Giovedì 9 gennaio il Comitato Tutela Devero si è presentato in audizione in Quinta commissione presso il Consiglio della Regione Piemonte.
Oltre a ricordare quanto il progetto “Avvicinare le montagne” sia dannoso per l’ambiente e in contrasto con la legislatura vigente, ha voluto esporre i suoi dubbi circa la sostenibilità economica del piano, la trasparenza del processo che le amministrazioni hanno sposato, e l’identità dei finanziatori anonimi, che nelle presentazioni propagandistiche della San Domenico sono stati applauditi quali benefattori della popolazione locale.
Nella successiva audizione sono stati sentiti gli amministratori locali, ai quali sono state poste precise domande: quale il business plan che dimostra la sostenibilità economica del progetto? Perché si vuole affidare un così importante sviluppo del territorio a finanziatori anonimi? Quali le garanzie che sono state offerte dalla San Domenico in caso di fallimento a opere concluse? Non c’è stata alcuna risposta.
Progetto “Avvicinare le Montagne”: le Amministrazioni facciano chiarezza
Nuovi alberghi, bar, ristoranti, seggiovie, teleferiche, bacini per la neve artificiale, piste; con relative strade, parcheggi, servizi. Dove? Dalla località di San Domenico, negli affascinanti spazi montani verso la leggendaria Alpe Devero da un lato e l’incontaminato Teggiolo dall’altro, in aree al limitare del Parco Devero Veglia, in gran parte protette da norme italiane e dell’Unione Europea. E’ il contenuto del tanto discusso Piano Strategico “Avvicinare le Montagne” proposto dalla Provincia del VCO e da quattro Comuni. Costo dell’intervento: quasi 43 milioni di euro di spesa pubblica e più di 130 dell’investitore privato, la San Domenico Ski srl.
Il Comitato Tutela Devero è stato invitato in audizione presso la Quinta Commissione del Consiglio regionale Piemonte per manifestare le sue obiezioni. Al Consiglio da poco eletto espone le criticità di ordine ambientale e normativo già altre volte sollevate, condivise da 91.000 persone che hanno firmato la petizione Salviamo l’Alpe Devero” su change.org, cui chiunque può aggiungersi se ne condivide le motivazioni.
Cosa chiede il Comitato?
Chiede conto alle Istituzioni delle previsioni economiche del Piano: da parte dei promotori manca una relazione che descriva i tempi di rientro degli investimenti del Piano Strategico. Secondo stime effettuate sulla base dei dati dichiarati in “Avvicinare le Montagne”, comparando i possibili ricavi con altre stazioni sciistiche rinomate, anche ipotizzando per ogni parametro un valore molto ottimistico (numero di presenze, di posti letto, di giorni d’apertura in inverno e in estate, massimo innevamento senza flessioni, etc.), i costi degli interventi non risultano ripagabili in tempi utili. Infatti il Pay Back Period dell’investimento (gli anni necessari per ripagare l’investimento e cominciare a guadagnare) risulterebbe essere di 30 e di 48 anni a seconda che si tratti delle attività sportive (sci, MTB, trekking) o della ricettività. A questi anni occorre però aggiungere il tempo necessario per arrivare ai dati di fatturato utilizzati nello studio comparativo (che si riferiscono a località sciistiche da tempo avviate) e alla costruzione delle infrastrutture (almeno 7-8 anni di camion, scavi, ruspe, elicotteri, gru, movimenti di terra, con conseguente abbandono del Devero da parte dei turisti): se si dovessero correggere quindi i dati arriveremmo a Pay Back Period di 50 e di 70 anni. Con un termine così lungo il business sembra evidentemente insostenibile, anche perché supera la vita utile degli impianti stessi. Pur trattandosi di un ipotetico scenario di sviluppo economico, i risultati dell’analisi comparativa sono così sconfortanti da accendere una lampadina di allarme sulla sostenibilità economica di «Avvicinare le montagne». Si invitano dunque le Amministrazioni a richiedere all’investitore dati precisi e dimostrabili in merito alla sostenibilità economica del progetto.
Chiede alla Regione garanzie: l’investimento ha uno stabile retroterra finanziario? Chi lo sosterrà? Quali i rischi di abbandono di un’operazione che si presenta così poco sostenibile? La Società San Domenico Ski srl, con socio unico e bilanci in deficit, in caso di fallimento dell’operazione risponderà solo con i 40.000 euro del suo capitale sociale. Quale è la garanzia finanziaria che le Amministrazioni hanno richiesto per questa operazione così impattante sul territorio pubblico?
Il Comitato infine chiede trasparenza sui finanziatori: chi sono i beneficiari ultimi dell’investimento? San Domenico Ski è detenuta da una società svizzera i cui soci sono anonimi. Come è possibile che le istituzioni approvino un colossale progetto con impatti devastanti sull’ambiente e sul tessuto economico e culturale del territorio pubblico con un partner “anonimo”?
I rischi dell’operazione appaiono elevati e lo scenario da evitare è chiaro: oltre ai danni ambientali della pesante infrastrutturazione in un’ area tra le più integre delle Alpi –per non dire dei lunghissimi tempi di realizzazione – con i dati a disposizione si può ipotizzare il rischio di un fallimento economico che, senza alcun garante, ricadrebbe sul bilancio pubblico e lascerebbe ulteriori scheletri abbandonati nel paesaggio.
E’ uno scempio e una speculazione sul territorio, bene comune, ancora più intollerabile ora che la popolazione sta maturando consapevolezza sul mutato contesto climatico e sull’urgenza di salvaguardare l’ambiente.
Nell’ultimo anno 180.000 persone hanno raggiunto l’Alpe Devero per camminare e godere la montagna in questa magica area non infrastrutturata.
Il Comitato rivolge un invito alle Istituzioni: perché non mettere a disposizione parte dei 43 milioni di euro di fondi pubblici previsti dal Piano Strategico per un sostegno alle Comunità locali (messa in sicurezza della strada di accesso, recettività diffusa e sostenibile), al di là e indipendentemente da “Avvicinare le Montagne”?