Sabato 11 gennaio 2020 si è svolto a Torino, a partire dalle 1330, il corteo Notav a favore di Nicoletta Dosio e di tutte le persone del movimento sottoposti a misure restrittive della libertà personale a causa dell’attività di contrasto al progetto TAV nella Val Susa.
Nicoletta Dosio è al momento l’unica sottoposta al regime carcerario, dove per sua scelta dovrà affrontare la pena detentiva di un anno per fatti avvenuti durante una manifestazione del 2012: per sua scelta perché l’ex insegnante settantatreenne ha rifiutato tutte le misure alternative al carcere e la richiesta di grazia per denunciare con il suo stesso corpo l’eccesso di severità del sistema giudiziario nei confronti della protesta Notav
Il corteo, a cui si stima abbiano partecipato almeno 15000 persone, si è snodato dietro lo striscione “Partigiane della terra e del futuro – Notav” per tutta via Cernaia da piazza Statuto fino a piazza Castello dove si sono tenuti i discorsi finali.
Uno dei momenti più emotivamente partecipati è stato il ricordo dei martiri antifascisti in piazza XVII dicembre, con la lettura dei nomi dei dieci sindacalisti trucidati tra il 18 ed il 19 dicembre 1922.
Nel corteo erano presenti, oltre alle bandiere NOTav, quelle dei partiti politici e delle organizzazioni storicamente solidali con il movimento e rappresentanti dei movimenti contro le grandi opere nella varie parti d’Italia; inoltre l’aspetto ecologico della battaglia Notav è stato sottolineato più volte come l’ideale saldatura tra le lotte in valle e la lotta contro i cambiamenti climatici.
Imponente e fuori dal comune, sopratutto per la sua visibilità, il dispiegamento delle forze dell’ordine davanti alla caserma della Cernaia che è stata vista dai manifestanti come una dimostrazione della pressione dello Stato sul movimento.
Durante i discorsi finali è stato ricordato anche l’attivista nonviolento Turi Vaccaro, anch’egli in carcere per una protesta presso il MUOS di Sigonella
La lettera di Nicoletta Dosio:
Care Compagne e Compagni, le vostre voci che in questi giorni sono giunte fino a me, portate dall'allegro scoppiettio dei fuochi d'artificio, e che entrano ogni giorno nella mia cella con lettere e telegrammi, sono il segno che il Movimento NoTav non lascia solo nessuno, che il "si parte e si torna insieme" non è soltanto un efficace slogan, ma un grido reale di lotta generosa e fraterna. Quelle cascate di stelle multicolori nella notte di Capodanno, alte sulle mura del carcere, erano un ponte capace di legare a voi non solo me, ma Giorgio, Mattia, Luca e anche Turi, geograficamente lontano, ma vicino nella bellezza e nella verità delle ragioni che ci accomunano. E ho sentito più che mai vicine le nostre ragazze e i nostri ragazzi rinchiuse nel carcere domestico, i tanti che non possono tornare in Valle o percorrerla a causa dei fogli di via, i costretti alla firma quotidiana, i sottoposti a sorveglianza speciale, i multati con salate sanzioni pecuniarie... Anche le altre detenute stavano alla finestra, consapevoli che quel saluto luminoso era anche per loro, da parte di una collettività solidale di cui cominciano a chiedermi e imparano a conoscerne la storia e le ragioni. Sappiamo che non c'è più tempo. Bisogna agire qui e ora per evitare la catastrofe sociale e ambientale, "ridestando i morti e ricostituendo l'infranto" che la follia del capitale lascia dietro di sé "nella quotidiana dimostrazione e saccheggio che esso chiama "progresso". È il momento di essere lucidi e irriducibili, di mettere in pratica il coraggio e la tenerezza che abbiamo imparato nei giorni indimenticabili delle Libera Repubblica della Maddalena, un'esperienza che ci ha creato legami indissolubili da ogni parte del Paese, anzi, del mondo. La solidarietà che può salvarci è quella che sa farsi coscienza critica, ribellione attiva al sistema di cui la mia vicenda non è che la cartina di tornasole: il tribunale che impugna le bilance della legge è l'altra faccia della guerra all'uomo e alla natura. Quella guerreggiata con le armi contro i "popoli di troppo", con le ruspe contro i territori destinati ad essere corridoi di traffico per merci, capitali, grandi sporchi interessi; con la guerra tra poveri contro la solidarietà che fa vivere con manganelli, lacrimogeni e manette contro le popolazioni che, in nome del diritto alla vita e all'autodeterminazione, alzano le barricate della resistenza e del conflitto. In realtà l'unica colpa imputabile al Movimento No Tav è un grande merito: "veder chiaro nella notte" l'agire di conseguenza. Le nostre imputazioni sono i nostri meriti: per questo ho deciso di non piegarmi al tribunale che mi condanna, di non chiedere sconti di sorta. La mia carcerazione non è che l'atto finale, sancito dai tre livelli di giudizio che hanno derubricato a reato una giusta e doverosa protesta sociale, decretando anni di carcere non solo a me, ma a ragazze e ragazzi, i migliori dei nostri giovani. Ora, chiusa in questa cella, tocco con mano l'ingiustizia e l'inutilità del carcere, la cui unica vera funzione è quella del controllo sociale, sugli ultimi, su chi non ha voce. Non può venire riscatto dalla vendetta, dalla "pena" che proprio in quanto tale, non ha alcuna funzione educativa. Qui tutto è pena, deprivazione di diritti, irrazionalità, tanto più sviante, quanto più subdola: un mondo al contrario in cui si vaga nel vuoto. Il popolo incarcerato sogna l'amnistia: ne discutono continuamente, chiedono notizie, parlano del bisogno di casa, di lavoro, indispensabile comprovante della libertà. Vi è la giustizia sociale la vera alternativa al carcere, l'unica prevenzione veramente efficace... il resto sono buone, inutili intenzioni: poco più che parole al vento della prepotenza di sempre. La salvezza sta nel conflitto comune di noi oppressi contro l'oppressore di sempre. Con amore, Nicoletta
Fabrizio Maffioletti – Giorgio Mancuso