Da Helodie Fazzalari
L’essenza della popolazione Mapuche, le loro radici più profonde, i loro valori più saldi, è possibile coglierli già nella traduzione della parola che viene utilizzata per denominare quest’etnia. In mapudungun, lingua madre della popolazione, letteralmente il termine ‘Mapu’ significa ‘terra’, mentre ‘Che’ può essere tradotto con il termine ‘uomo’. Il ‘popolo della terra’ dunque, che da essa proviene e per essa lotta da decenni. Ripercorrendo brevemente la storia di quest’etnia, possiamo dire che proprio per il legame profondo tra la religione in cui credono e il territorio nel quale vivono, che i Mapuche hanno dovuto difendersi prima dall’impero Inca, in un secondo momento dai conquistadores spagnoli ed infine dall’appena nato governo cileno durante il XIX secolo. Fu durante questi anni che venne siglato il trattato con il quale si stabiliva l’annessione definitiva del regno Mapuche, al nuovo Stato cileno. Questo, come si può ben immaginare, portò alla sottomissione della popolazione Mapuche al governo cileno, e ad un dominio segnato da discriminazioni sociali, violenza e violazioni dei diritti umani, tanto che nel giro di una sola generazione la popolazione indigena fu decimata fino ad arrivare a contare sole 25 mila anime. Quando si parla di ‘conflitto Mapuche’ si fa riferimento all’ampia fetta di terra tra il Cile centro-meridionale e l’Argentina meridionale che la popolazione rivendica da sempre, specialmente negli ultimi anni. Ciò che va compreso è che per il Mapuche non si ratta solo di un terreno dove poter coltivare o costruire la propria casa, bensì il Mapuche rivendica la ‘Madre Terra’. Si tratta di una vera e propria religione per la quale al centro del mondo non c’è l’uomo, ma la natura. Questa etnia nutre un profondo rispetto per tutto ciò che la circonda, dai fiori, alle piante, all’acqua del fiume. Il Mapuche crede prontamente nell’anima degli oggetti naturali ed inanimati e per questa ragione crede sia giusto venga rispettata la dignità di un sasso al pari di quella di un uomo. Conseguentemente a questi principi, la comunità Mapuche del sud, vive secondo precise regole e rituali religiosi che, indubbiamente, non potrebbero mai incastrarsi con le comodità con le quali è abituato a vivere un uomo di città. Eppure oggi più o meno il 35-40% dell’intera popolazione Mapuche vive proprio nella regione metropolitana di Santiago del Cile. Come si coniuga la filosofia e lo stile di vita Mapuche in una città così cosmopolita e industrializzata come Santiago? Per trovare risposta a questa domanda ho intervisto Alihuen, un ricercatore Mapuche di 55 anni che lavora presso la facoltà di filosofia e scienze umanistiche di Santiago del Chile. Alihuen fa parte del movimento Mapuche da 25 anni, ed è anche un membro attivo della piattaforma politica Mapuche.
“Come sappiamo, la maggior parte dei Mapuche di tutto il Cile vive a Santiago. Questo è il prodotto di un processo di immigrazione avvenuto sia per la questione delle terre, sia per la condizione economica che c’era al sud. Ad esempio io sono nato a Temuco, ma in seguito i miei genitori decisero di emigrare a Santiago. La maggior parte dei Mapuche qui vive nella periferia e la manodopera Mapuche si concentra principalmente nel settore della costruzione, nella gastronomia e nella panetteria. Si emigra principalmente a causa del basso livello di scolarità che c’è al sud. Questo processo ha fatto si che da 20-30 anni a questa parte, qui in città si sta ricomponendo il tessuto sociale Mapuche, perché stiamo aumentando in numero . Ci sono diverse associazioni Mapuche qui a Santiago e tramite esse si sta ricomponendo quella che è la cultura Mapuche. Molte organizzazioni si dedicano alla riscoperta della lingua, della religione, degli sport. Le associazioni che hanno più esperienza si stanno addentrando anche in quelli che sono gli aspetti politici della società. Il loro intento è generare politiche pubbliche volte a migliorare la condizione del popolo e ad incrementare la partecipazione politica della nostra etnia. Poi si stanno riscoprendo anche gli sport tradizionali e antichi Mapuche come il Palin, molto simile all’hockey. Ci sono diverse attività culturali e molti centri cerimoniali qui in città. In questa università ad esempio è iniziato un corso basico di lingua Mapuche, che si tiene 2 volte alla settimana, e attualmente conta 3 mila alunni iscritti online”.
