Mentre nei giorni scorsi ci scambiavamo gli auguri per un felice anno 2020, in Libia e in Iraq i signori che hanno interesse a continuare le guerre, hanno buttato benzina sul fuoco, innalzando il rischio di una guerra fuori controllo, nel Medio Oriente e nel Mediterraneo orientale.
In Libia le parti in conflitto aumentano le azioni belliche per una vittoria militare, mentre gli stati che hanno interessi petroliferi e strategici, anziché spingerle al dialogo per una soluzione pacifica duratura, sostengono Haftar o Al Sarraj nella speranza di avere poi benefici economici.
In Iraq, dove la pace è sempre al di là da venire, il raid del 3 gennaio sull’aeroporto di Bagdad, ordinato dal presidente statunitense Trump, che ha ucciso 8 persone allo scopo di eliminare il generale iraniano Qassem Soleimani, è un’operazione di estrema gravità, che potrebbe fare precipitare la già permanente precaria situazione di tutto il Medio Oriente. Questo fatto come ovvio accresce l’odio antiamericano degli Iraniani, che promettono e iniziano vendette contro gli Stati Uniti e i loro alleati, in particolare Israeliani. E i falchi di ogni parte non aspettano altro, nella logica dell’innalzamento della tensione, per accrescere il potere militare e giustificare la produzione e la vendita di armi. Cose che, in periodi di tranquillità, farebbero perdere il consenso dei popoli che invece hanno bisogno di pace e di investimenti in opere civili.
Ancora una volta spetta ai popoli manifestare il bisogno di pace, vincendo la rassegnazione alla guerra e l’inerzia dello stare a guardare cosa accadrà; bisogna al contrario continuare a sperare nella pace, cioè, come ha scritto Papa Francesco nel messaggio di capodanno 2020, camminare nella via del dialogo, della riconciliazione, della nonviolenza. Non basta sperare che si eviti il circolo vizioso di vendette e ritorsioni tra iraniani e americani. Una carta importante per abbassare la tensione l’hanno l’Europa e gli alleati degli Stati Uniti, i quali debbono dissociarsi dalla politica violenta, chiusa al dialogo, prepotente degli Stati Uniti, innanzitutto condannando l’operazione assassina ordinata dal presidente Donald Trump, per rendere credibili e coerenti gli appelli di pace alle parti in conflitto.
I maestri della nonviolenza come Gandhi e Martin Luther King insegnano che la nonviolenza comincia con la non collaborazione al male. E uccidere è male. L’Italia, che ripudia la guerra, non può, non deve rimanere in un’alleanza, la NATO, guidata da chi compie atti di tipo terroristico, andando contro il diritto internazionale, e alimenta le guerre. L’Italia non deve acconsentire all’uso di basi e strutture militari americane sul territorio italiano per operazioni belliche, con aerei e droni come quella compiuta a Bagdad contro il generale Soleimani, forse guidata dai radar del MUOS di Niscemi.
La situazione permanentemente tragica dell’Iraq e del Medio Oriente sta a dimostrare che dalla violenza, dalla guerra, dal terrorismo di ogni genere, non viene la pace. Opponiamoci ai signori della guerra che fanno pagare ai popoli i loro folli progetti bellici.
Pierangelo Monti – Presidente del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione)