La mobilitazione indetta da 18 associazioni ambientaliste per chiedere al ministro Costa lo stop ai progetti idroelettrici che mettono a rischio i corsi d’acqua naturali
“Inaccettabile che le Regioni aggirino la procedura di infrazione sulla Direttiva acque: dobbiamo evitare un ulteriore danno ai nostri fiumi, già provati dagli effetti della crisi climatica”.
100 sit-in e flash mob in tutta Italia per salvaguardare gli ecosistemi di fiumi e torrenti contro i rischi legati ai troppi progetti idroelettrici incompatibili con la tutela dei corsi d’acqua e della loro biodiversità. Prelievi eccessivi e nuovi cantieri ad alta quota, in luoghi per lo più incontaminati, minacciano la vita di centinaia di corsi d’acqua naturali.
La mobilitazione, denominata “La protesta dei pesci di fiume”, si è svolta oggi, 25 gennaio, in tutta Italia dalle 14 alle 17: un appuntamento convocato da 18 associazioni ambientaliste per chiedere al Ministro dell’Ambiente Sergio Costa il rispetto della Direttiva Quadro Acque, anche quando si tratta di energia idroelettrica. L’obiettivo è bloccare progetti nei corsi d’acqua naturali che accedono agli incentivi previsti dal nuovo Decreto Rinnovabili FER 1 che provocherebbero un ulteriore danno ai nostri fiumi, già provati dagli effetti della crisi climatica, a fronte di un irrisorio contributo di energia rinnovabile.
A promuovere gli eventi sul territorio italiano sono: Free Rivers Italia, Legambiente, Alpi Kayak, Arci Pesca Fisa, CIPRA Italia, CIRF, Federazione Italiana Canoa Turistica, Federazione Nazionale Pro Natura, Federrafting, Forum Italiano Movimenti per l’Acqua, Italia Nostra, Lipu, Mountain Wilderness, Salviamo il Paesaggio, Spinning Club Italia, Unione Nazionale Pesca a Mosca UNPeM, Tavolo Nazionale Contratti di fiume, WWF Italia.
Nel mirino delle associazioni è finito il decreto Rinnovabili FER 1 che non ha eliminato gli incentivi agli impianti idroelettrici nei corsi d’acqua naturali, come previsto nella bozza originale, ma ha fissato dei criteri da rispettare previsti dalle Direttive europee, che ora si vuole aggirare nella loro applicazione. Nello specifico, il Decreto stabilisce che per poter accedere all’incentivo il sistema ARPA/SNPA (Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente) deve verificare e certificare che la concessione di derivazione sia conforme alle Linee Guida del Ministero Ambiente per le valutazioni ambientali ex ante delle derivazioni idriche (approvate con D.D. n. 29/STA del 13.02.2017, in particolare alle tabelle 11 e 13 dell’allegato 1 del decreto). Le Agenzie Regionali per la Protezione dell’Ambiente (ARPA) sono però orientate ad applicare, al posto di queste tabelle, quelle meno tutelanti delle Direttive Derivazioni Distrettuali, emanate dagli otto Distretti Idrografici italiani. Un’applicazione che costituirebbe un grosso passo indietro rispetto agli obiettivi di tutela delle acque e vanificherebbe il lavoro svolto finora allo scopo di evitare gli incentivi a centinaia di nuovi impianti che non rispettano la Direttiva Quadro Acque.
“Questa situazione potrebbe portare nuovamente ad approvare progetti devastanti sui corsi d’acqua naturali come già capitato negli anni passati – denunciano le associazioni –. Ci appelliamo al ministro”.
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