Hanno portato in corteo 100 metri di filo rosso per le vie del centro di Bologna, con 100 avvenimenti catastrofici legati al clima, accaduti tra il 30 settembre 2019 e l’8 gennaio 2020, per ricordare al Comune di Bologna che bisogna mantenere gli impegni presi nella dichiarazione d’emergenza climatica ed ecologica, perché rimane sempre meno tempo per scongiurare il collasso ecologico. E’ accaduto domenica 12 gennaio nel cuore della vita pubblica bolognese
Il 30 settembre 2019 il Consiglio Comunale di Bologna approvava a larga maggioranza tre ordini del giorno sull’emergenza climatica, ecologica e ambientale, il più radicale di questi presentato dagli attivisti di Extinction Rebellion Bologna e appoggiato dai consiglieri di Coalizione civica e dalla fuoriuscita del Movimento 5 stelle Dora Palumbo. Il testo dell’emergenza è il primo in Italia e nel mondo che accoglie interamente le richieste del gruppo ecologista nonviolento, nato in Gran Bretagna nel 2018. Il testo esplicita i tre obiettivi generali del gruppo: dire la verità, agire ora (arrivare allo zero netto delle emissioni di co2 entro il 2025), e convocazione di assemblee cittadine per il clima; riconosce il principio di giustizia climatica e rimanda ad una road map per dettagliare azioni e tempistiche per raggiungere l’ambizioso obiettivo.
Ed è proprio qui l’inghippo. Il Comune con l’approvazione dell’ordine del giorno si era impegnato a scrivere una road map entro cento giorni dalla dichiarazione. I cento giorni scadevano l’8 gennaio. Sebbene ci siano stati alcuni contatti tra gli attivisti e il Comune per confrontarsi sulle assemblee cittadine, contatti che gli stessi attivisti giudicano “insoddisfacenti”, della road map non c’è traccia.
Gli attivisti, rifacendosi al noto film “la sottile linea rossa” hanno rimarcato la necessità di non “passare la sottile linea rossa che separa la salvezza dal baratro”. Hanno richiesto azioni concrete, perché durante i cento giorni di inazione, la crisi climatica in Italia e nel mondo ha continuato a creare catastrofici eventi (le inondazioni a Giacarta, gli incendi in Australia, ma anche le piogge alluvionali e l’acqua alta a Venezia).
Durante un corteo molto partecipato Extinction Rebellion ha spiegato il senso del filo alla popolazione. Inoltre, in una nota gli attivisti hanno rivelato i timori per le incongruenze del Comune. “I progetti di ampliamento dell’aeroporto, la costruzione di nuove autostrade e l’abbattimento di boschi urbani dimostrano che l’ebbrezza consumistica ed estrattivista non è estranea all’amministrazione bolognese.”
Il corteo sotto gli occhi curiosi di molti cittadini bolognesi, in piazza per lo shopping domenicale, ha fatto sosta in Piazza Maggiore ed è terminato all’interno di Palazzo D’Accursio (sede del Consiglio Comunale), dove gli attivisti hanno appeso i cento metri di filo e hanno disegnato nel suolo con i loro corpi una clessidra, che è ormai il loro segno distintivo.
Forte della notorietà dovuta alle azioni scenografiche di disobbedienza civile e ai molti eventi di presentazione in città, il gruppo bolognese negli ultimi mesi è cresciuto molto. Ha riunito intorno a sé anche altre realtà associative da tempo attive per la salvaguardia del bosco urbano (i prati di Caprara), contro l’ampliamento dell’autostrada, contro l’allargamento dell’aeroporto, a favore di una città a misura di cittadino. L’obiettivo del gruppo bolognese è di radicarsi nel territorio per continuare a essere sentinella e a vegliare sull’attuazione delle promesse fatte dal Comune. “Con questa azione vogliamo ricordare alle istituzione che non ci accontentiamo di belle promesse, che continueremo a scendere in piazza e a disubbidire fino a quando non verranno prese delle misure radicali.”