare per anni con ‘sta gente volgare per via dei miei giri. Sono cresciuto con ‘sto schifo. Anche gli ambienti trap mi suscitano un certo disagio: l’aria densa di finto testosterone, il linguaggio tribale costruito, anaffettivo nei confronti del femminile e in generale l’immagine di donna oggetto con cui sono cresciuto.
Sono allergico ai modi maschili, ignoranti con cui sono cresciuto. Allora indossare capi di abbigliamento femminili, oltre che il trucco, la confusione di generi è il mio modo di dissentire e ribadire il mio anarchismo, di rifiutare le convenzioni da cui poi si genera discriminazione e violenza.
Sono fatto così mi metto quel che voglio e mi piace: la pelliccia, la pochette, gli occhiali glitterati sono da femmina? Allora sono una femmina. Tutto qui? Io voglio essere mortalmente contagiato dalla femminilità, che per me significa delicatezza, eleganza, candore. Ogni tanto qualcuno mi dice: ma che ti è successo? Io rispondo che sono diventato una signorina.
Achille Lauro”
Achille Lauro rompe un muro: una persona transgender, dichiaratamente transgender, a S. Remo.
E’ qualcosa di molto importante per tutta la comunità trans+, perché per la prima volta viene portato all’attenzione di un pubblico vasto per definizione, un discorso trans-femminista.
La comunità trans+ fin’ora non è stata in grado di farlo. Queste istanze ci sono, ma vengono esplicitate in luoghi “ristretti”, la comunità trans+ mi pare ancora prigioniera dei muri di difesa che, comprensibilmente, è stata costretta ad erigere contro lo stigma e la discriminazione, lasciando a Vladimir Luxuria ed Efe Bal, il – a mio parere deleterio – monopolio della “rappresentanza”.
Achille Lauro ha fatto l’unica cosa efficace: annichilire. Lo stigma va annichilito, occorre un’onda altrettanto potente per fronteggiarlo e sconfiggerlo.
E forse lo poteva fare solo un@ artista, un@ intellettuale.
Ora, e mi rivolgo alla comunità trans+, non credo importante se Achille Lauro sia binary, non-binary, med, non med, o quale possa essere il suo prossimo percorso. Sono fondamentali i concetti che sta veicolando al grande pubblico, con una forza che lascerà il segno.
La comunità trans+ credo debba individuare al proprio interno, con onestà, de@ intellettuali che abbiano la forza di annichilire lo stigma. La strada ora è aperta.