Domenica 2 febbraio il memorandum Italia – Libia verrà prorogato alle stesse identiche condizioni, per altri tre anni.
È il memorandum che, durante il governo Gentiloni che l’ha stipulato e i successivi governi Conte che l’hanno mantenuto finora, ha “regolato” la politica tra i due paesi in tema di immigrazione e sbarchi, sancendo una stretta collaborazione con la Guardia Costiera libica, i cui membri sono stati accusati ripetutamente dalle agenzie ONU di traffico e detenzione di esseri umani.
È lo stesso memorandum che, negli stessi tre anni, tutte le organizzazioni e agenzie internazionali per i diritti umani hanno condannato per il rischio effettivo che rappresenta per la tutela dei diritti delle persone migranti.
Come è ormai documentato, in Libia vengono sistematicamente violati i diritti fondamentali di migliaia di persone, detenendole abusivamente e sottoponendole a violenze e torture di ogni tipo. Il racket delle migrazioni, la corruzione e, negli ultimi mesi, l’inasprirsi della guerra escludono nel modo più assoluto che la Libia possa essere considerata il “porto sicuro” in cui rimpatriare i migranti che vengono intercettati in mare dalla Guardia Costiera.
Davanti alle proteste della società civile, lo scorso novembre il governo italiano aveva riconosciuto la necessità di rinegoziare l’accordo costituendo una commissione italo-libica che garantisse la trasparenza dell’operato della Guardia Costiera e lo svuotamento dei centri di detenzione. Ma il tavolo è fallito, le autorità libiche non hanno risposto e l’accordo verrà rinnovato così come è, compresi i finanziamenti di questo sistema disumano.
L’Italia dice di aver fatto la sua parte, ma non è così. Non ha mantenuto la promessa di modificare il memorandum, rendendo il nostro paese complice – se non il committente – delle innumerevoli violazioni dei diritti umani perpetrate in Libia.
EMERGENCY condanna il rinnovo di questo vergognoso accordo con la Libia e chiede all’Italia e all’Europa di dare risposte serie e credibili per affrontare ciò che avviene ogni giorno nei luoghi di detenzione libici e nel Mediterraneo.
È necessario ripensare le politiche sull’immigrazione in Italia e in Europa, che non possono essere più delegate a paesi che violano i diritti umani su mandato. Se vogliamo veramente parlare di cambiamento di rotta, è imprescindibile fare scelte civili forti, per le quali non possiamo più aspettare.