La mattina di venerdì 17 Gennaio le attiviste e gli attivisti di Extinction Rebellion hanno organizzato un sit-in in piazza della Repubblica indossando maschere da Koala e fiamme, in solidarietà con il paese devastato, i suoi abitanti e tutte le specie viventi e per protestare contro la protervia e l’inazione del governo australiano, che si rifiuta di ammettere che l’eccezionale violenza e durata degli incendi australiani sia una conseguenza del cambiamento climatico già in atto e non vuole prendere i provvedimenti necessari, quali l’interruzione dell’attività delle cave di carbone.
Extinction Rebellion è un movimento che ha fatto della nonviolenza la propria filosofia di vita, e le sue proteste sono ferme ma creative e improntate al dialogo.
La protesta, sotto forma di sit-in, è durata per tutta la mattina: gli attivisti hanno fermato i passanti per illustrare le ragioni dell’iniziativa e offerto loro biscotti, e lo stesso hanno fatto con le forze dell’ordine che presidiavano la piazza. Tutte le persone interpellate erano a conoscenza di quello che sta accadendo in Australia e in molti si sono presi il tempo di parlare con gli attivisti e li hanno incoraggiati a proseguire nella loro azione per sensibilizzare l’opinione pubblica e i governi.
La preoccupazione della popolazione per l’emergenza climatica ed ecologica è ormai tangibile ed altrettanto tangibile è l’incapacità dei governi di rispondere in modo efficace e tempestivo, come invece sarebbe necessario quando ci si trova in un’emergenza.
“La tragedia che da un mese sta colpendo l’Australia è solo l’ultimo sintomo di un pianeta allo stremo. La nostra economia basata sui combustibili fossili e sull’estrattivismo emette sempre più gas climalternanti in atmosfera, incrementa la deforestazione, depreda le risorse naturali e così facendo rende gli ecosistemi terrestri ogni giorno più vulnerabili, mentre i fenomeni meteorologici e naturali si manifestano in modo sempre più intenso e distruttivo.
Gli incendi australiani lo dimostrano: le foreste australiane normalmente sono soggette a incendi estivi, come ciclo naturale per rigenerarsi, ma con questa forza e vastità non l’avevano mai fatto. Quest’anno la primavera più asciutta di sempre ha reso diverse zone dell’Australia aride e incendiabili, il resto l’hanno fatto i fulmini e la mano degli uomini. Mezzo miliardo di animali deceduti, otto milioni di ettari in fumo, migliaia di persone evacuate e decine di morti: questi i numeri del disastro, destinati ad aumentare perché siamo solo all’inizio della stagione secca.
Riusciranno gli ecosistemi australiani a riprendersi da una tale devastazione?
Anche noi umani stiamo subendo le drammatiche conseguenze di questa corsa dissennata verso l’abisso: oggi in Australia, in Indonesia, in Africa, ieri in Amazzonia, in Siberia, in California, non esiste luogo che sia al sicuro dalla catastrofe climatica: case bruciate o alluvionate, morti, devastazioni, regioni intere del pianeta che diventeranno via via sempre più inabitabili, stiamo negando ai nostri figli la possibilità di un futuro di speranza.
Per questo oggi siamo scesi in piazza a ribellarci: contro gli affari che arricchiscono pochi causando la sofferenza di Tutti, e contro un sistema Tossico che vuole automantenersi ad ogni costo negando l’Emergenza Climatica ed Ecologica, ed affermando invece l’inesorabile necessità di andare avanti come se niente stesse accadendo.
Di quale sviluppo si può parlare se un paese è in fiamme? I guadagni economici possono giustificare la sofferenza che gli incendi causano alle persone e agli ecosistemi? Per quanto ancora vogliamo perpetrare un sistema economico che ci sta portando verso il collasso sociale?
Abbiamo, quindi, condiviso la nostra visione del mondo e la nostra immagine del futuro perché pensiamo che le idee per crescere e diffondersi rigogliose devono essere seminate, discusse e condivise con tutti”.
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