Il 6 novembre la Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni del Parlamento Europeo ha ricevuto il Ministro greco per la protezione dei cittadini per discutere dell’accordo di Dublino e delle condizioni dei rifugiati in Grecia. In tale contesto sono state poste al ministro domande sulle condizioni dei minori non accompagnati e dei minori separati in Grecia. Il Ministro ha ammesso che oltre 4.000 minori non accompagnati vivono in condizioni inadeguate in Grecia (la cifra attuale è di 4.962), ma ha spiegato che quando ha contattato le sue controparti negli altri 27 Stati membri per chiedere sostegno, solo una ha risposto, mostrando una totale mancanza di solidarietà.
Allora, come si presenta la situazione a Samos, per 330 di quei minori non accompagnati di cui parlava il ministro e cosa si dovrebbe fare per migliorarla? Il Vathy Reception and Identification Centre (RIC) attualmente ospita oltre 6.000 rifugiati in uno spazio costruito per sole 650 persone. La maggior parte di loro non può più essere ospitata nei container utilizzati all’interno del campo recintato da filo spinato, ma viene lasciata a cercare una sistemazione al di fuori, in quella che è diventata la cosiddetta “giungla”.
Spesso la gente deve arrangiarsi da sola per trovare una tenda, un sacco a pelo, uno spazio, fino a quando non incontra le ONG attiva nell’isola, che lavorano instancabili per colmare le lacune lasciate dall’intervento statale. Questa situazione è già abbastanza brutta per un adulto – arrivi in un’isola senza conoscere la lingua, finisci in un campo circondato da filo spinato, dove ti viene detto che dovrai fare la fila per il cibo (a volte per 5 ore per ogni pasto), dove vedi topi che corrono tra le tende, servizi igienici (i pochi che ci sono) distrutti e sporchi, spazzatura ovunque, comprese bottiglie d’acqua piene di urina e ascolti storie sulla presenza di un solo medico per 6.000 persone, di incendi e violenza.
Immaginate cosa dev’essere arrivare qui per un minorenne, da solo o separato dalla famiglia e dalle reti di supporto. Attualmente a Samos ci sono 330 minori non accompagnati o separati e la situazione per loro dovrebbe essere ben diversa. Dovrebbero essere protetti dalle peggiori condizioni del campo, ma questo succede di rado. Quando il numero di minori non accompagnati era inferiore, veniva loro garantito uno spazio in un container, in una sezione riservata del RIC. Dovevano essere protetti dalla violenza, dalle code e dalle dure condizioni climatiche, con 35 gradi in estate e piogge torrenziali in inverno. Ora non è più così. Un ragazzo di 16 anni ha vissuto per 10 mesi nella “giungla” in una tenda senza materassino. Ha dormito ogni notte su un cartone, soffrendo di mal di schiena, prima che una ONG lo aiutasse a trovare un materassino. Altri ragazzi raccontano storie della notte in cui gli adulti hanno cercato di entrare nei loro container! Ancora di più, storie di atti di violenza commessi contro di loro, di scabbia, di cimici nei letti, di varicella e altre malattie della pelle, con un solo medico per curarli.
C’è pochissimo spazio riservato alle ragazze non accompagnate nel RIC (perché in generale ce ne sono meno), ma quando il numero è aumentato, uno spazio che poteva ospitare circa 5 persone ha dovuto accoglierne 20 e quando non c’era più spazio all’interno le ragazze hanno dovuto dormire all’esterno. Non c’è modo di mettere al sicuro i pochi beni che hanno; i minori non accompagnati spesso vengono derubati, così li portano sempre con sé.
In Grecia è lo Stato a svolgere il ruolo di tutore dei minori non accompagnati. Samos ha attualmente 1 tutore per 330 bambini; in passato ce n’erano 2, oltre a un avvocato che si occupava dei loro casi. Anche allora i ragazzi di età superiore ai 15 anni arrivati dopo il settembre 2019 non potevano avere una rappresentanza legale perché il sistema era sovradimensionato. Senza un tutore a cui rivolgersi, quando le ragazze subiscono atti di violenza sessuale ricevono solo un sostegno limitato. Ora che non c’è più un avvocato ed è rimasto un solo tutore la situazione non potrà che peggiorare.
Ma a Samos non sono solo i minori non accompagnati a soffrire. Attualmente sull’isola ci sono più di 1.200 bambini in età scolare (che in Grecia va dai cinque ai quindici anni); sebbene nell’ultimo anno accademico sia stato raggiunto un accordo per la frequenza scolastica, quest’anno tale accordo non è stato rispettato. Mentre due ONG offrono una scuola informale sull’isola – Praxis accoglie bambini dai 6 agli 11 anni e and Still I Rise dagli 11 ai 17 – tra tutte e due possono sostenere solo 230 bambini. Ciò significa che ci sono quasi 1.000 bambini che non possono andare a scuola, bloccati ad annoiarsi nel RIC e con pochissimo accesso all’istruzione. Altre organizzazioni come Samos Volunteers, Refugees for Refugees e Flying Seagulls fanno un lavoro fantastico, creando attività divertenti ed educative per sostenere i bambini con l’apprendimento delle lingue e per combattere la noia. Questa però non è un’alternativa all’istruzione formale, non colmerà le lacune di una generazione che è stata delusa da un sistema politico che avrebbe dovuto proteggerla e non fornirà le qualifiche necessarie per la prossima fase della vita.
Che cosa deve cambiare, quindi, affinché l’Europa si impegni per questi bambini e dia loro maggiori possibilità di avere un futuro? In primo luogo, i minori non possono più essere alloggiati in tende e container sovraffollati, bloccati su un’isola in attesa di spostarsi. Occorre un sistema adeguato di trasferimenti dalle isole non solo verso la Grecia continentale, ma anche verso altri Stati europei. L’accordo di Dublino non può più essere usato come pretesto per ignorare i diritti dei bambini a un ambiente sicuro. In secondo luogo, è necessario istituire un adeguato sistema di tutela e sostegno per garantire che, una volta che un minore non accompagnato viene trasferito dalle isole, non si perda in una grande città, spesso costretto a vendere droga ed esposto al rischio di diventare vittima di predatori, come i 91 la cui ubicazione è attualmente sconosciuta alle autorità greche. In terzo luogo, è necessario istituire un adeguato sistema di istruzione per dare non solo ai bambini, ma anche agli adulti che chiedono e ricevono asilo la possibilità di andare avanti con la loro vita, di passare alla fase successiva e, forse, un giorno, di lasciarsi alle spalle le terribili condizioni in cui sono stati costretti a vivere su una piccola isola del Mar Egeo.
Traduzione dall’inglese di Anna Polo