Epistème, ἐπιστήμη, è il paradigma secondo il quale si organizza la struttura dell’acquisizione, della conservazione e della trasmissione di ogni informazione capace di opporsi a qualunque opinione insensata e senza fondamento.
La distruzione sistematica delle conoscenze e dei saperi non ancora inglobati dalla cultura occidentale, viene definita dagli studiosi con un nuovo termine: Epistemicidio.
La creazione di una commissione speciale per l’Amazzonia sotto il comando del vicepresidente, il generale Mourão, ha il compito di…, no, basta, non ne voglio parlare, adesso poco importa un elenco dei sotterfugi nascosti sotto quelle che il regime considera buone intenzioni. La vera finalità di una simile azione governativa, ancora una volta, sta tutta nelle parole del presidente Bolsonaro che, incapace di contenere la sua verborrea, non solo svela l’obiettivo istituzionale, ma anche il suo vero pensiero personale, il suo modo di essere, il mondo in cui è nato e cresciuto, condiviso da quel comune sentire del quale si fa portavoce. Un comune sentire ormai esplicito, divulgato e assimilato nella normalità del convivio quotidiano. Il generale Mourão disse in precedenza che il sottosviluppo nazionale è causato sia dalla stessa popolazione, sia dalla sua maledetta eredità culturale composta dall’indolenza degli indios e dalla superstizione animista africana. Il ministro dell’economia Paulo Guedes, alla platea di investitori degli squali della finanza riuniti a Davos, rincara la dose: il disastro ambientale amazzonico si deve all’azione dei poveri e alla loro povertà: per poter mangiare distruggono l’ambiente. Ancora una volta si inverte il discorso e il malato diventa il diretto responsabile della sua malattia.
Si è appena concluso l’incontro dei popoli indigeni organizzato dal vecchio e prestigioso leader, Raoni. Nel documento ufficiale viene enfatizzata la distruzione ambientale in nome di un “progresso” imposto con la forza alle popolazioni autoctone: “Non accettiamo le miniere, l’occupazione delle nostre terre da trasformare in monocoltura, non accettiamo la costruzione di bacini idroelettrici che distruggono definitivamente la nostra identità, ripudiamo la persecuzione e la criminalizzazione dei nostri leaders”. Davanti a una presa di posizione così perentoria, il governo federale propone una commissione speciale comandata da un generale. Dice Bolsonaro: “gli indios si stanno evolvendo sempre di più, stanno cambiando, è necessario che vengano integrati alla società, stanno diventando esseri umani come noi”.
Vogliono diventare come noi…
Stanno diventando esseri umani… Esseri umani… come noi…
La guerra contro le minoranze, annunciata durante la campagna elettorale, è cominciata. L’obiettivo è quello di distruggere ogni identità che non risponda ai requisiti imposti dal mercato. Lo dicono chiaramente, lo annunciano al mondo, agli investitori delle potenze di Davos. Qualche anno fa Bolsonaro disse: “Competente davvero fu la cavalleria americana che riuscì a decimare gli indigeni e oggi questo problema negli Stati Uniti non esiste più”. Il generale, nonché vice presidente, parla di indolenza e animismo, eredità maledetta responsabile del nostro sottosviluppo culturale e materiale. A Davos invece si accusano i poveri di distruggere l’ambiente. Epistemicidio è la distruzione sistematica di una cultura che vuole continuare orgogliosa di se stessa e delle sue tradizioni. Ma Bolsonaro oggi parla di indios, da integrare a forza nella logica neoliberista dell’economia di mercato, parla di indios, esseri umani, come noi. Quasi.