Maria de Biase, preside virtuosa di una scuola pubblica del Cilento, tempo fa ci raccontò la storia di un progetto sostenibile realizzato con impegno e con tanto coraggio in un luogo devastato dall’inquinamento e dalla criminalità. Un’opera di recupero innovativa, ecologica ed efficiente nella Terra dei Fuochi che oggi rischia di essere interrotta. Un sistema di bonifica dei terreni a basso costo realizzato tramite pioppeti, basato sulle ricerche e sulle esperienze condotte dalla Facoltà di Agraria e dal Professor Massimo Fagnano, docente di Agronomia ed Ecologia Agraria preso la facoltà universitaria di Napoli. Un sistema di bonifica rivoluzionario e totalmente sostenibile a basso impatto economico a cui tutto il mondo sta guardando con interesse e attenzione.
Stiamo parlando del Parco exResit sorto a basso costo sopra a un’area fortemente avvelenata a Giugliano, in Campania, nella Terra dei Fuochi. Su quell’area era previsto un progetto di bonifica, uno di quelli costosissimi, di quelli dove girano tanti soldi, tanti milioni di euro e di denaro pubblico, e tante mani in cui poter rimanere attaccati. Uno di quei progetti che sarebbe risultato un lavoro enorme, lungo e infinito di asportazione di terra e veleno per portarli chissà dove, con costi enormi e che avrebbe rischiato di finire come succede a tante opere di questa Italia, risultare un giro di soldi che vanno a ingrassare organizzazioni che in queste terre da sempre la fanno da padrone. “Bruttura che si sarebbe aggiunta alla bruttura, devastazione su devastazione, distruzione su distruzione che avrebbe arricchito solo la camorra. Sappiamo bene che è così che funziona, la camorra inquina, la camorra si occupa delle bonifiche.” Così era intervenuta Maria De Biase la Preside coraggiosa che nell’Istituto Comprensivo di Santa Marina di Policastro ha istituito l’insegnamento ai bambini e le pratiche quotidiane per il rispetto della natura e del nostro Pianeta.
Questo era ciò che in partenza era prospettato per quest’area, grandi investimenti pubblici in lunghe e inefficaci opere di bonifiche, gestito o comunque infiltrato da aziende che fanno affari con le stesse organizzazioni e realtà criminali che quel territorio in questi anni l’hanno devastato e avvelenato, condannando a morte ed ad ammalarsi, migliaia e migliaia di persone.
E’ successo invece che il commissario alle bonifiche Mario De Biase e un gruppo di studiosi virtuosi della Facoltà di agraria dell’Università di Napoli, coordinato dal prof. Massimo Fagnano hanno realizzato un progetto differente, improntato all’attenzione ed alla cura della terra. E così nei terreni sequestrati ai clan, dov’erano stati sotterrati veleni e rifiuti industriali, è stata attivata un’opera di recupero totalmente affidata alla tecnologia e alla natura.
Un modello virtuoso, efficace ed efficiente, una sperimentazione eco-sostenibile, un esempio di legalità che si potrebbe replicare nelle mille terre avvelenate del nostro paese, che rischia però di essere dimenticato e, fatto gravissimo, di essere distrutto e le persone che vi hanno lavorato lasciate sole ed esposte. Persone che hanno avuto il coraggio e la forza di intraprendere percorsi differenti, di non utilizzare denaro pubblico per opere costose ed inutili, di occuparsi della nostra terra con cura per recuperare natura e bellezza.
Un intervento alternativo, pulito, a basso costo: sono stati piantati 20.000 pioppi, le cui radici stanno assorbendo i metalli pesanti in profondità. Il terreno è stato cosparso di compost arricchito con batteri capaci di metabolizzare gli idrocarburi. Il tutto è costato “solo” 900.000 euro contro invece ai molti milioni di euro che prevedeva il progetto iniziale. In questi anni gli alberi sono diventati un bel bosco, sono ritornati gli animali selvatici e gli uccelli, arrivano gli alunni delle scuole, le macchine monitorano la diminuzione dei veleni, un vero miracolo.
