Mi è capitato qualche giorno fa di ascoltare la sua storia in questo TED talk, con un misto di tenerezza e ammirazione, circospezione (ma davvero lo ha fatto?) e curiosità. E forse anche con un po’ di rammarico, perché la storia di William Kamkwamba (classe 1987) è una di quelle di cui non senti parlare tutti i giorni sui giornali o alla televisione (anche se il video del suo TED su Youtube ha numeri degni di un influencer, oltre 4,3 milioni di visualizzazioni). Il suo messaggio è semplice, così trasparente da essere spiazzante se non quasi incredibile, e forse non interessante per una società mainstream che si arrende allo spreco, all’obsolescenza programmata degli oggetti, alla sfiducia nell’inventiva e nelle potenziali di chi è più giovane, più povero, più silenzioso. Ma forse più motivato a fare qualcosa per un mondo più sostenibile, che garantisca qualità di vita per sé, senza toglierla ad altri. Ecco allora perché la sua storia noi ve la raccontiamo, perché è fonte di speranza e comincia da un autentico desiderio di imparare.
William cresce in una famiglia di contadini e, a causa della grave carestia che ha colpito il Paese nel 2001, improvvisamente mancano anche quei pochi – ma fondamentali – soldi per pagare la retta annuale alla scuola: costretto a interrompere il percorso di studi a pochi mesi dal suo inizio William, teenager che per cinque anni non riesce a frequentare più la scuola, resta a Masitala, provincia di Wimbe, Malawi, ma non si arrende a un destino ingiusto. Comincia a prendere in prestito un libro alla volta da una piccola comunità nella scuola elementare del villaggio, a partire da un testo americano dal titolo Using energy. Sì, perché William coltiva un sogno, che presto diventa un progetto molto concreto: vuole costruire un mulino a vento, con l’intenzione di produrre l’energia sufficiente per alimentare i pochi apparecchi elettrici di casa sua. La sua avventura nel campo dell’ingegneria amatoriale, se così la possiamo chiamare, comincia così, ma così non finisce.
A 22 anni William partecipa a un secondo TED: è cresciuto, non è più il timido ragazzino di periferia, crede ancor più in quello che sta costruendo, si è iscritto e diplomato nel 2014 al Dartmouth College negli Stati Uniti, lavora per WiderNet per lo sviluppo di percorsi tecnologici che portino le persone a ridurre il divario tra il sapere e il poter fare e ha creato un proprio sito per raccontare i progetti e i progressi a cui hanno portato la sua volontà di ferro, la sua intelligenza non comune e il suo gran cuore. Come ad esempio quello di far arrivare l’energia elettrica non solo a casa sua e dei propri genitori, una famiglia di contadini dell’entroterra a nord della capitale Lilongwe, ma a tutto il suo villaggio.
Uno degli aspetti interessanti di questo percorso progettuale che ha portato alla realizzazione di vere e proprie pale a vento funzionanti, è l’utilizzo dei materiali reperiti per costruirle. Con cosa le ha realizzate? Con materiali di riciclo, recuperando i pezzi necessari dalla discarica. Prima ha costruito un prototipo utilizzando un radiomotore e un mulino di 5 metri riutilizzando una bicicletta rotta, le lame del ventilatore di un trattore, un vecchio ammortizzatore e i rami dell’eucalipto: poi ha collegato il suo mulino a vento a una batteria di una macchina per accumulare l’energia prodotta e così è riuscito ad accendere 4 lampadine dentro casa e caricare i telefoni cellulari della sua famiglia e dei vicini. E’ bastato poco poi: aggiungere degli interrutori, alzare il mulino per catturare il vento più in alto sopra gli alberi, pompare automaticamente l’acqua per l’irrigazione.
I progetti poi sono nati a cascata, dalla fornitura di acqua pulita alla prevenzione della malaria, dalla produzione di energia solare per le abitazioni della comunità a un pozzo con una pompa elettrica per le acque bianche. Fino a che non sono giunti all’orecchio del direttore di MTTA, ONG del Malawi che ha dato ampia diffusione anche alla stampa di ciò che stava accadendo. Dal Malawi Daily Times ai blogger, la notizia ha cominciato a sparpagliarsi per il mondo, fino a raggiungere i vertici di TED Global, prestigioso think tank di pensatori e innovatori tra i quali William è stato invitato a presenziare per raccontare la sua storia e i risultati raggiunti. Tra interviste e incontri, la sua esperienza gli è finalmente valsa i giusti riconoscimenti e un sostegno diffuso tra mentori, donatori e aziende che hanno scelto di supportare economicamente la sua formazione e la realizzazione di ulterori progetti e la sua storia è stata anche raccontata in un libro, The boy who harnessed the wind e nell’omonimo film Il ragazzo che catturò il vento, uscito in Italia all’inizio di quest’anno ma ancora poco noto… è una di quelle storie che merita risonanza, facciamole da cassa anche noi, coraggio!
Articolo di Anna Molinari