Nel passato la cultura Mapuche non era molto conosciuta, e il Mapuche era visto come una sorta di ‘terrorista’, per via della dura lotta per le terre e la ribellione alla polizia statale. Come mai ora è differente?
“C’è da dire che il tessuto sociale Mapuche era molto più piccolo di adesso. Basti pensare che intorno al 91-92 c’erano come 5/6 organizzazioni Mapuche qui a Santiago, mentre adesso ce ne sono molte di più e questo da più visibilità alla nostra comunità. In secondo luogo c’è la mobilizzazione intorno al tema dei terreni e del territorio. Dal 98 in poi questa fu un’importante questione di confronto. I mezzi di comunicazione di massa che in genere sono privati, hanno generato una linea di stigmatizzazione e criminalizzazione della protesta Mapuche. A partire da questo iniziarono a nascere le leggi anti-terroriste e di conseguenza si generò l’idea che il Mapuche reclamava in maniera violenta i suoi diritti. Si creò un’immagine negativa. La nostra lotta ha un fondo storico che è giusto, questo è innegabile ed è stato dimostrato. L’opinione pubblica oggi si è resa conto di chi aveva ragione e in particolare la gioventù cilena, ha iniziato a simpatizzare per la nostra causa. Questo si può costatare anche dalle numerose bandiere Mapuche che sventolano in manifestazione. La gente con una coscienza democratica inizia ad identificarsi con noi. Soprattuto nell’ultimo periodo noi Mapuche abbiamo presentato proposte di soluzioni politiche ed abbiamo partecipato alla Costituente. La gente si è informata e ora sa che qui c’è un conflitto politico che necessita di una soluzione, e questo noi lo abbiamo sintetizzato in un documento che sarà discusso nell’Assemblea Costituente di quest’anno. Credo che diversi fattori hanno cambiato la percezione che ha la gente del popolo Mapuche e questo ha migliorato non solo la nostra condizione ma ha anche aumentato le possibilità che le nostre richieste possano essere ascoltate.
Come si coniuga la religione Mapuche con la vita in città?
“La nostra spiritualità si fonda sul fatto che l’essere umano non è il centro del mondo. Ciò che è importante nella nostra religione è che ci sia un equilibro e un’armonia tra essere umano e natura. Le migliori condizioni perché questo avvenga sono sicuramente al sud, non in città. Però la spiritualità è qualcosa che tu porti dentro di te. Sono principi di rispetto verso la natura che abbiamo anche noi Mapuche che viviamo in città. Attualmente a Santiago ci sono nove centri cerimoniali dove è possibile praticare e quando sentiamo di farlo ci rechiamo li. Quando la spiritualità e l’identità sono forti tu le puoi mantenere in qualsiasi parte di trovi. Nella città c’è più cemento è ovvio, ma sta a te cercare e crearti il tuo spazio. La terra la devi cercare. Poi adesso ci sono le vacanze e molti Mapuche come me ritornano al sud, li c’è molto tempo per stare a contatto con la natura”.
Senti che oggi la dignità del Mapuche in quanto tale, viene rispettata in città?
“Si, è un processo crescente. Io sono abbastanza vecchio da aver conosciuto un paese dove la discriminazione contro di noi era evidente. Dagli anni 50 agli anni 90 molti cambiavano il loro nome con uno più occidentale o cileno per non essere riconosciuti come Mapuche. Oggi è tutto il contrario: le nuove generazioni, per il 70 per cento, danno ai loro figli un nome Mapuche. È una specie di riaffermazione della propria identità. Anche molti cileni che non sono Mapuche, oggi danno dei nomi Mapuche ai loro bambini.
Io ho vissuto sulla mia pelle questo processo di trasformazione, che tuttavia è molto interessante. Ho visto un popolo che da sottomesso ha iniziato gradualmente ad alzare la testa. Basti pensare che Intorno ai mesi di marzo/aprile, pensiamo di lanciare una campagna per legalizzare il primo partito politico Mapuche della regione metropolitana di Santiago.
Io, inoltre, penso che si tratti di un processo irreversibile. L’identità Mapuche storica, culturale e religiosa va crescendo ogni giorno e questo si tradurrà inevitabilmente in un momento nel quale avremmo più espressione politica e più peso sociale”.