Stamane sono state presentate a Bruxelles le buone pratiche dei corridoi umanitari: vie legali e sicure che permettono ai profughi un ingresso sul territorio italiano con visto umanitario. Un’eccellenza italiana che affronta in modo innovativo una delle maggiori criticità a livello planetario: la gestione dei flussi migratori. In seguito ad una fase di ricerca sono state individuate le procedure standard di realizzazione dei Corridoi Umanitari con l’obiettivo di costituire un punto di riferimento operativo per l’implementazione del modello, e soprattutto al fine di renderlo replicabile in qualsiasi Stato europeo e a favore di rifugiati di diversa provenienza.
«Stiamo assistendo ad un fenomeno epocale, non più un’emergenza. L’ONU parla di 68 milioni di profughi nel mondo. Persone costrette a scappare dalla loro terra per fuggire da guerre e persecuzioni. A questo problema non si può pensare solo di chiudere frontiere, ma occorre gestire in modo regolato l’immigrazione e l’integrazione, aprendo vie legali e sicure per arrivare in Europa e sottrarre questa povera gente dalle mani dei trafficanti di uomini» spiega Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII.
Nel manuale si sottolinea il sistema della sponsorhip. L’idea è che non siano solo gli Stati ad occuparsi di quali e quanti profughi fare arrivare sul territorio europeo. La società civile, in questa formula di accoglienza, può giocare un ruolo primario. Cittadini, associazioni, enti no-profit, parrocchie hanno la possibilità di intervenire nel fenomeno migratorio da protagonisti. Possono farsi garanti dell’accoglienza e integrazione dei migranti mettendo a disposizione risorse e soluzioni. Altra caratteristica emersa che sottolinea la centralità della società civile è il finanziamento dell’operazione a carico delle organizzazioni proponenti, senza alcun onere finanziario per lo Stato. Un’accoglienza diffusa, fatta di persone che sono vicine ai profughi, che formano un nucleo umano affettivamente coinvolto nell’accogliere. Una coesione sociale che ha funzionato ed ha prodotto piccole, ma significative storie di integrazione.
Il manuale “Corridoi Umanitari: le procedure di implementazione per la loro estensione su scala europea” è tradotto in sei lingue europee ed è stato elaborato dalla Comunità Papa Giovanni XXIII nell’ambito del progetto Humanitarian Corridors – Upscale a promising practice for clearly linked pre-departure and post-arrival support of resettled people. Si tratta di un’iniziativa co-finanziata dalla Commissione Europea e realizzata dalla Comunità di don Benzi in collaborazione con Comunità di Sant’Egidio ACAP – Onlus, Communauté de Sant’Egidio France, Salesiani per il Sociale APS, Federazione Nazionale CNOS-FAP, VIS -Volontariato Internazionale per lo Sviluppo.