Mentre comincia l’inverno nel Mediterraneo centrale, 60 sopravvissuti aspettano di poter sbarcare dopo cinque giorni dal soccorso in acque internazionali effettuato dalla Ocean Viking, una nave di soccorso noleggiata da SOS MEDITERRANEE in partnership con Medici Senza Frontiere (MSF). SOS MEDITERRANEE
invita le autorità marittime e una coalizione di Stati Europei a mobilitarsi in fretta per assegnare un Luogo Sicuro alla Ocean Viking.
A seguito di un soccorso impegnativo di notte fatto dal team di Ricerca e Soccorso di SOS MEDITERRANEE il 28 Novembre, 60 persone sono state messe in salvo da una barca di legno instabile e sovraffollata in pericolo a 60 miglia nautiche dalla costa libica. 19 minori non accompagnati sono parte di questi sopravvissuti, inclusi un bambino di 3 mesi e il suo fratellino di 3 anni.
Dei 60 sopravvissuti a bordo della Ocean Viking molti sono stati curati dal team medico di MSF per ferite significative e recenti, avvenute in Libia. Un paziente rimane sotto osservazione e avrà bisogno di un trasferimento immediato all’ospedale durante lo sbarco. Con il cambiamento delle condizioni meteo, le persone soccorse non reagiscono ai farmaci per il controllo del mal di mare e la maggior parte ha ora bisogno di iniezioni per tenere sotto controllo il vomito.
Il 29 novembre la Ocean Viking ha inviato la richiesta di Luogo Sicuro per i 60 sopravvissuti al Libyan Joint Rescue Coordination Centre (LYJRCC – centro libico di coordinamento dei soccorsi). Data l’assenza di una risposta, la Ocean Viking ha mandato una nuova richiesta per un Luogo Sicuro alle autorità marittime più vicine – gli MRCC Italiano e Maltese – ed è ora in una posizione di standby tra Malta e Italia. Tutti e due gli MRCC hanno risposto negativamente al momento.
“Uomini, donne e bambini sono nuovamente bloccati sul ponte della nostra nave dopo essere stati soccorsi in mare. Mentre il team medico si sta prendendo cura di loro, il tempo peggiorerà nei prossimi giorni. Questo prolungherà inutilmente la sofferenza dei sopravvissuti che hanno già patito molto,” dice Nicholas Romaniuk, Coordinatore di Ricerca e Soccorso per SOS MEDITERRANEE a bordo della Ocean Viking. “E’ urgente trovare una soluzione per i sopravvissuti a bordo e stabilire un meccanismo di sbarco prevedibile, discusso varie volte dai leader europei negli ultimi mesi, ma non è mai stato ancora implementato.”
33 persone riportate in Libia da una nave commerciale
Nel frattempo il 1° dicembre la Ocean Viking viene a sapere che le 33 persone soccorse il giorno prima da una nave mercantile al largo della Libia sarebbero state riportate a Tripoli dalla guardia costiera libica. Questo è successo dopo che la nave mercantile ha chiesto aiuto alla Ocean Viking. A causa della mancata autorizzazione a fare il trasferimento, la Ocean Viking non è stata in grado di portare le persone in un luogo sicuro.
“Il team della Ocean Viking ha fatto del suo meglio per dare assistenza ai sopravvissuti e al capitano della nave in un contesto molto difficile. L’attuale situazione in mare impedisce alle persone soccorse e alle navi che intervengono per salvarle di sbarcarle velocemente in un porto sicuro. I capitani delle navi sono lasciati nel limbo mentre i sopravvissuti, stando alle testimonianze raccolte a bordo, sono terrorizzati all’idea di essere riportati in Libia. I capitani che effettuano soccorsi devono ricevere indicazioni per lo sbarco dei naufraghi in un porto sicuro appena possibile. La Libia non può essere considerata un porto sicuro. Tutti dicono queste frasi ogni giorno, compresi i leader europei e i loro governi. La situazione in Libia è ben nota. Allo stesso tempo, però, i paesi europei rifiutano di prendersi la responsabilità del coordinamento, inclusa l’indicazione di un porto sicuro e ci invitano a parlare con la guardia costiera libica, che non può fornirci porti sicuri.
“Le politiche dell’Unione Europea sono grossolanamente incoerenti. Da un lato riconoscono che la situazione della Libia è un problema, il che non qualifica i porti libici come sicuri. Dall’altro lato le persone soccorse vengono rimandate in Libia”, dice il direttore delle operazioni di SOS MEDITERRANEE, Frédéric Penard. “La Ocean Viking è stata per ancora una volta testimone di una continua mancanza di coordinazione nell’area; navi commerciali lasciate a soccorrere persone in mare con poco o nessun supporto per quello che succede dopo e le navi delle ONG ostacolate nel loro lavoro di salvare vite. Le persone continuano a scappare dalla Libia. Le uniche due opzioni che hanno sono di essere riportate in Libia contro la loro volontà o morire in mare. Usare la morte come strumento per impedire alle persone di trovare sicurezza sembra un’opzione accettata da alcune persone che prendono decisioni a livello europeo. 743 persone delle quali si ha conoscenza sono state vittime di queste politiche quest’anno,” aggiunge Nicholas Romaniuk.