Sono “comparsi” dei nuovi cartelli stradali a Torino.
Oggi inizia la mobilitazione contro il CPR di Via S. Maria Mazzarello.
Gli attivisti di numerose associazioni attive nel territorio Piemontese si mobilitano per protestare contro le condizioni, francamente inaccettabili, di persone che vengono a tutti gli effetti detenute, in attesa di rimpatrio.
La permanenza nei centri può per legge essere di 6 mesi. Gente arrestata per strada e condotta nei CPR d’estate, si trova in luoghi fatiscenti, nei quali nessuno riesce ad entrare per verificarne lo stato, e quindi non sappiamo se siano sufficientemente riscaldati, in maglietta, la stessa con la quale sono stati arrestati.
Come sempre, quando lo Stato, vergognosamente, si “gira dall’alta parte”, interviene il volontariato, il Terzo Settore a metterci “una pezza”.
E’ iniziata la raccolta alimentare e di vestiti, che verrà consegnata domani pomeriggio al CPR di Torino, per tentare di dare un po’ di sollievo ai “detenuti” in attesa di rimpatrio.
Sì, cibo, perché come ci ha raccontato Alda Re, in questa intervista, il cibo che viene servito è scarso e di infima qualità.
Auspichiamo che Amnesty International metta immediatamente sotto osservazione la condizione alla quale vengono sottoposti i “detenuti” dei CPR, soprattutto alla luce dei recenti 3 decessi, l’ultimo, a Gradisca d’Isonzo, dove è morto Vakhtang Enukidze, cittadino della Georgia.
Le gabbie nelle quali vengono rinchiusi i “detenuti” del CPR di Torino (immagine da Google Satellite):
Detenuti all’interno di queste gabbie: