Oggi alle ore 18.00 presso l’aula Rostagno del Municipio di Palermo (Piazza Pretoria) – organizzata dalla Consulta per la Pace, la Nonviolenza, i diritti umani ed il disarmo – è stata indetta l’Assemblea aperta a tutte le realtà associative democratiche e pacifiste della città per promuovere la Pace contro la Guerra in Iran e nel Mediterraneo . L’appuntamento di Palazzo delle Aquile vuole richiamare l’attenzione della cittadinanza sui venti di guerra che soffiano nell’area del bacino e che mostrano come la Sicilia, suo malgrado, sia collocata al centro delle grandi manovre.
In merito all’attentato USA a Baghdad contro Qasem Soleimani la presa di posizione da parte della Consulta per la Pace è stata netta. Nella nota diramata per la convocazione assembleare in Municipio, si evidenzia infatti che l’attentato è stato “un grave atto che destabilizza tutto il medio Oriente”. La nota precisa altresì che il “capo di tutte le milizie filo-iraniane presenti in Iraq, Siria, Libano, Gaza, ed oltre” – Qasem Soleimani – “Ha seminato violenza e terrore in tutti questi paesi ed è morto in maniera altrettanto orribile”. Tuttavia non si può fare a meno – unitamente al International Peace Bureau – di giudicare l’assassinio del generale iraniano “come un atto di guerra da parte degli Stati Uniti che non deve essere tollerato”.
Ma ancor più diretta è l’accusa che la Consulta di Palermo rivolge al capo dell’ amministrazione americana, facendo risaltare il suo cinismo politico: “Trump, in difficoltà per la procedura di impeachment per l’approssimarsi delle elezioni, ha creato una occasione di conflitto esterno per ricompattare il proprio consenso dando un assist agli ayatollah in difficoltà per le manifestazioni interne all’Iran e al barcollante governo iracheno contestato dalla «bella rivoluzione» che da mesi riempie le piazze”. Infatti, in queste ore abbiamo assistito a manifestazioni oceaniche, nelle quali sono state convogliate nelle strade milioni di iraniani. Il leader supremo Ayatollah Khamenei, così come ha sottolineato Farian Sabahi su il Manifesto, “è così riuscito a fare quello che il suo predecessore, Ruhollah Khomeini aveva fatto nel settembre 1980, quando le forze armate del dittatore iracheno Saddam Hussein avevano invaso l’Iran approfittando della sua presunta debolezza all’indomani della Rivoluzione del 1979”. Cosicché, come ribadisce anche il quotidiano comunista, il messaggio è sempre quello: “in caso di aggressione, gli iraniani mettono da parte le differenze per fare fronte comune contro l’aggressore”.
I fatti di ieri mattina, con l’attacco iraniano alla base militare americana di al-Asad, dimostrano tutte le potenzialità di un conflitto che potrebbe deflagrare da un momento all’altro, in consid erazione del deterioramento del già labile scenario geopolitico nello scacchiere mediterraneo, dove trovano conferma le preoccupazione lanciate da Antonio Mazzeo – nell’intervista pubblicata qualche giorno addietro su queste pagine – allorquando indicava l’attuale fase geo-politica come una tragedia epocale : dalla guerra in Rojava contro i curdi all’insorgere di quella libica, fino alla crisi USA\IRAN di queste ultima ore. “Mai come oggi i pericoli di olocausto nucleare sono reali – osserva Mazzeo – e l’umanità rischia l’estinzione ben prima degli effetti devastanti delle trasformazioni climatiche in atto”.
Insomma, la guerra uber alles. E in questo scenario il nostro Paese è pienamente coinvolto. Secondo quanto riferisce la Consulta – nel dettaglio dell’evento social – alle 90 testate Nato presenti in Italia, pare che si aggiungano le atomiche, schierate finora in Turchia, le quali verrebbero ricollocate nelle basi italiane . In ogni caso dalla situazione in atto emerge, con estrema chiarezza, il ruolo geo-strategico assunto dalle innumerevoli installazioni militari USA e NATO ospitate nel suolo italiano (Sigonella e Niscemi in primis) . A questo quadro allarmante seguono insistentemente le voci di una guerra alle porte della Sicilia: da stamattina risuonano gli echi dei bombardamenti che giungono dal teatro frontaliero libico . Di tutto ciò la politica non solo italiana, ma anche europea, non sembra aver completa consapevolezza e “continua a guardarsi l’ombelico, dimostrando la propria pochezza ed inconcludenza”. Con questa triste considerazione la Consulta per la Pace, la Nonviolenza,i diritti umani ed il disarmo invita ad un aperto confronto con le forze sociali, augurandosi un’ampia partecipazione all’Assemblea delle 18.00.
Alla luce della realtà in costante mutamento, speriamo che anche da Palermo possa levarsi alto e forte il grido di allarme, affinché si inneschino meccanismi di prevenzione dell’escalation di una guerra dagli sviluppi imprevedibili: non sarebbe male, nell’occasione dell’incontro palermitano di stamani, raccogliere l’appello dell’International Peace Bureau (vedi articolo su Pressenza ) che sollecita senza alcuna indugio l’immediata ripresa di azioni urgenti del movimento per la pace in tutto il mondo.