Si può riabilitare la memoria di qualcuno facendo un film (Hammamet di G. Amelio) in cui prevalgono le sue caratteristiche positive? No. La storia è impietosa nonostante i negazionisti di tutti i tempi.
Ma certamente gli amanti della divisione dell’umanità fra buoni e cattivi hanno delle difficoltà ad accettare che un politico italiano come Bettino Craxi che ha rubato l’impossibile, come del resto quasi tutti nella Prima Repubblica, fosse anche una persona con delle qualità politiche e personali.
La stessa sorpresa e lo stesso scetticismo ci ha investito quando due dittatori di due potenze mondiali, quali Putin ed Erdogan, si sono lanciati nel ruolo di paladini della Pace nella difficile partita in Libia. A volte anche i “cattivi” fanno la cosa giusta? Certo, ci sono gli interessi, non si tratta di buon cuore ma quello che salta di più all’occhio è la velocità di risposta degli imperi, che prendono decisioni mentre le democrazie occidentali sembrano pusillanimi e litigano fra di loro. Queste democrazie liberali che sembrano essere obsolete, quando da un paese orientale dell’Unione come la Polonia si affaccia la possibilità di chiamarsi democrazia anche quando si infrange legalmente uno dei suoi principi fondamentali, l’autonomia della magistratura.
La velocità è il segno della rivoluzione tecnologica in atto. E tutto diventa più veloce, compreso il cambiamento climatico che ci presenta un saldo spaventoso del riscaldamento globale. Ma nel frattempo i dati corrono veloci nelle autostrade elettroniche, privacy o no. Tutte le aziende in Internet succhiano i dati come fossero la linfa vitale, ma quando si devono fare degli atti amministrativi di una certa importanza il formato digitale non vale più e si continuano a richiedere fogli su fogli e a riempire faldoni negli scaffali degli uffici.
Quando il passato non passa, il futuro non arriva, dice Mirta Merlino in una trasmissione televisiva. Ed ha ragione. Qui sembra che il passato, il presente e il futuro si stiano affastellando tutti insieme in modo disordinato in un’epoca che molti dicono sia l’Armagheddon prima di una Nuova Era più evoluta. E mentre aspettiamo l’evoluzione uno studente su 4 abbandona la scuola prima del diploma e alcuni istituti delle scuole medie superiori si presentano nei loro siti rafforzando le differenze di ceto e provenienza degli studenti. Ne abbiamo ancora da cantare di Bella Ciao!
La realtà non è binaria, non bastano due aspetti opposti a descriverla, zero e uno, pieno e vuoto, vero e falso, buono e cattivo. E oggigiorno sembra che questi due aspetti si divertano a sovrapporsi continuamente aumentando la confusione e la cacofonia di un ambiente sociale e umano polarizzato, che a certi politici e a certi comunicatori piace polarizzare ancora di più con le loro espressioni semplificate e spesso volgari. “L’ipocrisia è l’omaggio che il vizio rende alla virtù” scriveva La Rochefoucauld qualche tempo fa, in un’epoca nella quale forse era chiaro a tutti quale fosse il vizio e quale la virtù, e così non restava che l’ipocrisia a coloro che, nonostante quella consapevolezza, volevano praticare il primo e non perdere la faccia. Era forse meglio quando c’era più ipocrisia, almeno sui media e a livello di comunicazione sociale? Si stava meglio quando si stava peggio (come diceva mia nonna)? No di certo.
Ma forse è necessaria una revisione profonda di ciascuno e della società. Ogni azione che facciamo ci definisce come persone e costruisce il mondo intorno a noi, che ci piaccia o no. È arrivato il momento di fermarsi un attimo e chiedersi davvero sul significato di ciò che bene e ciò che è male. Cercare una nuova definizione che lasci spazio a tutte le sfumature possibili, osservare i pro e i contro delle conseguenze per decidere, finalmente, quale direzione prendere.