La COP25 di Madrid, iniziata il 2 dicembre, rappresenta un vero ultimatum per l’umanità e tutti gli ecosistemi: il tempo è quasi scaduto per evitare gli scenari peggiori della catastrofe che il nostro Pianeta dovrà comunque affrontare.
Di fronte a una carneficina così inimmaginabile, su cui gli scienziati hanno messo in guardia per oltre quattro decenni, l’unica opzione praticabile è che una mobilitazione massiccia, pacifica e democratica richieda un cambiamento immediato, non solo un’azione individuale. A 24 anni dalla prima COP, la causa del vertice è diventata più cruciale che mai.
Tuttavia, l’impegno globale da parte dei governi è criminalmente assente. Gli obiettivi stabiliti dalle precedenti COP, incluso il celebre accordo della COP 21 di Parigi, sono stati ignorati, perseverando negli errori di sempre. Solo 16 paesi su 195 che hanno firmato l’accordo di Parigi lo stanno effettivamente rispettando. Nel frattempo, l’Amazzonia, la Siberia, l’Artico e le foreste dei koala bruciano.
Sono necessarie scelte drastiche e vincolanti, mentre le notizie allarmanti si susseguono giornalmente. Il rapporto della ONG Germanwatch, diffuso a Madrid mercoledì proprio in occasione della COP25, pone l’accento sul fatto che le condizioni meteorologiche estreme, legate ai cambiamenti climatici, stanno colpendo non solo i Paesi più poveri come Myanmar e Haiti, ma anche alcuni dei Paesi più ricchi del mondo. Nel 2018 il Paese più colpito dagli eventi estremi è stato infatti il Giappone, che l’anno scorso ha dovuto fare i conti con piogge eccezionali, ondate di calore e tifoni. L’Italia risulta al sesto posto nel mondo per numero di vittime causate dagli eventi meteorologici estremi, e diciottesima per numero di perdite economiche pro capite. Gli esperti di Germanwatch ricordano che, vista la mancanza di dati, gli effetti di questo tipo di eventi nel continente africano possono risultare sottostimati.[1]
PARTECIPA ALLE AZIONI DI EXTINCTION REBELLION DURANTE LA COP25
Extinction Rebellion ha trovato la sua sede durante questa COP25 presso l’UGT, Calle Hortaleza, 88 a Madrid, alla sede della “Cumbre Social por el Clima”, dove sono ospitati i rappresentanti di una moltitudine di altri movimenti, rappresentanti di popoli indigeni, collettivi e organizzazioni tra cui Fridays for Future ed Ecologistas en Accion. La Spagna sta attualmente ospitando ribelli di XR provenienti da ben 19 paesi e sei continenti e durante queste due importanti settimane i ribelli faranno azioni dirette nonviolente, riempiranno le strade, affolleranno le piazze di Madrid, invitando gli spettatori a unirsi alla ribellione per la vita, mentre altre capitali agiscono in modo solidale.
I ribelli di XR sono stati presenti e hanno dato il proprio contributo anche alla grande manifestazione che ha visto riunirsi attivisti e cittadini preoccupati di tutto il mondo, venerdì 6 dicembre alle 18 ad Atocha, Madrid, in contemporanea con la stessa grande manifestazione a Santiago del Cile.
SOLIDARIETÀ INTERNAZIONALE
Tutti i collettivi internazionali, in coordinazione e solidarietà con le organizzazioni cilene, hanno organizzato una Conferenza parallela, appunto la “Cumbre Social por el Clima”, che inizia sabato 7 dicembre, con più di 300 proposte per apprendere, dibattere e costruire una opposizione dal basso di fronte all’emergenza climatica.
La Conferenza avrebbe dovuto tenersi infatti a Santiago de Cile, ma è stata spostata in Spagna dopo l’esplosione delle grandi mobilitazioni antigovernative in tutto il paese sudamericano. Angela Santiajo, di Fridays for Future Chile, ha dichiarato: “la COP25 avrebbe dovuto essere una Conferenza latinoamericana, ma visto che non è andata così, portiamo qui la voce dell’America latina.” “L’esplosione sociale in Cile e la sua brutale repressione ci mostrano che la crisi della civiltà che stiamo vivendo è anche una crisi democratica”, sottolineano gli organizzatori della Cumbre Social. L’attivista cilena Estefanìa González, portavoce di “Sociedad Civil por la Acción Climática” (SCAC, Cile), ha affermato nella conferenza stampa di apertura della Cumbre Social por el Clima, che “non è possibile raggiungere l’equità sociale senza l’equità climatica”. E l’equità climatica, assicura, è inesistente nel suo Paese, dove il carbone continua a generare il 40% dell’energia senza il minimo rispetto per la salute e i diritti delle persone che vivono nelle zone circostanti.”
La portavoce cilena ha anche fatto notare come l’esplosione sociale in Cile sia stata brutalmente repressa. Più di 200 cileni ad oggi hanno perso gli occhi”, ha affermato, mentre si tappava un occhio durante il suo intervento. “Chiediamo che non si renda invisibile ciò che sta accadendo. Il mondo si sta svegliando e come società civile non ci fermeremo finché non vedremo fare azioni concrete e far valere diritti necessari per la nostra stessa sopravvivenza”.
Alla conferenza stampa di apertura della Cumbre Social era presente anche Juan Antonio Correa, mapuche laflenche, che è il coordinatore della Minga Indigena del Chile; egli ha reclamato la presenza e il rispetto per i popoli indigeni: “finora non si è tenuto conto delle nostre istanze nelle negoziazioni climatiche. Oggi diciamo che non ci può più essere sfruttamento del territorio senza fare i conti con noi”. I territori indigeni, infatti, sono fra i più toccati dagli effetti della crisi climatica, e “tutti i giorni scompaiono persone per la violenza climatica”. L’obiettivo, ha concluso, è “valorizzare la lotta dei popoli, di fronte al tentativo di renderci invisibili, alla tortura, alle sparizioni”.
#UltimatumCOP25 #ExtictionRebellion
[1] http://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/clima/2019/12/04/clima-italia-sesta-nel-mondo-per-vittime-dal-1999_3624a83d-2439-42e0-9503-57a860fb69b6.html