Questi lavori di bonifica e il progetto del Parco Resit hanno dato moltissima noia alle organizzazioni criminali della zona, in primis perché di fatto hanno tolto un possibile grande giro di soldi e affari per queste organizzazioni, spesso colluse con la politica e i burocrati locali, in secondo luogo perché tale opera ha indicato una via, ha tracciato un solco fatto con l‘aratro più efficace, quello dell’esempio, rendendo evidente che le aree avvelenate della Terra dei Fuochi sparse per la Campania ma non solo, sono recuperabili, sono riqualificatili e per di più a costi contenuti.
E’ successo ora che nonostante l’andamento a buon fine e il termine di questi lavori di bonifica e riqualificazione, la gestione dell’area purtroppo non è stata affidata, il commissario da qualche settimana è andato in pensione e la Regione Campania non ha ancora individuato né il successore, né un organismo a cui affidare il bene bonificato. E così nel lassismo delle istituzioni intanto da qualche mese è già cominciata la devastazione degli uffici e delle apparecchiature del Parco Resit.
Il Parco realizzato sulla discarica exRESIT, dà enormemente fastidio, perché è un’importante occasione che dimostra come sia possibile mettere in sicurezza e riqualificare le zone degradate del nostro territorio, sottrarle alla camorra, alla devastazione, al degrado, e permettere che la popolazione possa riappropriarsene.
Ed è infatti di poche ore fa il grido di allarme lanciato proprio dalla Preside Maria De Biase:
“Come era stato previsto è cominciata l’opera di distruzione, lucida e sistematica. Al parco della Resit hanno “rimosso” e distrutto le opere artistiche che avevano installato i docenti e gli alunni del liceo artistico di Napoli a metà dicembre. Un mucchietto di monnezza che diventa metafora di questa storia. (Fra quelle opere anche il volto sorridente di Giancarlo Siani, un giornalista che denunciava i crimini della camorra e ucciso dalla stessa camorra negli anni 80’ durante un attentato) E non sono stati i Rom, – continua Maria de Biase in un post di oggi – Si scontrano due modelli, quello della legalità, dell’impegno civile, del riscatto, della bellezza e del recupero della terra rispetto ad un modello “altro” che, con protervia ed arroganza afferma la violenza della devastazione, della bruttezza, dei tanti milioni di euro dello Stato da saccheggiare. ” Gli alberelli del commissario”, così viene definito, con disprezzo, il bosco dei pioppi realizzato alla Resit e a San Giuseppiello. Li distruggeranno? Ne cancelleranno anche la Memoria. Tutto questo mentre la politica tace, le associazioni, i cittadini stanno a guardare. La conosciamo bene la strategia, prima si banalizza, poi si denigra, poi si distrugge. Sono le modalità mafiose che, in tanti, fanno finta di combattere. Per favore non ci lasciate soli.” Conclude la Preside coraggiosa.
Grande rabbia e massima solidarietà per chi sta cercando di difendere quanto è stato costruito, piantato e sostenuto nel parco della Resit. Non si può permettere la distruzione di un’opera collettiva di risanamento e di speranza. Qua sotto mostriamo immagini tristi che non possono e non devono cancellare le tracce di bellezza e rinascita che ha seminato la parte sana della società civile. C’è bisogno di presenza, di stringersi intorno di far sentire l’appoggio di tutta la popolazione che ha a cuore le sorti del proprio territorio avvelenato da decenni e devastato dalle mafie in combutta con la politica corrotta, c’è bisogno di stringersi attorno alla Preside Maria De Biase, all’ex commissario Mario De Biase che aveva dato l’autorizzazione a questa importantissima opera, al Professor Massimo Fagnano e alla sua equipe di studio dell’Università di Napoli, è il momento di farsi sentire vicini e stringersi uniti insieme a tutti coloro che non accettano la vittoria dell’indifferenza, da sempre favorevole agli interessi criminali.